La Solita Routine.

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"Clara, Clara, svegliati!" Urlò mia madre dal piano di sotto per farsi sentire.

Non sono la classica tipa che si mette la sveglia e riesce a svegliarsi, non lo sono mai stata, m'ha quasi sempre svegliata mia madre. Probabilmente, non riuscirei a fare niente senza di lei. Può suonare strano, soprattutto per la mia età. Lentamente, mi alzai dal letto e mi diressi verso il mio zaino che successivamente, posai sul letto. Aprii il mio armadio e presi i libri che mi sarebbero stati utili quel giorno. Mi è capitato spesso di stancarmi di preparare lo zaino la sera, ritrovandomi a farlo il giorno dopo.

Una volta finito di preparare quel dannato zaino (dannato perché SEMPRE troppo pesante), iniziai a vestirmi con la divisa della scuola. Era semplice, ma comunque mi infastidiva il fatto di dover indossare obbligatoriamente qualcosa. Sono sempre stata così, odio l'obbligo. Come se ciò non bastasse, la divisa, è stata messa proprio quest'anno dalla preside, fortunatissima me! Io, che sono in prima, mi ci sono già abituata, ma figuriamoci chi si trova al quinto anno, che per quattro anni ha indossato quello che voleva e all'ultimo deve avere 'sta divisa. Scesi al piano di sotto e iniziai a fare la mia solita colazione. Con la coda dell'occhio, vidi che era ancora presto -si fa per dire- e quindi con molta calma, andai in bagno. Non starò qui a dirvi come mi sono preparata, anche perché credo che a nessuno importi.

Presi lo zaino, me lo misi alle spalle e tolsi da sotto carica, il telefono. "Telefono", che parolona. Faceva davvero schifo, quasi mi vergognavo di avere un coso del genere, vicino alle mie amiche che avevano il classico iPhone 7. Ma infondo, dovevo solo aspettare qualche mese. Devo solo aspettare di venire promossa, e quando succederà, perché succederà, i miei mi compreranno un telefono decente. Probabilmente, apparirò stupida a credere loro, ma i miei genitori sono i classici tipi che se non ti compreranno qualcosa, te lo dicono dritto in faccia, lasciandoti morire dentro mentre vedi tutti i tuoi sogni di gloria frantumarsi. Quindi, penso che me lo avrebbero detto se non me lo avessero voluto comprare.

Guardo l'orologio dallo schermo del mio telefono. 8:05. Ok, ok, non farti prendere dal panico, magari Lucia ha fatto un po' tardi. 8:06. CALMA, CLARA CALMA. 8:07. No, ok, è troppo. La chiamo.

Dopo essermi fatta insultare in malo modo dalla mia amica che era praticamente nella mia via, sono scesa di casa e, insieme, ci siamo avviate a chiamare un'altra nostra amica, Adriana. Dopo, ci avviammo al liceo in cui studiavo. Non eravamo tutte della stessa classe, ci conoscevamo solamente perché Lucia era mia vicina di casa e visto che le nostre mamme ci credevano troppo asociali, c'hanno fatto conoscere. Adriana, è una sua amica. Non è che a me stia antipatica, ma cavolo, è mattina, mi sono appena svegliata, dove t'è venuta tutta 'sta voglia di parlare?

Una volta arrivata lì, la loro classe si radunò lasciandomi tutta sola e abbandonata. Mi faceva anche schifo essere l'unica che nessuna conosceva. Vedete, io sono quella ragazza ormai in via d'estinzione che non conosce nessuno. E nessuno conosce lei. Ne vidi un paio della mia classe, allora, ringraziando tutti i Santi, mi avviai verso di loro e incominciammo a parlare.

Dissero che c'era un nuovo arrivato e sclerai mentalmente per essere l'ultima a scoprire le cose. Codesto individuo, era della 1° L. Anche Riccardo, il mio migliore amico, si trovava in quella classe e, conoscendolo, aveva già fatto sentire a casa il nuovo arrivato. L'aveva fatto anche con me. Aveva la caratteristica di far sentire a proprio agio chiunque, nonostante sia un ritardato a livelli estremi. La campanella suonò e fece entrare gli studenti nelle proprie classi. La nostra classe, era uguale a tutte le altre: piccola effettivamente troppo per 23 alunni, rovinata e con il classico difetto dei termosifoni rotti a gennaio.

Pausa merenda. Sopravvissuta per due ore senza parlare, nuovo record. Non sono una chiacchierona, ceh, sì, lo sono, ma non proprio di mattina. Presi la mia merenda dallo zaino e parlai un po' con le altre. Erano davvero divertenti, e amavo quando ridevano, soprattutto se la causa ero io. Non m'importava e non m'importa di apparire scema o stupida, mi interessa divertirmi e far ridere gli altri con qualcosa che sia mio. OK, discorso troppo profondo, andiamo avanti.

Alla fine delle cinque ore, non vidi l'ora di vedere Riccardo. Non si chiamava sul serio Riccardo, ma io cambio i nomi a tutti. Già... Lo aspettai fuori la scuola, visto che lui usciva dopo di me essendo in 1°L e io in 1°C. Lucia e Adriana non venivano al ritorno con me, restavano a scuola per un progetto. Io sono troppo pigra per rispettare gli orari dei progetti, non so loro come facciano.

Comunque, finalmente vidi Riccardo e gli feci capire dov'ero. Istintivamente, sorrisi. Gli feci un semplice cenno della testa per salutarlo, era in compagnia di qualcuno e non volevo sembrare down.

"Ciaone." Mi salutò Riccardo.

"Ciao...?" Chiesi guardando il ragazzo affianco al mio amico.

"Benjamin." Disse lui facendomi un sorriso, ricambiando il mio che già avevo.

"Benjamin? Adesso ti chiamerai Giorgio."

Il ragazzo mi guardò strano e a Riccardo sfuggì una risatina.

"Che te ridi Ricki?" Dissi io, facendo finta di non capire.

"Ben, ti spiego, lei cambia i nomi. A caso. Adesso io mi chiamo Riccardo, pensa." Disse l'eroe dei poveri a Giorgio. Ben, continuò a essere confuso.

"Un giorno capirai, giovane plebeo." Meno male che non dovevo apparire down.

"Ehm...ok." Disse leggermente divertito lui.

Mi accompagnarono a casa e poi se ne andarono. Dopo che pranzai e levai la tavola. Passai la scopa elettrica mentre mia madre faceva il resto. So che era poco, ma ero troppo pigra per continuare.

Mi arrivò un messaggio che subito visualizzai.

"Zaooo" era Riccardo.

"Zaone" risposi.

"Solita routine?" Era strano che facesse una domanda del genere lui.

"Più o meno." Quella era una delle mie solite giornate. Tuttavia, pensavo che qualsiasi giornata, fosse diversa dalle altre. Ho sempre pensato che noi, con ogni nostro singolo gesto, cambiamo un momento, rendendolo unico.

"Come stai?" No, ok. Qui c'è qualquadra che non cosa.

"Dany, ti conosco troppo bene, quando vuoi prolungare il discorso vuol dire che non mi vuoi fare arrabbiare. Quindi, dimmi, cosa vuoi?"

" *Nota Vocale* "
Ma porco D*o per una volta che voglio essere gentile, porco D*o.

Nel frattempo, spiaccicai a terra per le risate che mi feci. Non era la prima volta che sentivo Dany bestemmiare e a me, faceva ridere. Lui non era credente. Io lo ero, ma non mi faceva niente sentirlo bestemmiare, può sembrare strano. Dovrei sentirmi in qualche modo offesa, ma... non lo ero.

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