Capitolo 11

12K 403 16
                                    

Apro gli occhi lentamente cercando di stiracchiarmi ma la cosa non mi riesce molto bene: ho la flebo in entrambe le braccia.
Questo mi fa capire che sono ancora viva.
Mi guardo i polsi notando che sono fasciati, scuoto la testa appoggiandola sul cuscino.
«Ti sei svegliata finalmente...» mi giro nella direzione della voce per vedere Salvatore appoggiato allo stipite della porta.
«Ti ho fatto un piccolo regalo» si sposta di lato facendo entrare una bambina vestita di rosa «Celeste!» mi corre incontro per poi posare la testa sulla mia pancia «Mi sei mancata un sacco sorellona, ma quando torni a casa?» le lacrime solcano il mio viso senza che io riesca a trattenerle «Presto tesoro, presto» mi accarezza la guancia sorridendomi «Abbiamo una bella casa adesso, la mia stanzetta è tutta rosa! E ho tante bambole!» guardo Salvatore senza capire «Salvo viene a trovarmi ogni domenica e mi porta sempre un regalo, l'altro giorno mi ha comprato la Barbie, è bellissimo! Ma tu cosa ci fai all'ospedale? Dovevo portare lo sciroppo così lo bevevi e poi ti sentivi meglio!» prende dal suo zainetto un foglio e me lo fa vedere «Ti ho fatto un disegno, questa sei tu, qui invece ci siamo io e Salvo, noi ci vogliamo tanto bene, mi ha promesso di portarmi al parco giochi la settimana prossima» continuo a guardarlo senza capire mentre lui abbassa la testa rimanendo in silenzio.
La mia famiglia vive bene a mie spese, quel bastardo fa da babysitter a Celeste senza dirmi niente, i miei non sono venuti a trovarmi, cosa sta succedendo?
Mi sono persa qualche passaggio?
«Cele, adesso dobbiamo andare a casa! Vedrai Amalia domani» le prende la mano e la fa uscire dalla stanza «Ti voglio bene, sorellona» mi manda un bacino con la mano per poi essere trascinata da Salvatore fuori dalla mia visuale.
Scoppio a piangere senza riuscire a credere alla parole dette da mia sorella, ma poi mi viene in mente l'abbreviazione che ha usato Salvatore, da quanto tempo va avanti tutto questo?
Sarà passato un mese ormai e lui non si è mai degnato di dirmi che la mia famiglia stava bene.
Lo odio!
Nuove lacrime solcano le mie guance, sarebbe stato meglio morire, perché non mi ha lasciato in quella vasca?!
Cosa ci trova di piacevole nel vedermi in queste condizioni?
Mi tolgo le flebo e le lascio penzolare, mi metto seduta poggiando i piedi a terra, mi abituo alla nuova posizione e poi cerco di alzarmi, quando sono certa di non cadere comincio a muovere i primi passi verso la porta, la apro ed esco ritrovandomi in un corridoio silenzioso e senza la presenza di un'anima viva.
Seguo le indicazioni cominciando a camminare più veloce verso la scala di emergenza, appena le trovo mi scaravento all'esterno scendendo i gradini velocemente, ho una sola possibilità, non posso sbagliare!
Dopo aver controllato che nessuno mi abbia visto, corro verso l'uscita dell'ospedale ritrovandomi nella trafficata strada di Gioia Tauro.
Imbocco una strada secondaria sperando che la fortuna questa volta sia dalla mia parte, sono in camice e questo non aiuta molto, mi guardo in giro per poi posare lo sguardo su uno stendino con dei vestiti appesi.
Senza farmi notare mi avvicino ad esso e velocemente rubo delle mutande, dei calzini, una maglietta, dei pantaloncini e un berretto per nascondere il viso e i capelli.
Mi nascondo dietro un muretto e mi cambio lasciando lì il camice.
Prima che il proprietario se ne accorga mi allontano e decido di andare in Via Marina.
Il mare calmo mi invita a scendere sulla spiaggia e passeggiare lungo la riva.
Non bado minimamente alle macchine che passano, non bado più a nulla.
Dove posso nascondermi? Andare in caserma non mi servirà a molto e questo me lo aveva ribadito già dal primo giorno.
Stringo forte i pugni resistendo alla tentazione di urlare la mia frustrazione.
Mi sembra di impazzire, mi sembra tutto così inverosimile per quanto assurda è diventata tutta questa storia.
Salvatore mantiene la mia famiglia a mie spese ed io che pensavo si trovassero in qualche stanza malandata a vivere di stenti.
Un giramento di testa mi fa accasciare sulla sabbia, chiudo gli occhi cercando di respirare ma i singhiozzi non me lo permettono, sono stata una vera stupida.

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

«Ciao Salvo, ci vediamo presto!» mi bacia la guancia entrando in casa.
Salgo in macchina ed ordino all'autista di tornare all'ospedale.
Il suo sguardo insistente mi ha lasciato senza forze, si è sentita tradita dalla sua famiglia e da me.
Il suo sguardo sorpreso mi ha fatto capire che non se lo aspettava.
Avrei voluto dirle che la sua famiglia era al sicuro, avrei voluto dirle che era stato studiato tutto a perfezione, che era tutta una messa in scena per poterla avere solo per me ma non ne ho avuto il coraggio.
E ora mi odierà più di quanto già non facesse, è arrivata quasi a suicidarsi pur di scappare da me.
Io non ce la faccio a lasciarla libera, io non posso lasciarla andare, non ora che ho capito quello che realmente è diventata per me.
Mi squilla il telefono, il numero non lo conosco, ma rispondo comunque «Signor Capponi? Sono il dottor Favani, la ragazza non si trova più nella sua stanza, abbiamo dato l'allarme ma...» non lo sto a sentire, è scappata di nuovo, questa è l'unica cosa che ho sentito di tutto il discorso.
Faccio fermare la macchina e scendo, Amalia, mi stai facendo impazzire!
Mi guardo in giro cercando una ragazza con il camice ma conoscendola si sarà nascosta o cambiata per non farsi riconoscere.
Decido di farmi una passeggiata sul lungo mare per alleviare il dolore alla testa e al cuore.
Le persone sembrano felici mentre svolgono la loro solita routine, io invece sembro fuori luogo con un completo nero in piena estate.
Quella ragazza mi ha stravolto la vita, non credevo possibile che un'adolescente potesse capirmi meglio di una donna della mia età.
Quando l'ho vista la prima volta in quella casa fatiscente non potevo credere ai miei occhi, era bellissima, era fuori da ogni schema razionale e sapere che era lei la preda che stavo aspettando mi ha letteralmente azzerato il cervello.
In quei pochi attimi in cui siamo riusciti a stare insieme mi sono sentito felice, sentivo sempre una strana sensazione allo stomaco e il battito accelerato del mio cuore.
Scuoto la testa, non ho voglia di pensarci, a quanto pare per lei non era la stessa cosa.
Guardo verso la spiaggia notando una ragazza cadere sulla sabbia, all'inizio non mi soffermo molto sulla figura ma poi quando alza la mano per togliersi il sudore dalla fronte vedo la fasciatura.
«Amalia!» urlo per farmi sentire, si gira e mi vede, avviene tutto in un attimo, si rialza barcollante mettendosi a correre, mi caccio la giacca e comincio ad inseguirla «Fermati!» non mi da retta aumentando la velocità, serro i pugni dalla rabbia cercando di raggiungerla.
Il berretto le scivola dalla testa rivelando i suoi riccioli biondi, sono a pochi passi da lei quando finalmente riesco ad agguantarla per la vita.
Cadiamo sulla sabbia, rotoliamo finendo con lei di sotto, le blocco le mani mentre lei cerca di divincolarsi «Stai ferma! Ferma!» le urlo in faccia scuotendola rabbiosamente e sfilando la pistola gliela punto sulla fronte, mi guarda terrorizzata senza fiatare «Adesso non fai più la coraggiosa!» continua a guardarmi con astio fino a quando non lancio in acqua la pistola e mi butto sulle sue labbra.
La bacio come se fosse la mia fonte di salvezza, la stringo a me in modo che non riesca a scappare «Ho temuto di perderti, Amalia... Tu sei diventata importante per me, devi credermi, io...» mi mette un dito sulle labbra impedendomi di parlare «Salvatore, tu mi hai rapito, portato a casa tua, mi hai mentito sulle sorti della mia famiglia, mi hai tenuto nascosto che in realtà stavano bene e che vivevano le loro vite in maniera tranquilla senza preoccuparsi che per raggiungere tutto ciò avevano venduto loro figlia alla mafia -fa una breve pausa- e nonostante questo io non ho mai pensato che tu potessi farmi del male.
Perché?
Io ti ho odiato, ho odiato ogni membro della tua famiglia.
Poi ho capito che non siete uguali a vostro padre.
La ragione mi dice di odiarti ma non il cuore...» le sue parole mi sorprendono, mi fanno sorridere «Dio, quanto ti amo!» la bacio di nuovo ma le sue mani mi bloccano «Mi ami?» domanda scettica mentre un leggero sorriso si increspa sulle sue labbra «Si, ragazzina» le sposto alcune ciocche di capelli dalla faccia per poi unire le nostre labbra in un bacio lento ma soprattutto voluto da entrambi.

Angolo Autrice
Bene, bene...
Cosa succede qui?
Sembra che i nostri protagonisti si siano chiariti!
Vi do una cattiva notizia, la storia sta volgendo al termine😬
Quindi entro due capitoli Amalia e Salvatore saranno felici o tristi, chi lo sa😏
A presto😘

Irrimediabilmente TuaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora