XXIV

611 23 2
                                    

Capitolo Ventiquattresimo

Dormire si rivelò letteralmente impossibile.

Mi rigirai nel letto per un tempo incalcolabile, piangendo per la frustrazione e lo schiacciante senso di colpa che mi avvinghiava. Che cosa mi aveva fatto? Sembravo vittima di un sortilegio.

Avevo la sensazione che le mie labbra stessero ardendo: le sue mi avevano marchiata a fuoco, segnata per sempre. Colpevole, traditrice, peccatrice. Non riuscivo a smettere di pensare a lui, a quel bacio perfetto, ma terribilmente sbagliato. Me lo sentivo addosso, dentro, in ogni parte di me. E la cosa mi stava facendo impazzire.

Alle quattro del mattino mi ero finalmente tirata su, perché non riuscivo a sopportare l'idea di rimanere lì a farmi tormentare da quei pensieri spaventosi, ed ero uscita nei corridoi, col pretesto di andare a cercare Becky, nonostante sapessi benissimo dove si trovava.

Il fatto che dovessi mentire a me stessa era sinceramente la cosa più patetica che avessi mai sentito. Con chi mi giustificavo? Con la mia coscienza?

Sei ridicola, Christa.

Infatti, invece di dirigermi verso i dormitori dei ragazzi, imboccai una serie di strade a caso, lasciandomi guidare dalla fioca luce del corridoio e dalle mie gambe stanche. Nonostante tutto, sapevo dove stavo andando.

Quando finalmente raggiunsi l'infermeria, mi sedetti sul secondo scalino, lo stesso di ogni volta.

Sinceramente non so cosa sperassi. So solo che aspettai. Tanto.

Ma, questa volta, Harry non venne a salvarmi.

...

Fui risvegliata da un paio di mani morbide che mi scuotevano piano le spalle.

Spaventata mi sollevai immediatamente, stropicciandomi gli occhi, con il cuore che cominciava ad accelerare il battito. Chi poteva essere?

Harry? Era venuto? Era tornato? Aveva deciso di non ascoltarmi?

Oppure Louis? Sapeva già? Gli aveva già raccontato tutto? Aveva deciso di non perdonarmi?

Pian piano misi a fuoco la figura gioviale di Mrs Fincher, l'infermiera, e mi lasciai sfuggire un enorme sospiro di sollievo.

-Cara, cosa ci fai qui? È tutto a posto?-il suo viso grassottello era corrucciato e pieno di preoccupazione, cosa che un po' mi fece sorridere, e un po' mi mise a disagio.

Mi rialzai, stiracchiandomi piano e trattenendo uno sbadiglio. Dovevo essermi addormentata per sfinimento, alla fine, ma quanto potevo aver riposato? Un'ora? due? Dieci minuti? Ero piuttosto indolenzita: non era stata proprio una grandissima idea.

-Uhm.-farfugliai, ignorando deliberatamente la prima domanda.-Sì.

Vestita come una barbona, completamente scalza, addormentata su una rampa di scale, non potevo aver fatto di certo la migliore delle impressioni. C'era molto da fraintendere, effettivamente.

-Hai bisogno di qualcosa?- la preoccupazione stentava a lasciare il suo volto, così feci del mio meglio per abbozzare un sorriso stanco, e assolutamente bugiardo.

Avrei avuto bisogno di un sacco di cose, in realtà. Una macchina del tempo, per cominciare. O quanto meno una vanga per scavare una profondissima fossa dove seppellire me e la mia dignità.

Mrs Fincher ricambiò ampiamente il sorriso e, ancora una volta, mi sentii a disagio. -Cercavi qualcuno?

-No, no.-dissi subito, tutto d'un fiato, mettendomi i capelli dietro l'orecchio e facendo nuovamente un piccolo sorriso di cortesia.-Adesso è meglio che vada. Buongiorno, signora.

A boy like that SOSPESADove le storie prendono vita. Scoprilo ora