54. Lo stavo per uccidere e si tratta di un miracolo

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Daniel

Quando ero piccolo, dopo il nostro trasferimento dall'Inghilterra, per un periodo mi chiusi in me stesso. Non permettevo a nessuno di avvicinarsi, se non a un ragazzino dai capelli a scodella e gli occhi marroni, che fin dal mio primo giorno nella mia nuova scuola, prese a venire a casa mia. Una casa che mi era estranea, nonostante Margareth Sharman avesse sistemato su ogni mobile foto della nostra piccola famiglia, allora composta solo da quattro persone. Però, nonostante il mio modo di fare di quei tempi, c'era sempre quella santa di mia madre a tenermi compagnia durante i miei incubi di notte. E le mattine dopo, quando mi svegliavo, Margareth Sharman era lì che mi accarezzava i capelli e mi sorrideva.

Ecco, è proprio quella famigliare sensazione di qualcuno che fa scorrere le dita tra i miei capelli, cullandomi, a farmi socchiudere lentamente le palpebre.

Vengo subito colpito dalla luce che entra dalla finestra, che mi costringe a chiudere gli occhi per un attimo giusto quanto serve per abituarmi.

Il tocco tra i miei capelli continua, con un fare lento e delicato, che mi è famigliare fin troppo. Mi ritrovo così a girare il viso, pronto a sentire il cuore stringersi alla vista di Cassandra Rogers con ancora gli occhi chiusi, dopo quattro giorni. Però la stretta non arriva, ciò che arriva è un sussulto che mi colpisce in pieno, quando mi scontro con un paio di occhi blu-ghiaccio che mi fanno mancare il respiro come se fosse la prima volta.

Sento perfettamente gli occhi spalancarsi per la sorpresa.

-Cass!- esclamo, facendo un salto sulla sedia.

-Ehi.- sussura appena lei, schiarendosi poi la voce. Le sue labbra si piegano in un sorriso e per un attimo, un terribile attimo, ho paura che quel sorriso si spenga all'improvviso come successo giorni fa. –Come mai sono qui?- chiede mestamente, lanciando un'occhiata alle pareti bianche.

Perché i medici non mi hanno informato che l'avrebbero risvegliata oggi? Mi chiedo, lasciandomi sfuggire un sospiro pesante, per poi rendermi conto di dover spiegare un po' di cose alla mia ragazza.

-Qual è l'ultima cosa che ricordi?- le chiedo cautamente, cercando di trovare un punto di partenza per quando mi toccherà raccontarle.

Lei per un attimo mi osserva in silenzio, quasi con fare confuso. Poi ad un tratto s'irrigidisce, i suoi occhi diventano due pozzi d'acqua.

-Trevor che mi spinge giù dalle scale.- risponde alla fine, con il respiro che le si fa man mano più corto.

D'istinto vado a stringerle la mano che non è tra i miei capelli.

-Okay, quindi...- prendo aria, guardandola come a chiederle se davvero si senta pronta ad ascoltare. Ma il suo sguardo, nonostante le lacrime, è deciso. –Sei rotolata per le scale, davanti a me.- inizio a raccontarle. Non so se sia giusto parlarle della chiaccherata fatta con Trevor, ma alla fine gliela raccontogliene parlo; così come le parlo di Gregg che l'ha stordito con una gomitata in testa. Le parlo anche della parte peggiore, quella che vorrei non dovesse sapere e tantomeno ricordare. –...non so come tu abbia fatto, ma ti sei alzata e ti sei parata davanti a me prendendoti un proiettile, che era destinato al sottoscritto.- il cuore trema, le mani, le ossa, il respiro, al solo ricordare quel momento. Quello in cui ho cominciato a precipicitare, senza di lei a tenermi. –Mi sono avventato su Trevor poi.- distolgo lo sguardo, bloccandomi.

Cosa direbbe se sapesse che stavo per ucciderlo? Nonostante tutto, Cassy ha un cuore fin troppo grande e non desidererebbe mai la morte di qualcuno.

Neanche di quel figlio di...

-Eh?- mi sprona a continuare lei, dando una stretta alla mia mano. Ma io non riesco a parlare. –Daniel.- mi richiama preoccupata, con delle lacrime silenziose che le bagnano il viso.

ℬℯ𝓁𝓁𝒾𝓈𝓈𝒾𝓂ℴ 𝓈ℯ𝒾 𝓉𝓊 || 𝒟𝒶𝓃𝒾ℯ𝓁 𝒮𝒽𝒶𝓇𝓂𝒶𝓃Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora