Expecto Patronum

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Adesso immaginate i semidei come studenti di Hogwarts...

Annabeth: Corvonero    Percy:Grifondoro
Leo:Serpeverde
Jason:Grifondoro
Piper:Tassorosso
Hazel:Tassorosso
Frank:Grifondoro
Nico:Serpeverde
Will:Grifondoro

Era una giornata tranquilla come le altre ad Hogwarts. Travis e Connor Stoll utilizzavano la mappa del malandrino per fare i loro  scherzi, la McGranitt offriva biscotti nel suo ufficio, Ottaviano gridava a destra e a manca "mio padre lo verrà a sapere!", Silente dava punti ai Grifondoro senza un motivo apparente, Severus faceva swish con i suoi untuosi capelli, Annabeth studiava come sempre nel suo dormitorio, Percy la sua solita lunga nuotata nel lago nero, Frank e Hazel facevano una passeggiata mano nella mano per i corridoi del castello, Piper e Jason erano accoccolati sul divano davanti al camino della Sala comune dei Tassorosso e poi... c'era Nico.
Nico, primo Serpeverde della sua famiglia, disonore per i suoi genitori, avava infangato il nome della casa Di Angelo diventando un Serpeverde e non un Grifondoro, com'era sempre stato per tutte le altre generazioni finché lui non aveva "infranto" la tradizione.
Non riusciva a non pensare "Perché a me? Perché proprio io dovevo farmi odiare da tutta la mia famiglia?"
L'unica sua consolazione era il suo migliore amico, Will Solace.
Will pur essendo un Grifondoro non lo aveva mai considerato uno sbaglio, una persona orribile e subdola, non aveva ascoltato le raccomandazioni dei suoi amici sul conto delle serpi che secondo lui erano solo un mucchio di cavolate stereotipate.
Nico per lui era un amico eccezionale e Nico pensava la stessa cosa di Will.
C'era solo un difetto in questa amicizia quasi perfetta.
Nico era innamorato di Will dal secondo anno.
Odiava essere per lui solo un confidente, solo una spalla per le sue conquiste, solo un complice per i loro scherzi, solo un amico.
Voleva essere di più, porco Merlino voleva essere di più per lui da tre anni ormai e sentiva di non poter resistere ancora a tenersi tutto dentro.
Quei fuochi d'artificio quando lo abbracciava, quell'agitazione quando era pronto a confessare, ma alla fine decideva di tacere, quella voragine nel cuore quando lo vedeva baciare giovani studentesse per i corridoi del castello. Santo Salazar, quanto voleva prendere a calci quelle oche giulive!
Quella pugnalata al petto quando non riusciva più a sopportare quella vista orribile ed era costretto a cambiare strada o a chiudersi nel dormitorio.
E purtroppo la seconda opzione capitava sempre con più frequenza ed era stufo di voltare il cuscino per nascondere le macchie di lacrime.
Distrutto, decise di parlare con l'unica persona di cui si fidasse veramente.


Continua.

I disagi del campo mezzosangue Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora