Capitolo 6

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«Luca?!» sento la voce di Salvatore altamente contrariata arrivarmi alle orecchie, mi giro di scatto notando i suoi occhi spalancati dalla sorpresa, vedo come appoggia con rabbia il vassoio della cena e senza neanche dare il tempo di capire cosa sta succedendo tira un forte pugno dritto in faccia a suo fratello che barcolla all'indietro posando la mano sul suo povero naso.

Sussulto per la veemenza del colpo e mi allontano visibilmente mettendo le mani davanti alla bocca, sono sicuramente sollevata di non dovermela vedere da sola ma non mi sarei di certo aspettata che sarebbe finita in questo modo.

«Ma che cazzo fai?» gli domanda il fratello che non ha il tempo di riprendersi perchè Salvatore gli salta addosso come un cane rabbioso prendendolo per il colletto della camicia <Cosa cazzo ci fai tu qui?> gli domanda ma non lo lascia rispondere che subito gli arriva un altro pugno che gli fa sputare del sangue sul tappeto.

Questa volta urlo, non riesco a trattenermi, io odio la vista del sangue, mi fa salire addosso un'ansia assurda.

Sono fottuta, si, sono fottuta.

Sto per avere un attacco di panico, me lo sento dal tremore delle mie mani, cazzo, ma che problemi ha questa gente?

Copro gli occhi con le mani cadendo a terra e cercando di respirare correttamente, il panico si impossessa di me facendomi agitare sempre più, continuo a respirare dandomi un ritmo ma è difficile, davvero difficile.

Era da un sacco di tempo che non mi arrivavano queste crisi, pensavo di averle superate ed invece...no.

Le immagini di quella maledetta notte in riformatorio mi assalgono e mi seppelliscono la mente, vedo schizzi di sangue ovunque sulle pareti grigie, le urla riecheggiano nelle mie orecchie ed il suono della frusta che scocca sulla schiena macellata inonda la mia visuale.

Annaspo, non riesco a prendere aria correttamente, apro la bocca, tento ogni cosa per riuscire a respirare ma sembra inutile, le lacrime scendono copiosamente ed i singhiozzi non mi danno tregua «Amalia? Guardami...» mi stringe delicatamente i polsi facendo scoprire i miei occhi zuppi, continuo ad assorbire altra aria non sapendo che fare «Ehi, guardami, non è successo niente, Luca sta bene» mi stringe tra le sue braccia accarezzandomi dolcemente i capelli, chiudo gli occhi beandomi di questo momento, anche mia madre faceva così quando ne avevo uno, mi abbracciava e cominciava a cantare finchè le sue parole non sovrastavano completamente i miei singhiozzi convulsi.

Il mio respiro torna regolare, il senso di panico svanisce e la sensazione di soffocamento si affievolisce.

«Stai meglio ora?» si stacca dal mio corpo guardandomi dritta negli occhi, non so come la sua voce e i suoi gesti siano riusciti a calmarmi, nessuno è mai riuscito a farlo, neanche mio padre, ci dovevo riuscire da sola se mia madre non era in casa.

«Ti prego, non farlo mai più, io ho paura del sangue...Se devi picchiare qualcuno, non farlo nelle mie vicinanze» mi guarda per poi aiutarmi ad alzarmi «Tranquilla, cercherò di non farlo più» la sua frase non da certezza, sembra più una frase di circostanza che altro, ma annuisco lo stesso sedendomi sul letto.

Odio essere vista così, da un'immagine sbagliata di me, mi fa apparire debole quello che non sono.

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Appena ho visto Luca, con quella faccia da cazzo, mi è salita una voglia primordiale di ucciderlo, non riesco a spiegarmi il motivo, l'unica cosa che so è che averlo visto in atteggiamenti così intimi con Amalia mi ha fatto scattare qualcosa dentro.

Non doveva entrare qui dentro, continuo a guardarla senza riuscire a distogliere lo sguardo dal suo viso, ho veramente pensato che potesse morire soffocata.

Cazzo, non va affatto bene, non va affatto bene tutto questo.

Inspiro ed espiro profondamente, mi sto rendendo conto che questa ragazza mi porterà alla pazzia più assoluta.

Ho pensato di spaccare la faccia a mio fratello se solo le si avvicinasse.

Tolgo la mano dal suo fianco e mi allontano di alcuni passi, sta ancora tremando per l'accaduto.

Scuoto la testa sospirando «Riposati» mi avvicino alla porta dove ancora steso c'è Luca che si tiene il naso, gli tendo la mano che accetta, si alza ed esce dalla stanza seguito, subito dopo, da me.

«Scusa, non era mia intenzione» fa un gesto con la mano <Sai di essere fottuto?> lo guardo stranito scuotendo la testa <Non provo niente per lei> affermo risoluto scatenando la sua risata <Guarda che non intendevo per la ragazza, questi pugni verranno ricambiati molto presto, te lo garantisco, sei un cazzone> mi corregge passandosi una mano tra i capelli <Il Salvatore che conosco io non mi avrebbe dato un pugno, si sarebbe unito al divertimento che poteva offrire quella bomba ad orologeria che tieni chiusa lì dentro> commenta superandomi ed andando sicuramente verso l'infermeria che teniamo in casa.

Merda, cosa cazzo mi è preso?


Irrimediabilmente TuaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora