Continuo a correre fino a quando non mi imbatto in Gregorio, un mio compagno di classe «Amalia? Dove vai di tutta fretta?» mi fermo un attimo per riprendere fiato, devo inventarmi assolutamente qualcosa.
«Gregorio! Mi serve il tuo aiuto» alza un sopracciglio non capendo, ed è plausibile, io in classe non parlo con nessuno e nessuno parla con me.
«Dimmi pure» mi guardo intorno cercando di farmi venire qualsiasi idea in testa ma i miei occhi vengono catturati da una macchina nera che sta svoltando l'angolo, presa dall'adrenalina gli prendo il cellulare dalle mani e compongo il 112 aspettando con impazienza che qualcuno risponda <Ha digitato il numero di emergenza 112, qui, Caserma dei Carabinieri, come possiamo aiutarla? >
Mi metto di spalle sperando che il motore che sento avvicinarsi si allontani <Ci sono degli uomini che stanno cercando di rapirmi, la prego mi aiuti, sono in via Udine 14, allo sbocco della strada secondaria, mi faranno del male la prego, venite subito> cerco di essere il più chiara possibile nonostante la mia voce tremante, mi accuccio nel petto di Gregorio, che non si è mosso di un millimetro.
Il tempo passa a rilento così come la macchina, ogni parte del mio corpo è scossa da un tremore atroce, forse tra pochi istanti sarò morta per le colpe di qualcun altro e soprattutto per mano di uomini che mi farebbero scomparire nel nulla, chiudo gli occhi sperando non mi riconoscano <Signorina, si identifichi> la voce dell'uomo sembra scettica ed io non ho più tempo <Sono Amalia Romanelli, sono già qui, non ci metteranno molto a rapirmi, mi deve aiutare, si tratta dei Capponi> Gregorio mette le mani sui miei fianchi, stringendo la presa, al suono di quel nome «Picciridda, con chi parli?» quella voce mi trapassa la schiena facendomi venire mille brividi, è alle mie spalle e come se nulla fosse prende il telefono e chiude la chiamata
«Ah ah ah, mossa stupida da parte tua, pensavi che te la saresti cavata chiamando gli sbirri?» una mano si posa sulla mia testa togliendomi il cappuccio del giubbotto che avevo indossato.
Mi tira per i capelli facendomi girare verso di lui «Stupida idiota, pensavi davvero che non ti avrei trovata?» cerco di divincolarmi dalla sua presa ferrea ma senza successo «Ragazzo, ti consiglio di levarti dai piedi se non ti vuoi ritrovare con una pallottola nelle palle» lo sento mettersi a correre e scappare come un vigliacco, non posso certo biasimarlo e faccio anche affondare la speranza che tornato a casa avvisi qualcuno dell'accaduto.
Gli anni passati in una casa-famiglia mi hanno fatto perdere la fiducia in qualsiasi essere vivente.
Uso l'ultima opzione che mi è rimasta, gli tiro un calcio all'inguine facendo mollare la presa che esercitava sui capelli.
Ricomincio a correre ma dopo neanche due minuti vengo bloccata da due mani possenti che mi alzano da terra e che mi riportano da un Salvatore dolorante e visibilmente incazzato.
«Bellezza, aundi vai?» uno dei suoi scagnozzi mi palpa il sedere senza preoccuparsi del suo capo.
«Dove lo hai preso tutto questo coraggio? Tuo padre non ha avuto i coglioni e ha lasciato che fossi tu a pagare le conseguenze dei suoi errori, chiami i carabinieri sperando ti potessero aiutare, ti rivelo un segreto: loro non si sarebbero scollati da quelle sedie per venire a salvarti» l'uomo che mi tiene mi butta a terra facendomi sbucciare le mani e le ginocchia, Salvatore avvicina il viso al mio cercando di accarezzarmi ma mi scanso malamente facendolo sorridere divertito «Ragazzi, trovai na gattina sarvaggia...» si mettono a sghignazzare preannunciando nulla di buono.
«Lasciami» la mia voce arriva flebile ed insicura facendo capire al mio molestatore di aver paura.
«Te la stai facendo sotto?» riprova a toccarmi attirandomi a sé con prepotenza «Tranquilla, se farai la brava non ti accadrà nulla di male» si gira verso il suo scagnozzo che gli passa qualcosa di bianco, un fazzoletto «Sogni d'oro» mi tappa il naso, cerco di trattenere il respiro, di scollarmelo di dosso ma i miei polmoni bruciano, hanno bisogno di ossigeno, faccio un respiro e un odore acre mi perfora le narici annebbiandomi la mente.
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Tipa tosta la ragazza, mi farà passare le pene dell'inferno finchè resterà da noi, già me lo sento, cazzo.
Mi tocco la patta per il lieve dolore che ancora sento lì sotto.
Questa volta mi sono trattenuto dall'ammazzarla ma alla prossima azione sbagliata che compie, nessuno le toglierà una bella punizione, con i fiocchi.
Mi giro nella sua direzione, sta dormendo ignara dell'incubo in cui entrerà tra pochi minuti.
Sorrido lievemente, per essere un'adolescente è una gran figa, molto scopabile a dir la verità, chissà se è ancora vergine, sarei davvero felice di distruggerla completamente, in tutti i sensi.
Non so ancora bene che cosa ha in serbo per lei mio padre, ma credo proprio che finirà a fare la puttana in qualche locale in nostro possesso o venduta nel circolo della prostituzione.
Quasi mi fa pena.
Quasi.
Quel Romanelli deve essere proprio un gran pezzo di bastardo a mollare così a sangue freddo la sua figlioletta in pasto a lupi o è semplicemente un pisciasotto che non sa prendersi le sue responsabilità, beh, in entrambi i casi, la ragazza è proprio fottuta.
Amalia, nome sicuramente scelto dalla madre polacca, poso nuovamente gli occhi su di lei soffermandomi sui suoi capelli biondi, sulla sua pelle chiara, sui suoi tratti delicati, sembra essere tutto fuorchè calabrese.
Sospiro.
Cazzo, non ci voleva proprio.
E' proprio per questo motivo che non partecipo mai direttamente in queste faccende, odio dovermi occupare di gente che deve pagare per gli errori altrui, lei non è la prima e non sarà neanche l'ultima, eppure non riesco a fregarmene fino in fondo.
Scuoto la testa, devo riprendermi, sto di nuovo divagando, non sarà più un mio problema una volta arrivati a destinazione.
Angolo Autrice
Altro capitolo aggiornato, fatemi sapere cosa ne pensate,Come sempre, vi ringrazio.
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Irrimediabilmente Tua
Fiksi UmumAmalia Romanelli è una ragazza proveniente da una famiglia povera della Calabria. Salvatore Capponi è il figlio di un capo mafioso siciliano. Dal libro: «Bellezza, dove scappi?» mi agguanta con forza dal braccio e mi stringe a sé palpandomi il seder...