capitolo 13

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Jason
Vorrei tanto parlare con Kate,sono giorni che non esce dalla sua stanza. Ogni volta che qualcuno entra inizia a dimenarsi. Le hanno messo delle cinghie per Non farla muovere quando le danno le medicine. Sono le undici,tutti stanno nelle rispettive stanze,non dovrebbero vedermi.
Apro silenziosamente la stanza 356. Noto Kate che sposta lo sguardo dal soffitto a me.
"Perché sei venuto?"
"Mi mancano i tuoi lunghissimi discorsi"
Kate sorride
" posso restare un Po?"
"Come sono arrivata a tutto questo?"
"Chi non é pazzo finisce per impazzire lo stesso qui dentro prima o poi"
"Mi manca tutto Jason. Ho 23 anni dovrei essere lì fuori a spaccare il mondo invece sono qui dentro,legata con delle corde che mi impediscono anche di mangiare,devo chiamare anche per andare al bagno"
Jason si alzò e cercò di slegare le sue mani e i suoi piedi.
"Grazie"
"Cosa ti manca Kate?"
"Hai presente quando non hai nessuno con cui parlare? Nessuno per la quale vivere? Mi sono sentita sempre sola,ho iniziato a chiudermi in stanza,avevo attacchi di panico tra la gente,mi sono rifugiata in me stessa sempre di più fino a quando la solitudine é diventata mia amica. Mio padre mi picchiava e solo quando perdevo i sensi mi lasciava. Beveva di continuo e mia madre glielo permetteva fino a quando sono stata in coma per una botta presa sul tavolo della cucina,botta per modo di dire,mi ci sbatteva fino a quando iniziava ad uscire sangue"
"A volte i genitori non Si rendono conto di quanto possano far male"
" avrei voluto provare qualche sentimento che non sia odio"
" sei ancora in tempo"
"Perché mi parli Jason? Nessuno lo fa"
"Non lo so,sei la mia ombra da quando sei qui"
"Non capisco"
"Voglio tenerti la mano Kate,voglio aiutarti"
" Perché??"
" Perché ho visto persone rinascere con le persone giuste accanto"

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