Capitolo 9

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Arrivato a casa, è notte fonda.
Liz si è addormentata sul divano x aspettarmi. La cena ormai fredda è sul tavolo. Ora cominciano i sensi di colpa.
Prendo mia moglie in braccio e la porto fino alla camera da letto.
Mi addormento a fianco a lei.
Penso e ripenso a ciò che è successo.
Comincio a non provare più niente per Liz.

...

È un anno che ogni sabato vado da Jane per svagarmi un po'.
Liz non sospetta nulla e nemmeno mio figlio. Mia madre non mi parla dal giorno in cui le ho detto del tradimento di mio padre.
Sembra strano ma tutti e due abbiamo tradito le nostre mogli con la stessa persona: Jane.
Quando ha iniziato a lavorare per noi era solo una ragazza e non le avevo dato molto importanza. Ma ora è una donna ed è veramente bella, intelligente e nel suo lavoro ci mette impegno.
Forse mio padre aveva visto lontano. Forse è lei che mi sarei dovuto sposare.

Intanto i sensi di colpa mi affiorano di notte e faccio degli incubi.
Liz si sveglia e mi prepara sempre una camomilla per rilassarmi.
Lei pensa che sia per la storia di mio padre, invece li faccio perché le sto tenendo nascosto che vado a letto con un'altra persona.
Lei si avvicina e mi accarezza: "Ehi amore, sei tutto sudato rischi di ammalarti. Andiamo a farci una doccia calda così ti rilassi"
"Si, buona idea. Tu intanto prepara l'acqua io arrivo subito".
Liz va verso il bagno e apre l'acqua della doccia. Intanto dall'ombra sulla porta la vedo mentre si spoglia.
'Eppure io sono stato così bene con lei. Ne ero proprio innamorato. Ma ora... ora che mi sta succedendo? L'ho tradita. Ora non provo più nulla per lei. Sto insieme a Liz solo perché è mia moglie, per rispetto ma non la amo più'
"Vieni amore l'acqua è calda. Proprio come piace a te" Mi interrompe Liz.
"Ehm... si arrivo".

Mi spoglio ed entriamo nella doccia insieme.
Lei mi coccola e mi bacia ma io non provo più nulla. Mi da solo fastidio che mi tocca. Vorrei solo che al posto suo ci fosse Jane.
"Cosa c'è?"
"No... nulla"
"Non ti piacciono le coccole? Le hai sempre adorate. Ma che ti succede Nathan. C'è qualcosa he non va? A me puoi dire tutto"
Il cuore mi salta in gola: "No tranquilla va tutto bene".
Per non farla insospettire la prendo in braccio.

È una notte di passione con Liz, forse l'ultima.

La mattina corro da Jane: "Jane ho una bella notizia! Ho intenzione di divorziare e sposarmi con te".
"Era ora Nathan" si fionda sul mio collo e mi bacia.
Ormai ho deciso. Non amo più Liz ma Jane.

In sto periodo mio figlio ha degli esami importanti, non sarà di certo il divorzio a farlo bocciare.

...

Spengo la sveglia. Sono passati 5 anni da quando Liz mi ha lasciato. Alla fine gliel'ho detto. Come mia madre era debole, distrutta.
Ora la cerco continuamente. Non avrei mai dovuto tradirla.
Non ho mai smesso di amarla, penso.

Lavoro sempre nella mia azienda, ho licenziato Jane per non cadere di nuovo in tentazione e ho cancellato tutti i suoi numeri.

Ho l'affidamento di nostro figlio, lui vive con me ora.

Mi ricordo che 5 anni fa Liz portava spesso James a fare delle analisi, lui giocava a calcio e quindi doveva fare molte visite mediche.
Io non ero presente come padre, pensavo solo a come sarebbe stata la mia vita senza di loro.
Ero sempre distratto, per le partite di mio figlio non c'ero quasi mai, mia moglie cercava in ogni modo di giustificarmi ai suoi occhi.
Un giorno mi ricordo che stavo andando al lavoro. I rimorsi erano troppi dopo un anno di relazione extra coniugale, quella sera avrei voluto dire a mia moglie che la tradivo e le avrei voluto chiedere il divorzio.
In ufficio ero distratto, pensavo a come potessi dirglielo chiaro e tondo in modo da non ferirla troppo.
Dopotutto era mia moglie e l'avevo amata.
Avevo fatto follie per lei come allestire un set per farle la proposta di matrimonio, oppure portarla a Tokyo.

Dopo 20 anni la nostra relazione sarebbe finita.
Ancora mi suonava strano.
Avrei detto di essere single dopo 20 anni e Liz sarebbe stata la mia ex moglie.
Certo avrei pagato gli alimenti sia a lei che a nostro figlio, se necessario le avrei anche lasciato la casa e l'auto.

Finito il lavoro mi feci coraggio.
Presi la macchina e l'accesi, ripetevo dentro di me: "Uff... coraggio Nathan. Sii uomo! SII UOMO!"
Era come sentire la voce di mio padre risuonare dentro la mia testa.

La strada per tornare a casa era eterna. Non mi era mai sembrata così lunga.
Ora l'ansia e la paura di dire queste cose a mia moglie mi facevano sembrare eterni quei minuti che ci distanziavano.

Tornai a casa ma non ebbi il coraggio di dirglielo.
Passò ancora un po' di tempo prima che glielo dissi.

Abbiamo passato il nostro ultimo anniversario a Parigi.
Quanto si sono divertiti Liz e James, pensai che sarebbero stati meglio senza un bugiardo come me tra i piedi, che io fossi solo un peso per loro.

Mi ricordo ancora l'ultimo mese in cui siamo stati insieme.

Ti prenderò tra le braccia ogni giorno, fino a che morte non ci separi.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora