XXII

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Capitolo Ventiduesimo

Inizialmente, fu il gelo.

Il mondo sembrò sul punto di cadermi addosso.

Letteralmente.

Non che non mi fossero mai capitate situazioni imbarazzanti, sì, insomma, tipo quando hai il ciclo e ti infradici i pantaloni in pubblico, per dirne una, ma questo andava molto oltre il semplice imbarazzo.

In quel momento avrei soltanto voluto avere un biglietto di sola andata per Timbuctù.

Mi stavo solo mettendo dei vestiti puliti, accidenti, come potevo immaginare che mi sarei ritrovata nuda di fronte a…a… quell’idiota?!

Poi, la negazione.

Non poteva essere vero. Non mi poteva star accadendo una cosa del genere. Era semplicemente assurdo!

Ma perché non mi ero semplicemente infilata la biancheria? Perché avevo spento tutte quelle accidenti di candele una per una? Sarebbe stato decisamente meno imbarazzante. Forse.

Invece di urlare come una pazza, rimasi impalata, incapace di muovere un singolo muscolo per svariati secondi.

-Wow.-ripeté Harry, facendo schioccare la lingua. Lo trovai osceno.

Aveva le guance leggermente arrossate, e gli occhi spalancati, sembrava genuinamente stupito. Qualcosa scattò nella mia testa.

Mi abbassai la maglietta rapidamente, cercando di coprirmi il più possibile e ringraziando mentalmente la mia scarsa statura: Louis non era alto affatto come Harry, ma restava comunque molto più alto di me.

Con una veloce occhiata in basso notai con sollievo che la maglietta mi copriva completamente.

Sia lodato il cielo.

Mi sentii avvampare ancora di più quando mi accorsi quale delle tante, nella fretta, avevo infilato: era blu, con una scritta bianca sul davanti: “I’m too sexy for my girl.”

Ottima mossa Christa, non ne sbagli una.

Man mano che mi riprendevo dallo shock, due altre forti emozioni cominciarono a farsi strada dentro di me. Prima di tutto, il pudore. Harry mi stava ancora fissando con molta insistenza. E mi aveva vista nuda.

Non “nuda” nel senso di “in biancheria”. “Nuda” nel senso di “nuda”. Nuda come un verme. Come mai nessuno mi aveva vista, nemmeno Louis che era il mio ragazzo. Nessuno. Ed Harry, Harry che era odioso, opprimente, fastidioso, petulante, narcisista ed egocentrico, .

Assieme al pudore, stranamente forte, e stranamente preponderante, c’era la rabbia.

Potevo sentirla crescere dentro di me, ogni istante che passava, cieca ed inarrestabile; mi si diffondeva in tutto il corpo rapidamente, mi scorreva nelle vene mista a sangue, e mi rendeva difficile perfino pensare chiaramente.

Adesso gli spacco il culo, pensai.

Adesso lo faccio nero.

Prima che Harry parlasse, prima ancora che potesse anche solo pensare di dire qualcosa, abbaiai:       -COSA?! COSA CAZZO CI FAI TU QUI? COSA CAZZO HAI CHE NON VA?

Invece di allontanarmi da lui, come qualsiasi persona normale avrebbe fatto, mi diressi a grandi passi verso di lui, che stava ancora sull’uscio, per urlargli il mio disprezzo direttamente in pieno viso.

-TU HAI QUALCOSA DI MALATO HARRY! SEI SERIAMENTE MALATO!-continuai ad inveire.

Vedevo rosso, come le rose sulle lenzuola e sul pavimento. Come le fiamme spente delle candele sparse per la stanza.

A boy like that SOSPESADove le storie prendono vita. Scoprilo ora