1. Distrazioni e destino

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Cassy

Non sono mai stata una ragazza che sta al centro dell'attenzione, non mi sento e sentirei mai a mio agio. Sono più quella che passa inosservata, anche se, a volte, mi piacerebbe che qualcuno si accorgesse di me e quello che porto dentro: dolore, rabbia, tristezza e solitudine. Sono tutti sentimenti che non mi abbandonano mai, neanche per un attimo.
Il dolore per quella madre che ho perso senza averla mai conosciuta, la rabbia per ciò che mio padre è diventato dopo ciò, la tristezza perché non mi sento sua figlia e la solitudine per il semplice fatto che non ho mai avuto qualcuno a cui raccontare la mia vita, ciò che sento. Chi sono diventata con tutti questi fattori di mezzo.
Avrei voluto che quella persona a cui raccontare le mie giornate, la mia vita, fosse stata la mamma, ma lei è morta dieci minuti dopo avermi messa al mondo e non ho avuto mai nessuno a cui parlare di me. Crescendo, ho anche capito che la mamma è la tua migliore amica, mentre io mi sono ritrovata praticamente da sola in un mondo che sembra non avermi voluto fin dal mio primo respiro su questa terra. Mio padre praticamente non c'è, ormai quasi del tutto annegato nell'alcool e nel dolore. L'unica persona che c'è nella mia vita, oltre lui, è mia nonna che ha cercato di crescermi nel migliore dei modi, ricoprendo vari ruoli nella mia vita: madre, padre, nonna. Così mi ritrovo a quasi diciott'anni, con una vita che cambierei volentieri e all'ultimo anno di liceo, con tanti sogni per il futuro e la realtà che continua ad essermi di ostacolo. E beh...mi sento come Raperonzolo.
Quando esco da scuola, infatti, vado sempre alla biblioteca comunale e rimango lì per ore, finendo addirittura il libro. Il mio preferito è Orgoglio e Pregiudizio, ma tra le mie mani ne sono passati tanti di quei libri, che ormai credo di averne perso il conto. Mi perdo sempre tra le righe e le parole e, a volte, rimango talmente immersa nella lettura da non accorgermi che si fa tardi. Isabel, la bibliotecaria, si è ritrovata più volte costretta a riportarmi alla realtà. Mi sento persino in colpa verso di lei, che delle volte per non disturbarmi chiude anche più tardi... Isabel comunque è una ragazza davvero gentile, e non lo dico solo perché è stata praticamente l'unico essere umano con cui abbia intrapreso varie conversazioni riguardanti i nostri libri preferiti o l'ultimo che abbiamo letto. Tante volte è successo che abbia preso un libro e si sia seduta accanto a me, su quel tavolo di legno. In alcune occasioni mi ha persino aiutato con i compiti, rivelandosi molto più brava di me in algebra e trigonometria, nonostante i suoi ventisette anni. Isabel mi fa pensare a una me del futuro...mi ci vedo proprio in una biblioteca, a perdermi tra pagine e righe.
-Rogers!- qualcuno urla il mio cognome e io sobbalzo sulla sedia, ritornando alla realtà. Sbatto un paio di volte le palpebre e davanti a me vedo l'insegnante di letteratura, la signorina Cerra, guardarmi con gli occhi assottigliati e le mani posate sui fianchi. La guardo come se avesse all'improvviso tre teste mentre lei mi riserva un'occhiataccia. È la prima volta, in tutti gli anni di superiori, che mi guarda così. Attorno a me, i miei compagni ridono come se avessero appena sentito la barzelletta più bella della loro vita. E beh... effettivamente è così, considerando che si sta parlando di me. Cavolo, è la prima volta che mi distraggo in questo modo! -Rogers, sarebbe così gentile da esporre alla classe la sua opinione su ciò che abbiamo appena letto?- la voce della signorina Cerra mi arriva con una nota stridula alle orecchie, probabilmente per il fatto che è la prima volta che pronuncia il mio nome con l'intento di riprendermi. Che nè stato del suo solito: 'complimenti, Rogers. Impeccabile come sempre'? Deve essere così delusa dalla sottoscritta in questo momento... Sono la sua miglior alunna dopotutto.
-Ehmm- abbasso lo sguardo sul libro che è sul mio banco e lo guardo come se potesse assalirmi da un momento all'altro e urlarmi contro. -Io...penso...che...- che non so cosa dire! Non mi ricordo neanche cosa stavamo leggendo e la situazione diventa più grave e imbarazzante man mano che scorrono i secondi. Abbasso lo sguardo sul libro che ho davanti e sbatto ancora le palpebre, ricordando solo ora che stavamo leggendo Jane Austen...
-Rogers, sono profondamente delusa da te!- la Cerra è indignata e il fatto che abbia appena alzato la voce con la sottoscritta non presagisce niente di buono. I suoi occhi scuri e affilati sono assottigliati verso di me e il suo viso allungato, ha i tratti induriti. -Sei la mia miglior alunna, ma questo non ti esclude dall'essere spedita in presidenza in questo preciso momento!- esclama poi e la mia bocca si spalanca.
Presidenza? Cosa? Stiamo scherzando?! Questo significherà ricevere sicuramente una punizione, conoscendo il preside Sharman.
Sgrano gli occhi e spalanco la bocca, senza che però alcun suono ne venga fuori. Non sono mai stata in punizione in tutti gli anni della mia carriera scolastica e, adesso, per una piccola distrazione, devo beccarmene una? Sono sicura di avere un'espressione esageratamente sconvolta sul viso, anzi ne sono pienamente consapevole. Sento solo silenzio intorno a me e la cosa è molto più inquietante di quel che è davvero. Ma, forse, è ovvia questa reazione da parte dei miei compagni: tutti sanno che sono la secchiona della classe, se non di tutta la scuola. Questo mi porterà sicuramente sulla bocca di tutti e ciò mi manda in panico, forse più dell'idea stessa di finire in presidenza. Odio essere sotto l'attenzione di tutti, figurarsi essere argomento di discussione tra i miei compagni nei corridoi. L'ultima volta che è successo sono stata lo zimbello della scuola per più di due mesi...sono ritornata ad essere invisibile quando Ellie, la presidentessa del club degli scacchi e una secchiona come me, è stata beccata nei bagni delle ragazze con Will, il quaterback della nostra squadra di Football. Fortuna che da quel periodo sono ormai passati due anni...
-P-Professoressa Cerra- balbetto, incapace di dire altro. Mi viene da piangere.
Lei mi guarda severamente e capisco che non cambierà idea. Dovrò andare in presidenza, che schifo di giornata!
Annuisco a me stessa lentamente e poi comincio a raccogliere le mie cose dal banco, sotto lo sguardo insistente di tutti. Una volta finito di prendere tutto, chiudo la mia tracolla verde fluo e cammino fuori dalla classe, chiudendomi la porta alle spalle in assoluto silenzio.
Mi sento sotto shock e vedo tutto appannato. Non voglio piangere, non qui a scuola dove potrebbe vedermi chiunque e portare ancora più attenzione addosso alla sottoscritta. Prendo un respiro profondo e, tenendo stretta la mia tracolla, cammino come una zombie verso l'ufficio del preside. Ci sono stata solo due volte in quattro anni: quando mi sono iscritta a questa scuola e quando, sempre al primo anno, ho ricevuto un attestato che dichiarava che fossi la miglior alunna dell'anno. Quasi non ricordo la strada...
Tengo la testa bassa, osservando la mia treccia scura sfiorare il seno e penso al fatto che questa volta mi lascerò allungare i capelli. So che non è il momento di pensare a questo, ma è sempre meglio di pensare che tra poco riceverò una punizione. E non voglio nemmeno pensare a quando lo saprà Trevor...
Continuo a camminare in silenzio, sentendo un nodo bloccarmi la gola. Ho paura di quello che potrebbe succedere...sono così codarda, lo so. Nessuno è mai morto per una strigliata dal preside o una punizione, ma mi sento così colpevole in questo momento che riesco ad immaginare solo scenari di possibili apocalissi. Hermione Granger si è probabilmente impossessata di me.
Alzo appena lo sguardo e vedo che sono nel corridoio che porta alla segreteria, basta girare a destra e sarò arrivata. Percorro quei piccoli passi che mi dividono dall'Inferno e comincio a sentire delle voci, anche se in realtà sono urla vere e proprie, che sussulto quando mi ritrovo dentro la segreteria e a pochi passi dalla porta della presidenza. La segretaria mi rivolge un sorriso pieno di disagio. Poverina, chissà da quanto tempo è costretta ad ascoltare queste voci...Sembra però che sia abituata a queste urla. Ricambio il suo sorriso con il suo stesso disagio e poi guardo verso la porta dove spicca la scritta Mr. Sharman fatta in legno, più chiaro rispetto al colore della porta.
-Non permetterò tu faccia una cosa del genere!- urla una voce maschile, molto profonda, portandomi a fare un passo indietro impaurita.
-Non sei nessuno per impedirmelo!- ribatte allo stesso modo un'altra voce, sempre maschile, somigliante più al ruggito di un leone. Sembra più giovane rispetto a quella di prima, ma non ne sono proprio sicura.
L'unica cosa che riesco a fare è sbattere più volte le palpebre e rimanere imbambolata davanti alla porta, senza sapere cosa devo fare. Non devo e non voglio stare a sentire queste urla, che mi ricordano quelle che ci sono a casa, ma sono bloccata e i miei occhi corrono veloci dalla porta davanti a me ai quadri appesi alla parete. Perdo secondi a trovare la forza di fare passi indietro, che quando finalmente riesco a muoverne il primo, la porta si spalanca con forza e mi ritrovo a fare un salto all'indietro poiché colta di sorpresa.
Un paio di occhi azzurri mi fissano arrabbiati e confusi, ma non ci faccio proprio caso a quell'emozione che li riempie: sono bellissimi e solo dopo mi accorgo che ad incorniciare quella meraviglia, è un viso altrettanto meraviglioso. Bellissimo. La mascella squadrata, le labbra sottili ma non troppo e i capelli ricci quasi ramati. Il naso grande ma perfetto su quella bellezza greca... Solo dopo mi accorgo che ho fissato anche troppo il ragazzo che mi è di fronte, che mi sento andare a fuoco le guance di colpo. Così abbasso il viso e mi porto dietro l'orecchio una ciocca sfuggita dalla mia solita treccia. Mi dondolo sui piedi, mi stringo alla mia borsa come se fosse il mio unico appiglio e non provo neanche ad alzare lo sguardo: fisso a terra in attesa che cammini via prima che io faccia qualche altra brutta figura. E poi...le mie Superga verde chiaro sono interessanti. Guarda che cuciture, oh!
Sei l'essere più imbarazzante che Zeus abbia potuto creare! Mi riprende una vocina, tirando fuori quella parte di me pazza per Percy Jackson. L'ho già detto che i libri sono stati la mia salvezza, si?
-Rimani lì o ti sposti e mi fai passare?- la sua voce arriva fredda alle mie orecchie, eppure un brivido mi percorre dalla testa ai piedi e viceversa. Un brivido che è tutto tranne di paura...è qualcosa di caldo, avvolgente.
Mi riscuoto dai miei pensieri e mi sposto lentamente di lato, tenendo sempre lo sguardo basso. Vedo i suoi piedi muoversi e così alzo lo sguardo, sicura di non averlo più davanti. Guardo la sua schiena allontanarsi, fasciata dal parka verde scuro e le sue gambe lunghe muoversi, strette nei jeans. All'improvviso lo vedo però fermarsi e voltare il viso verso di me, da sopra la sua spalla ampia. Parecchio ampia. -Che bambina...- lo sento mormorare e i miei occhi si fanno di colpo più sottili, mentre lo fulmino con lo sguardo. Lo fisso intensamente, anche se è di spalle, e sento la gola bruciare per la voglia di urlargli contro. Ma non lo faccio, non sono il tipo. Vede la mia espressione e ghigna, come se ne fosse compiaciuto e tutto ciò che riesco a fare è trucidarlo con lo sguardo. -Sembri ancora più bambina con quello sguardo- dice, mantenendo il suo ghigno e con le mani nelle tasche del suo giubbotto, mentre si volta completamente nella mia direzione.
Rimango a bocca aperta e stavolta davvero, non riesco a trattenermi. È solo uno sconosciuto, uno bellissimo sconosciuto, che ha subito avuto da ridire su di me.
Stronzo. È la prima parola che mi viene in mente per lui. Come si permette? -E tu sembri ancora più stronzo!- esclamo, incrociando le braccia sotto il seno, stupendo lui e me stessa. E sicuramente anche la segretaria sarà sorpresa, considerando la piccola scenetta che le stiamo offrendo. Fantastico, davvero fantastico!
Non ho mai urlato, o anche solo offeso una persona, in tutta la mia vita. E ora, arriva questo tizio e mi comporto da maleducata. Cassy, mantieni la calma.
-Calmati, piccola- mi schernisce e io rimango a bocca aperta, non solo per il suo tono sfrontato ma anche per come mi ha chiamata. Nessuno mai, in quasi diciott'anni di vita, mi ha chiamata così. Beh, considerando che non ho amici e praticamente una vita sociale... -Le bambine come te, non dovrebbero dire certe cose- mi beffeggia ancora, con gli occhi che luccicano di divertimento.
Poi si volta e scompare, lasciandomi da sola a boccheggiare scioccata e con una strana sensazione allo stomaco.




Ecco il primo capitolo revisionato, vero e proprio! Spero che vi piaccia, con questi nuovi dettagli e particolari.
Lasciate un commento se vi va' o una semplice stellina :)
A presto!
Mary🌻

ℬℯ𝓁𝓁𝒾𝓈𝓈𝒾𝓂ℴ 𝓈ℯ𝒾 𝓉𝓊 || 𝒟𝒶𝓃𝒾ℯ𝓁 𝒮𝒽𝒶𝓇𝓂𝒶𝓃Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora