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Lo aveva cercato in lungo e in largo, per ore.
Aveva girato ogni via di Belleville,conosciuta o meno,sperduta è deserta oppure affollata.
Aveva setacciato i parchi,i ritrovi per qualsiasi tipo di gente;dopo ore e ore di girovagare,decise di aspettare Josh Dun difronte la scuola superiore di Belleville.
Forse,si disse,non era stata una grande idea cercarlo di notte, ma al momento,in preda alla rabbia,al dolore,al dispiacere, Gerard Way non riusciva a pensare lucidamente. Era stanco, per le ore del viaggio, fatto alla rinfusa, non era neanche sicuro di aver raccolto tutte le sue cose dalla stanza d'albergo in cui era stato per quei pochi giorni a Ney York, ma questo non gli importava, al momento.
Aveva pianto tanto, aveva versato ogni singola lacrima che aveva in corpo, fino a che non riuscì più, per il gonfiore e il rossore delle pupille. Le occhiaie,violacee e profonde, rendevano ancor di più l'idea di stanchezza e facevano a cazzotti con il pallore della sua pelle.
Aveva lo stomaco sottosopra; non mangiava niente da ore, ma sentì che non sarebbe riuscito a buttar giù un boccone ancora per molto tempo. Il suo stomaco,pensò,aveva fatto almeno venti giri su se stesso,creando un nodo saldo, forte,impossibile da sciogliere con qualsiasi cosa che non fossero buone notizie sulla salute(ancora più cagionevole,ora) di Frank.

Si sedette davanti quello che una volta era il suo liceo; fece scivolare lentamente il suo corpo contro la corteccia ruvida è dura di un albero,posto davanti al cancello della scuola,vecchio e scrostato.

Sì portò le ginocchia al petto e le cinse con le braccia; era stanco, molto, voleva solo poter chiudere gli occhi e svegliarsi dall'incubo che stava vivendo.
Li socchiuse,giusto giusto due minuti,ma poi si addormentò e venne svegliato alle sette meno venti dal netturbino, che cercava di ripulire il marciapiede.

-Ehi,ragazzo- gli disse l'uomo,scuotendolo sgarbatamente per la spalla.
-Che ci fai qui, a quest'ora. Non lo sai che la scuola inizia alle otto?-
-Mmh? Ma che.. oh,cazzo,mi sono addormentato!-
-Si vede. Va' a casa:fidati,non mi sembri nelle condizioni per startene svegli e seguire le lezioni,oggi.-
-No no, io non vengo qui.. sto aspettando una persona..-
-Mh, buona fortuna,allora: ne avrai ancora di tempo da aspettare-

In fondo,aveva ragione l'uomo: se si fosse addormentato ancora, chissà che figura misera avrebbe fatto davanti ai suoi vecchi prof e a quei ragazzi. Non che gli importasse molto,sia chiaro,ma dava comunque fastidio,sentirsi parlare alle spalle.

Così decise di alzarsi, attraversò la strada e si infilò in un piccolo bar,che a quell'ora era gia aperto,per servire le colazioni.

Si strinse nel cappotto leggero che lo ricopriva, poi lo tolse poco dopo, lasciando che a scaldarlo fosse il calore presente nel piccolo locale.
Era grato che fosse aperto almeno quel posto, a quell'ora; si sarebbe potuto rilassare un attimo, magari davanti ad una tazza di caffè caldo,nero,come piaceva a lui.

Così ordinò la bevanda calda alla cameriera, che iniziò a trafficare con la macchina da caffè dietro il bancone.

Stava cercando di fare spazio nella sua mente e di rilassarsi,
quando la signora di prima gli portò la sua ordinazione e lo lasciò solo.

Prese tra le mani la tazza bollente;scottava troppo, a dire il vero, ma non gli importava. Sperava che quella sensazione gli facesse davvero provare qualcosa,oltre alla rabbia e alla stanchezza.

Soffiò piano sulla superficie torbida, poi ne beve un sorso.
Sentiva il liquido bollente scendere all'interno del suo corpo, prima la faringe e poi la bocca dello stomaco, fino alla zona dell'ombelico.
Socchiuse gli occhi, beandosi del momento di calma che lo stava circondando, per un attimo. Ripetè la stessa azione ancora e ancora,fino a quando il liquido scuro finì, lasciando i residui di caffè nel fondo della tazza, che si rivelò essere di un rosso scuro.

RiptideDove le storie prendono vita. Scoprilo ora