Capitolo 5

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«Hai dato della troia alla tua fidanzata e io non dovrei essere incazzato? Cosa minchia hai in quella testa? Vuoi far saltare gli accordi? Rispondimi!» alzo gli occhi al cielo per l'ennesima cazziata di mio padre, appena arrivato a Palermo, la uccido con le mie stesse mani a quella cogliona.

«Lo sai bene che non la sposerò, può offendersi quanto le pare, non cambia la mia decisione» sguardo di mio padre mi fa chiudere completamente la bocca «Credo che tu non abbia capito la situazione, tu non sei nella posizione di decidere proprio un cazzo» serro la mascella mentre sento la mia rabbia esplodere.

Possibile che riesca a pensare solo agli affari? Ma a cos'altro può pensare, del resto? È stato abbastanza in carcere da capire che abbassare la guardia è l'ultima cosa da fare nel mondo malavitoso.

«Nessuno di noi due prova qualcosa l'uno per l'altra» batte un pugno sulla scrivania rabbiosamente «Credi che io provassi amore per tua madre? E' stato un caso fortuito che fosse una Sapone e che volessi scoparmela, quindi non preoccuparti di queste sottigliezze> si accende un sigaro con aria di sfida, vuole vedere se ho le palle per difendere mia madre o se rimarrò in silenzio <Per fortuna non abbiamo preso il tuo carattere di merda altrimenti saremmo persi> incrocio le braccia al petto con un sorriso sfacciato in viso, adoro farlo incazzare, è la parte che preferisco nel nostro rapporto.

<Sei un ingrato, questo lo so già da tempo...Andrai a Palermo e la supplicherai in ginocchio di perdonarti e che non ti salti in mente di tradirla sotto gli occhi di suo padre o di Palermo, giuro che ti squarto vivo» mi ordina in tono perentorio

«Ma certo, non oserei mai...» ghigno malignamente, mi alzo dalla poltrona avvicinandomi alla porta «A dopo, ho del lavoro da finire» esco dall'ufficio senza neanche dargli il tempo di rispondere.

Adesso devo riprendere un conto in sospeso con la biondina e farle capire chi comanda.

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Sono stesa sul letto a pensare ad un altro modo per poter scappare quando la porta si spalanca improvvisamente e due figure avvinghiate ed intente a baciarsi entrano chiudendo la porta

«Mi sei mancata...» dice l'uomo continuando a strusciarsi lungo tutto la parete, mi metto seduta sul materasso totalmente sconcertata, ma chi sono questi due e perchè stanno facendo porcherie in camera mia?

«Scusate per l'interruzione, ma questa sarebbe la mia stanza e sto cercando di dormire» i due si girano di colpo colti sul fatto, l'uomo si stacca dalla donna aggiustandosi i vestiti nel migliore modo possibile «E tu saresti...» domanda osservandomi con curiosità, si allontana completamente dalla mora che stava baciando e comincia a fare qualche passo verso il letto «Sono Amalia e ripeto, questa è la mia stanza, non un ritrovo per sveltine» sorride come se avessi la cosa più divertente del mondo.

«Piacere, sono Luca Capponi» si presenta, da come si atteggia deve essere il fratello di Salvatore, non assomigliano poi molto ma i tratti principali li hanno simili, capelli castani, occhi scuri e pelle abbronzata.

«Ah, adesso si spiega tutto...» scuoto la testa quasi delusa di vedere come sono fatti tutti della stessa pasta, a nessuno di loro interessa nulla del prossimo.

«Anna, vattene» ordina alla donna con sguardo inferocito, lei senza dire una parola esce e ci lascia soli.

Mi alzo velocemente dal letto portandomi il più lontano possibile da lui, prendo l'abat-jour poggiata sul comodino e la impugno come se fosse un'arma, non lascerò che mi tocchi per nulla al mondo.

Si gira e notando ciò che tengo in mano scoppia in una risata fin troppo esagerata per i miei gusti, cosa crede che non lo colpirò se sarà necessario?

«Che diamine vuoi fare con quello?» aggira velocemente il letto avvicinandosi più del dovuto «Usarlo in caso di bisogno, ovvio» lo metto davanti a sé a mo' di scudo, magari potrei distrarlo con una finta e fuggire dalla stanza, sembra essere più palestrato di Salvatore e potrebbe anche essere molto simile al padre e ai suoi gusti, stringo l'asta in marmo con forza «Ma smettila» con un gesto repentino agguanta la lampada ma riesco a non mollare la presa, cerco di tirarla verso di me ma è tutto inutile, me la sfila dalle mani buttandola a terra «Sembri coraggiosa...» commenta prendendomi per il polso, con uno scatto avvicina il suo corpo al mio, la sua presa è salda e mi sta facendo male «Dimmi Amalia, che ruolo hai qui?» abbasso lo sguardo senza dire una parola, chiudo per un attimo gli occhi inspirando profondamente, magari se perdo tempo snocciolandogli qualcosa potrò avere uno spiraglio di fuga «Mio padre deve avere un grosso debito con la tua famiglia, sai, non si è premurato di spiegarmelo, l'ho scoperto tornando da scuola e a quanto pare per ripagarlo dovrò vendere la mia verginità a qualcuno e così sono stata portata qui dal tuo caro fratello» alzo lo sguardo che traspira rabbia e odio allo stato puro «Con la tua boccuccia ribelle non andrai lontano, zuccara» mi prende con forza il mento facendo scontrare i nostri sguardi, il mio chiaro contro il suo scuro <Non è tuo fratello Salvatore?> chiedo fingendo innocenza, devo tenerlo buono, non ci penso proprio ad avere le sue mani in parti del mio corpo che al momento sono anche messe fin troppo in evidenza da questa specie di pigiama.

«Quanti anni hai?» esito un po' prima di rispondere, meglio non fargli credere troppo che posso tenergli testa, più mi pensa debole, più possibilità ho di coglierlo alla sprovvista «Diciassette» continua a fissarmi, mi tocca alcune ciocche di capelli passando le dita tra loro «Sai, non mi dispiacerebbe finire con te quello che ho cominciato con Anna» mi tira ancora più a sè, avvicinando il suo viso al mio orecchio «Che ne pensi?» domanda mordendomi il lobo, cerco di resistere alla repulsione e a spingerlo via, mi mette le mani sui fianchi accarezzandomi poi le cosce, stringo i denti, ancora no, deve essere completamente in balia di ciò che sta facendo «Luca?!»  sento la voce di Salvatore altamente contrariata arrivarmi alle orecchie.



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