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Se c'era una cosa che Gerard Way non riusciva a capire era come una doccia calda è una buona dormita possano eliminare la stanchezza e rinfrancare l'anima.
Eppure, quel giorno andò a casa, si spogliò dei suoi vestiti sporchi e ghiacciati, poi andò il bagno e aprì l'acqua della doccia. La lasciò andare fino a quando non raggiunse la temperatura ideale, poi entrò nella doccia.
Lasciò che l'acqua scorresse piano si tutto il suo corpo, bagnandolo, dando la possibilità alle gocce d'acqua di infrangersi sulla sua pelle e accarezzare le curve del suo corpo.
Prese una goccia di sapone, profumato come le pesche a giugno; creò una dolce schiuma tra i palmi delle mani, per poi passarla sulla sua pelle. Ripeteva questo movimento per tutto il corpo, con una lentezza disarmante, come se quello bastasse per sciogliere i nodi tesi creati dai suoi nervi.
Sfregò per molto tempo, cercò di pulire se stesso il più possibile, per levare via tutte le sue brutte sensazioni; il risultato di quello che si aspettava: una volta sciacquata via la schiuma giallastra, su di lui rimaneva solo un buon profumo, che accompagnava ancora tutti i suoi problemi.

Uscì dalla doccia,affranto; si asciugò sommariamente, si infilò una tuta e scese in salotto.

Non aveva voglia di dormire, proprio non ci riusciva;era sempre tormentato dall'immagine fissa e immobile di Frank nel letto d'ospedale, mentre lui era lì, fuori dal vetro temperato, che non poteva fare niente, dopo piangere.

Ma non aveva neanche più la forza di piangere, alla fine. Accese la tivù, non gli importava davvero avere qualcosa, voleva solo avere una voce che lo distraesse -se possibile- dai suoi brutti pensieri.

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Passarono due settimane, quattordici giorni esatti in cui Frank Iero non si era ancora mosso dal letto, o aveva avuto segni di miglioramento. Era sempre lì,intubato, che dormiva.

Gerard Way, ogni giorno, andava in ospedale, si sedeva per ore interminabili accanto a lui, accarezzandogli dolcemente la mano e lasciandogli dolci baci all'angolo della bocca.
Aveva smesso di disegnare, di frequentare i corsi all'accademia; qualsiasi cosa significasse vivere, all'infuori di Frank, l'aveva lasciata in parte. Non sarebbe stato per sempre,si ripeteva, solo fino a quando Frank non si fosse svegliato.
Amava l'arte, era la sua vita, ma il dolore che provava era troppo forte e persistente per essere messo su un foglio o su una tela bianca.
Non ne aveva le forze.

Al quindicesimo giorno, però, Gerard si era stancato di non poter far niente per aiutare Frank.
Così si mise alla ricerca su internet di alcuni metodi più o meno efficaci per poter comunicare con lui.
Scrisse proprio così: "metodi efficaci per poter parlare con le persone in coma".

Aveva trovato di tutto: pedicure, interagire con i cuccioli, annusare cibo piccante..
Bah, cosa non gira per l'internet.

Ehi, aspetta: la musica!
Si, era davvero un'idea fantastica!
Gerard decise di pensarci; salì in camera e si mise a rovistare nel suo armadio, nella cassettiera, nel comodino, libreria e scaffali vari: raccattò tutti i cd e vinili che possedeva, li dispose sul letto e cominciò a selezionarli secondo i gusti di Frank. Eliminò tutte le hit parade risalenti ai tempi d'oro dei duran duran, le arie classiche regalategli dalla nonna,i vs di natale acquistati alle bancarelle quando era bambino.
Considerando anche il fatto che Frank fosse in un ospedale, escluse qualsiasi cd heavy metal, per evitare di essere cacciato via a calci nel sedere.

Ne rimasero pochi, quindi.
Gerard cominciò a disperarsi: voleva assolutamente portare un buon cd al suo Frankie, ma qualsiasi cosa prendesse in considerazione si rivelava davvero inadatta alla situazione.

Decise di rilassarsi un secondo, per evitare di impazzire; prese il pacchetto di sigarette già aperto che teneva nel cassetto del comodino, quello per le le evenienze insomma. Si affacciò al balcone della sua camera, me prese una e la posò tra le labbra, poi la accese con L'accendino che teneva nel pacchetto.

Inspirò il fumo che ne uscì, lo trattenne nei polmoni per alcuni secondi e poi lo fece uscire. Ripetè l'azione un paio di volte, lasciando cadere di tanto in tanto la cenere fuori dalla finestra.

Si perse a fissare a vuoto il paesaggio, poi la camera di Frank, che era proprio di fronte la sua. Vedere quella camera gli faceva morire il cuore, anche perché non aveva avuto ancora l'occasione di poterci entrare e, che ne sapete voi, magari farci qualcosa.

Pensò al suo piccolo Frankie, a quello che avevano passato insieme, anche se poco, era stato molto intenso.

Voleva davvero fare qualcosa per lui. Voleva potergli parlare, ci aveva provato con la voce, ma le lacrime avevano spento tutto il suo entusiasmo.

Finì la sua sigaretta, la spende sul davanzale e là butto come consuetudine nel cestino sotto la scrivania; chiuse la finestra e, stanco, scese in salotto e si buttò sul divano. Chiuse gli occhi, fece un paio di respiri profondi e cominciò a pensare. Doveva trovare un modo.

"Non combatterai da solo
Perché volevo che tu sapessi
Che il mondo è brutto,
Ma tu sei bellissimo per me.
Mi stai pensando,ora?"

Le ripeteva, incessantemente.
Decise di non dirle solo a se stesso, ma alla persona alla quale erano pensate, il suo Frankie.

Corse in ospedale, corse da lui, come consuetudine: gli prese la mano, la accarezzò dolcemente e poi, prese a recitare quelle parole

"Queste sono le notti e le luci nelle quali ci dissolviamo,
Queste sono le parole, ma le parole non escono fuori
Bruciano, perché sono difficili da dire
Per ogni sole fallito, c'è un mattino dopo
Ma sono comunque vuoto, quando te ne vai
Volevo solo che sapessi

Che il mondo è brutto
Ma tu sei bellissimo per me
Stai pensando a me ora
Come io sto pensando a te?
Direi che mi dispiace
Ma devo veramente andare
Volevo solo che sapessi"

Era difficile dirle.

Le ripeteva, ad occhi chiusi, con le lacrime che scendevano piano sulle sue guance.

"Frank,riesci a sentirmi?"

-Gee..-
-FRANK?!-
-Mmmm,che fai...-
-FRANK! SEI SVEGLIO! LINDA, MAMMA, QUALCUNO VENGA QUI!-
-Gee..-

-Che succe-FRANK!-
-Mamm..-
-Frank! Ti sei svegliato! Oddio, finalmente!-
-Mmm, che succede...-
-Non importa piccolo mio.. Dimmi, come ti senti?-
-La testa..gira..-
-È normale, Frank, ti ricordi qualcosa?-
-Mmm, la verifica..-
-Che verifica? Frank, che stai dicendo?-
-Biologia.. e poi il bagno e..buio e sangue..-
-Frank, tesoro, mi sai dire dove siamo?-
-In oss-spedale?-
-Esatto. Sei stato quindici giorni in coma, Frank, ero ridotto davvero male.-
-Io non ss-ento..-
-Che cosa, Frankie?-
-..gambe.. non ci S-sono più..-
-Ma che dici Frank, sei tutto intero bambino mio-
-Nno, nnon ci S-sono.."

Oh no.

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