Darkness 2

235 18 2
                                    


Ero morto dentro.
Ero lì dopo tanto tempo e direi che quella sensazione era proprio azzeccata per quel posto orribile e pieno d'odio, dove l'unico mio conforto era sentire le urla delle anime dannate soffrire per i loro peccati, però in quel momento non li consideravo più orribili spiriti che meritavano la sofferenza eterna...in quel momento mi sentivo collegato ai loro dolori, alle loro colpe, alle loro sofferenze. Entrambi in fondo eravamo anime che erano state private di tutto, spinte alla follia, desiderose di riavere a qualunque costo ciò che avevamo perduto per sempre, ma invano. Entrambi avevamo desiderato di andarcene dal mondo, finirla li, finire di soffrire, finire di essere perseguitati dalle colpe e dell'angoscia, finire con le notti insonni, finire con i singhiozzi che riecheggiavano silenziosi tra le pareti dando un senso di solitudine e sofferenza avvolte nell'oscurità. Alcuni riuscivano a porre fine a tutto questo trovando la pace tanto sognata, altri trovavano una pena peggiore di quella che avevano dovuto soffrire in precedenza.
E poi c'ero io, che avevo fatto appello all'ultimo grammo di speranza rivolgendomi all'ultima persona al mondo che volevo rivedere.
Mi trascinai senza forza sugli scalini di marmo nero lucido e potei scorgere per un attimo il mio riflesso, annerito dal colore nero opaco come una vecchia fotografia ormai troppo sgualcita e consumata per essere conservata. Non mi meravigliai quando vidi le occhiaie sotto gli occhi gonfi e stanchi, la carnagione malaticcia e eccessivamente pallida o la faccia morente, in realtà mi aspettavo di peggio dopo tutto quello che avevo dovuto sopportare per quei lunghi cinque mesi che mi avevano tolto l'ultima traccia vitale che avevo ritrovato, ormai persa per sempre.
Aprí con forza il grande portone di pietra nera fredda come la morte, producendo un suono tale da farlo sussultare sul suo stesso trono.

-PADREEEEE!-

Fiumi di lacrime amare cominciarono a uscire senza sosta mentre mio padre liquidó con un gesto della mano sinistra un demone assumendo una faccia sofferente, sapeva che sarei venuto lí, lo sapeva sin dall'inizio, aspettava solo il mio arrivo.

-Nico, ma che bella sorpresa...

-Smettila di dire cazzate una buona volta! Sapevi sin dall'inizio che sarei venuto qui, non fare la faccia da finto sorpreso, sei ridicolo.

Serró i pugni, un gesto che faceva sempre quando cercava di mantenere la calma.
La sua espressione era impassibile, non lasciava trapelare neanche l'ombra di un emozione, ma i suoi occhi dicevano il contrario.
Adoravo quando lo mettevo alle strette.

-È vero, lo sapevo sin dall'inizio, ma speravo che accettassi la realtà e che ti comvoncessi del fatto che ormai Will è...

-NON PROVARE A PRONUNCIARE IL SUO NOME!LUI NON È...

-Morto? Vuoi forse dirmi che non è morto Nico?
Quando vorrai accettare la realtà? Quando capirai che ormai è tutto inutile?

-TU SEI SOLO UN VIGLIACCO CHE HA PAURA DI INFRANGERE LE REGOLE. TI METTI LÍ COMODO SUL TUO TRONO A FARE I TUOI CAZZI FREGANDOTENE DI TUTTO E DI TUTTI, FREGANDOTENE DEL DOLORE DEI TUOI STESSI FIGLI!

-Sai benissimo che io vi amo, ma lo vuoi capire che non è così facile? Che non si può giocare con la morte?!?

- Eppure con la mamma hai corso il rischio.

In quello stesso istante l'aria divenne gelida, pesante, soffocante come se qualcuno avesse chiuso tutte le finestre del palazzo trattenendo tutto il gelo in quella stanza.
La tensione era palpabile. Il nostro era un gioco di sguardi pieni di odio e sofferenza, entrambi con le vene sul collo tese e pulsanti, i pugni serrati e le labbra socchiuse in attesa che uno di noi proferisse parola. Ma non successe.
Si limitò a finire quella guerra estenuante alzandosi dal trono dirigendosi verso la porta posta alla sua sinistra.

-Come immaginavo.

Si voltó di scatto e in una frazione di secondo ricominciò come prima quella guerra all'ultimo sangue tra i nostri sguardi, e nessuno di noi aveva intenzione di cedere.

-Almeno io ho cercato di proteggerla.
Tu cos'hai fatto invece? Hai lasciato che combattesse per te, che ti salvasse la vita, che morisse lentamente tra le tue braccia...
Si qualcosa l'hai fatta.
Hai lasciato che morisse.

Continua...








Nota autrice

E questo è il secondo capitolo di "Darkness"
Accetto volentieri critiche costruttive

I disagi del campo mezzosangue Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora