5. Biblioteca e ancora destino

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Cassy


Varco il grande portone in legno della biblioteca comunale, dopo due ore passate in quella della scuola a pulire scaffali e a riporre libri. Il fatto di non seguire lezioni extra curricolari mi permette di fare tutto con calma.
Subito vengo investita dall'odore che di solito è collegato al profumo della persona che si ama, quell'odore per me è rappresentato dal profumo di carta. Tutto ciò che ho.
Fin da piccola, grazie alla nonna, ho imparato ad apprezzare la lettura fino ad innamorarmene. A sei anni avevo già letto quasi tutte le storie della Disney e avevo un'idea precisa in mente dell'amore, che però è cambiata man mano che sono cresciuta grazie anche ai racconti della nonna sulla mamma e di come si sia innamorata di Trevor. Grazie a lei, ho capito che l'amore è qualcosa di molto più profondo, che prende ogni parte di te e la riempie con l'essenza di quella persona. Quella persona che è in grado di leggerti dentro come nessun altro e nel modo più intenso che qualsiasi altro lettore possa fare.
E, fino ad ora, mi sono limitata a leggere di amori a lieto fine, grandi e potenti e sopra ogni limite. Nella parte più profonda della mia anima, c'è il desiderio di vivere un giorno un amore del genere...
-Cassy!- esclama una voce femminile e allegra, che ormai è più che famigliare. Sorrido automaticamente mentre -Scusami un attimo, Evan.- le sento pronunciare da dietro al suo bancone, a un ragazzo che avrà si e no trent'anni. Vedo il ragazzo annuire e poi lei aggira il bancone e cammina spedita verso di me, fino a circondarmi con le sue braccia una volta che mi è davanti. Sono sorpresa, ma dopo un attimo di stupore mi affretto a ricambiare l'abbraccio. -Sono così felice di vederti.- sussurra contro la mia spalla.
-Anch'io, Bel.- sussurro con il mento premuto contro la sua clavicola. Siamo alte su per giù allo stesso modo.
Rimaniamo così per un altro paio di secondi e poi ci allontaniamo. La guardo negli occhi mentre lei mi osserva con uno sguardo preoccupato. In questo momento ha un'espressione che mi è famigliare, ma non riesco a collegarla
-Stai bene?-mi chiede con tono apprensivo, facendomi sorridere divertita. Lei è sempre così con me, da quando ho iniziato a venire qui dall'età di dodici anni. Forse perché la prima volta che mi ha vista ero in lacrime e con i vestiti un po bagnati. Isabel quel giorno andò a prendermi una cioccolata calda, anche se era metà luglio, e mi chiese se fosse successo qualcosa...non sapeva che fosse il mio compleanno, il giorno che odio più di tutti. Così mi limitai a chinare la testa e a starmene in silenzio, fin quando lei non mi mise tra le mani il primo libro di Harry Potter. Lo presi e cominciai a leggere, fino a quando non si fece buio e dovetti ritornare a casa; ritornai comunque l'indomani e quello dopo ancora...ritorno sempre qui da quasi sei anni, al mio mondo.
-Sì.- le rispondo con un sorrisetto, che lei guarda sospettosamente prima di rilassarsi e annuire. Ha imparato a conoscermi tramite i libri che ho letto in questi anni e le chiacchere fatte su di essi. Forse potrei davvero considerarla mia amica...
-Perché non sei venuta in queste settimane?- mi chiede ancora, ricordandomi che è davvero troppo che non vengo qui. Ha il tono di una madre o anche di una sorella maggiore, che nella mia testa ce la vedo a comportarsi così con il fratello di cui mi ha parlato qualche volta. Ha anche una sorellina molto più piccola, che dice essere un mix tra lei e il fratello. Mi ha detto come si chiamano, ma non mi ricordo al momento.
Pensandoci, sarebbe bello avere Isabel come sorella...forse, se avessi avuto un fratello o una sorella le cose sarebbero andate diversamente. Forse papà avrebbe imparato ad amarmi con l'aiuto di qualcuno.
-Sono stata impegnata con la scuola- le rispondo con tono vago, distogliendo lo sguardo dal suo mentre le mie guance prendono colore come al solito.
Isabel mi guarda con un cipiglio che mano a mano aumenta, facendo quasi paura. Ormai però la conosco e so che è una persona curiosa di suo, talmente tanto che tutte le volte che entro qui mi aggiorna sui pettegolezzi della città. Isabel infatti, anche se lavora in una biblioteca, è molto conosciuta anche grazie ai ragazzi che entrano qui solo per far colpo su di lei: molte volte mi è capitato di vedere ragazzi provar a far colpo fingendo di voler leggere qualche libro impegnativo. Isabel però non è stupida e li ha sempre rifiutati. È stata lei stessa a raccontarmi come si diverte a vedere quei tipi cercar di far colpo senza ottenere niente.
-Voglio solo qualcuno che si mostri per quello che è. Non m'importa se non ami leggere come me, m'importa che mi ami.- mi ha detto un giorno, quando le ho chiesto perché non dasse un'opportunità a qualcuno di loro. E le ho dato ragione, perché amare per me significa dare se stessi nel bene e nel male, senza mentire pur di piacere.
Eppure, nonostante la bellissima ragazza che è con quei suoi occhi marroni, i capelli castani mossi e il corpo da modella, nessuno è riuscito a far breccia nel suo cuore. Nessuno di vero.
-Impegnata con la scuola, eh?- domanda scettica, con gli occhi ridotti a due fessure. -Mi ricorda quando mio fratello tornava da scuola più tardi del solito per una punizione datagli dal nostro stesso padre.- ridacchia, scuotendo la testa come se stesse ricordando quei momenti. La guardo confusa ma lei non se ne accorge neanche. -Ti hanno messo in punizione, vero?- chiede poi retorica, con le sopracciglia alzate, e un pizzico di divertimento nella voce. Ha le mani posate sui fianchi.
Annuisco piano e imbarazzata, abbassando così lo sguardo. Sento una mano posarsi sulla mia spalla e un'altra sulla mia guancia: alzo gli occhi e Isabel mi guarda con dolcezza. Mi ricorda Daniel stamattina...
-Non è grave, va bene?- dice dolcemente. -So che hai una media impeccabile e pensi che sia una tragedia, ma questo non inciderà sui tuoi voti.- continua e le sue parole riescono a far sparire le mie paure. Avere una media impeccabile è ciò che mi serve per andare al college più lontano da qui. Nonna ha passato anni a mettere da parte i soldi per mandarmi al college, visto che a Trevor è sempre e solo importato di farmi del male. Non posso deluderla. -Non pensare che sia una cosa imperdonabile, almeno una volta nella vita tutti sono finiti in punizione. Sei un'adolescente, Cassy, non entrare in paranoia per questo.- mi sorride poi.
-Va bene.- annuisco, rilasciando un sospiro. -Grazie, Bel.- le dico poi, sorridendole con gratitudine. Lei è sempre riuscita a farmi vedere le cose con chiarezza, anche se non le ho mai raccontato chissà cosa riguardo la mia vita. Lei conosce soltanto la Cassy che viene qui e si siede sul tavolo di legno, per ore e ore.
-Figurati, tesoro.- scuote la testa appena. Si avvicina ancora e mi fissa con fare quasi inquietante. -Che punizione hai avuto?- mi chiede alla fine, con la sua solita curiosità.
Scoppio a ridere alla sua domanda e scuoto la testa. Mi diverte sempre ripensare alla mia punizione. -Devo occuparmi della biblioteca della scuola.- le rispondo alla fine, ancora ridendo.
-Che cosa?!- esclama incredula, mentre io annuisco. -Oh, avanti! Questa non è una punizione per te!- finge di lamentarsi, facendomi ridere ancora di più. Lei ride insieme a me.
Ridiamo talmente forte che quando guardo distrattamente alle spalle di Isabel, vedo quel ragazzo.. Evan se non sbaglio, che ci guarda stranito.
-Ci starà prendendo per pazze...- ridacchio, con le guance rosse per l'imbarazzo. Isabel mi guarda confusa e io le faccio cenno alle sue spalle.
-Oh!- esala, schiarendosi la voce. -Arrivo subito, Evan.- dice con tono professionale, anche se mi sembra di percepire del nervosismo dalla sua voce.
-Ehm...tranquilla.- sorride Evan, facendo un gesto con la mano.
Isabel si gira verso di me e mi guarda nervosamente. Alzo un sopracciglio ma lei sospira, si volta e si avvicina al ragazzo passandosi le mani tra i capelli. Vedo Evan sorridere quando Isabel gli si avvicina, facendomi sorridere anche me intenerita perché è il primo ragazzo a cui vedo brillare gli occhi per lei.
E penso già di saper come finirà, perché quegli occhi sono sinceri. Come si dice in fondo, gli occhi sono lo specchio dell'anima, no?
Li osservo mentre parlano e si sorridono a vicenda, e mi piacciono già così. Mi piace guardare Evan ammirarla come se fosse lottava meraviglia al mondo e mi piace Isabel che lo osserva come se fosse quel principe non poi tanto azzurro che ha sempre cercato. Tra di loro c'è dolcezza e imbarazzo. E mi piacciono, mi piacciono tanto perché mi hanno appena fatto capire che l'amore è fatto di sguardi che ti cambiano la vita.
Isabel annuisce a qualcosa che lui le ha detto e poi Evan avvicina il viso al suo, lasciandole un bacio sulla guancia con una dolcezza che colpisce anche me, a questa distanza. Si allontana e le sfiora la mano, incaminandosi poi nella mia direzione -esattamente dove mi ha lasciata Isabel a guardare la scena come se fosse un film. E i pop corn?
Evan alza il viso e vedo il sorriso che gli piega le labbra, e mi viene da sorridere perché sembra davvero il principe azzurro di Isabel con quei capelli biondi, gli occhi azzurri e il viso dai tratti dolci, anche se ha i lineamenti marcati.
-Amala più di te stesso.- le parole abbandonano le mie labbra senza che me ne accorga, appena mi è accanto. Le sussurro appena però, che per un attimo dubito persino di averle pronunciate; Evan alza lo sguardo e mi guarda confuso e allora gli faccio cenno verso Isabel: fa un sorriso e annuisce prima di farmi un cenno di saluto e superarmi.
Sospiro e guardo Isabel, pronta a chiederle un libro nuovo, quando mi accorgo che i suoi occhi prima sognanti adesso sono spalancati per la sorpresa. -Daniel!- esclama facendo perdere vari battiti al mio cuore.
E in quel momento, capisco subito chi sia suo fratello e che qualcuno deve aver messo quel bellissimo stronzo sulla mia strada.

ℬℯ𝓁𝓁𝒾𝓈𝓈𝒾𝓂ℴ 𝓈ℯ𝒾 𝓉𝓊 || 𝒟𝒶𝓃𝒾ℯ𝓁 𝒮𝒽𝒶𝓇𝓂𝒶𝓃Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora