Darkness

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-Nico, dietro di te!

Mi girai di scatto sguainando la spada e dovetti trattenere un urlo quando vidi quell'essere mostruoso.
Si reggeva su quattro esili zampe simili a quelle di un ragno solo che all'estremità avevano dei grossi aculei neri grandi quanto la mia spada, la sua faccia era punteggiata da migliaia di occhietti concentrati tutti su un unico obbiettivo, me naturalmente. Tutti uniti formavano un perfetto riflesso a mosaico della mia faccia stremata dalla fatica, ma la parte peggiore erano le sue zanne.
Grandi come quelle di un elefante con un solo scopo, uccidere e trafiggere chiunque gli capitasse a tiro.
La sua schiena era un enorme guscio di tartaruga ricoperto da centinaia di piccoli aculei micidiali.
Si stagliava minaccioso nei suoi 3 metri di altezza, però rimpicciolito sarebbe anche potuto essere un modellino carino per la mia collezione di mitomagia.
Tutto intorno a me la guerra infuriava.
Potevo sentire le grida dei semidei pronti all'attacco cercando di ritrovare un po' di coraggio in quel gesto disperato, le urla dei mostri sconfitti e le centinaia di naiadi e spiriti della natura che cercavano di curare i feriti in condizioni meno gravi.
Il mostro sibiló un verso di sfida e iniziò la battaglia.
Colpo dopo colpo, affondo dopo affondo ormai sentivo le forze abbandonarmi.
Gridai quando con un artiglio mi colpì il fianco sinistro, il dolore era quasi insopportabile e il sangue iniziò a macchiarmi la maglietta, poi il jeans... fino a gocciolare a terra.
Arretrai barcollando tenendomi il fianco con la mano libera mentre l'atra stava abbandonando piano la presa sull'elsa.
Con una zampata la mia spada voló letteralmente dall'altro lato del capo di battaglia.
Guardai il mostro dritto nei suoi occhi aspettando che mi uccidesse.
Pensai che fosse la fine, quando una chioma di capelli biondi riccioluti mi si paró davanti.

-E COSÌ VOLEVI UCCIDERE IL MIO RAGAZZO EH? OH MI PIACERÀ FARTI A FETTINE RISPEDENDOTI NEL TARTARO!

Aveva i capelli così sporchi di fuliggine e terra che avevano preso uno strano colorito grigio, la maglietta era ormai a brandelli, ma i suoi occhi non tradivano mai; brillavano di coraggio con un pizzico di pazzia alla luce del tramonto.
Il mostro per tutta risposta sibiló un verso di rabbia.
Iniziò una battaglia che lasciava senza fiato.
Il mostro colpiva senza sconcentrarsi, ma Will era imbattibile, colpo dopo colpo lo stava facendo stancare permettendogli affondi più precisi.
Ansimai forte per il dolore, ma anche per il sollievo.
Stavo per dargli il colpo di grazie quando una fitta mi fece trasalire emettendo un gemito soffocato.
Sperai che non mi avesse sentito, sperai che non si sconcentrasse, sperai che uccidesse finalmente quel mostro, ma si voltò verso di me col suo solito sguardo preoccupato ormai stremato dalla fatica.

-Nico che suc...

Proprio in quel momento il mostro gli trapassó il petto con il suo pungiglione  da parte a parte.
Tutto sembrava muoversi a rallentatore.
Will parve impiegare un'eternità a toccare terra: il suo corpo cadde all'indietro cadendo con un tonfo sordo.
Gridai con tutto il fiato che avevo in corpo e scagliai una roccia dritta negli occhi di quell'essere.
Il mostro gridó per il dolore e allora colsi il momento per trafiggerlo con la spada. Fu un esplosione di povere dorata e argento che mi ricoprì interamente.
Lasciai cadere la spada precipitandomi verso Will, mi misi in ginocchio di fianco a lui prendendogli la testa fra le mani.
Stavo per svenire dal dolore, ma non mi importava
Will stava morendo...il mio Will.
Non l'avevo mai chiamato così per paura di sembrare troppo sdolcinato agli occhi degli altri, ma in quel momento mi pentì di non avergli detto quanto importasse per me, come mi aveva protetto dai dolori e dalle colpe, come aveva dato un senso a tutto questo, come mi aveva salvato da me stesso.
E ora il suo viso stava diventando sempre più pallido ogni secondo che passava assumendo un pallore grigiastro, i suoi occhi stavano perdendo la luce che li illuminava quando stavamo insieme, il piccolo taglio che aveva riportato sul labbro e la ferita alla testa si stavano schiarendo, il suo battito stava rallentando.

-Will...t-ti prego non lasciarmi!

le lacrime mi rigavano il viso gocciolando sulla sua guancia.
Non poteva e non doveva andare via da me.

-SI POTRÀ PURE FARE QUALCOSA!

-Nico... avvicinati

Mi avvicinai al suo viso, lui alzò di poco la testa facendo sfiorare le nostre labbra.
Mi prese per il colletto e mi tirò a se annullando quella  insopportabile distanza.

Ci baciammo.

E per un momento tutto svaní.
I rumori della guerra, i gemiti dei feriti, i ruggiti dei mostri, tutto.

Will sorrise posando una mano sulla mia guancia.
Poi chiuse gli occhi per l'ultima volta cadendo nell'oblio, sul volto lo spettro della suo ultimo sorriso.

Ricordo il funerale sulla Collina Mezzosangue.
Lo sguardo compassionevole dei miei amici, i componenti della Casa di Apollo in lacrime, lo sguardo carico di odio che mi rivolsero.
Non potevo rimanere lì, dovevo andarmene, non potevo sopportare tutto questo, ma dovevo farlo per lui.
Dovevo resistere per lui.
Durante l'elogio funebre sentivo le occhiate di puro odio su di me, come pugnalate invisibili.
Dovevo resistere per lui.
Però alla fine, niente va come speri che vada.
Austin, uno dei fratelli di Will, si alzò nel mezzo dell'elogio puntandomi il dito contro.

-T-TU! È TUTTA COLPA TUA SE È MORTO! VA VIA FIGLIO DELLA MORTE. SAREBBE ANCORA VIVO SE NON FOSSE STATO PER TE!

Caló un silenzio soffocante, un silenzio a cui nessuno dovrebbe mai assistere o peggio esserne la causa.
Hazel si alzò pronta a prendere le mie difese, ma le feci segno di restare seduta e con riluttanza obbedí senza però smettere di lanciare sguardi omicidi al figlio di Apollo.

-Hai ragione, tutto questo non sarebbe successo senza di me. Hai ragione, vado via.

-Ma Nico...

-No Piper, è giusto così.

Mi alzai sotto lo sguardo di tutti.
Prima di andare mi avvicinai alla bara.
Aveva una semplice camicia bianca e un gilet nero con lo stemma di Apollo ricamato sopra.
Aveva gli occhi chiusi, sembrava che dormisse come quando lo vidi per la prima volta sdraiato sotto l'ombra di un albero su quella stessa collina dove adesso aveva chiuso gli occhi per sempre.
Guardai per l'ultima volta il viso dell'amore della mia vita che avevo amato come non avevo mai amato nessuno, l'amore che mi aveva protetto, l'amore che mi ha fatto sorridere, l' amore che lo aveva spinto a salvarmi la vita per l'ultima volta.

-Ci rivedremo Will, è un promessa.

E sparì nelle tenebre di un viaggio ombra.

Continua...

I disagi del campo mezzosangue Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora