Capitolo dodici

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A Fabiana.

Mi misi gli anfibi e poi uscii di casa. Antonio mi aspettava con la macchina, segno che questa serata sarebbe già cominciata una merda.
Salii in macchina e lo salutai con un semplice bacio sulla guancia, vedendo poi la sua faccia un po' delusa, forse voleva un po' di più.
Il problema era che solo guardandolo in faccia mi sentivo male per la sera prima. Fortunatamente dovevamo andare a prendere anche Vittorio, quindi il disagio sarebbe diminuito.

Arrivammo al locale, era abbastanza grande e c'era un bel po' di gente. Immaginavo che sia Genn che Alex erano norvosissimi. Andai vicino al palco dove loro stavano accordando le chitarre.
Ero esaltatissima, li avevo sentiti suonare pochissime volte, e risentirli, sopratutto con una voce sicuramente diversa sarebbe stato bellissimo.
Passarono circa cinque minuti -il tempo di andare a prendere la birra- e i due cominciarono a suonare. Mi prese una fitta al cuore. Cazzo, erano bravissimi, le loro voci si legavano in modo perfetto. Quando Alessio cantò da solo il mio cuore prese a battere fortissimo, e mi emozionai come mai prima d'ora, per poi arrivare a "commuovermi", e le lacrime continuarono a scendere fino alla fine dell'esibizione. Il fatto era che li avevo visti cominciare, e ritrovarli così...bravi, preparati, così belli, era fantastico. Avevano delle voci stupende. E dio, mi erano mancati così tanto. Mi asciugai velocemente le lacrime solo quando i due scesero dal palco, sicura che si sarebbe notato, che avevo il trucco colato e gli occhi gonfi.
Abbracciai Gennaro stringendolo forte a me.
<<Sono così fiera di voi, siete bravi.>>
<<Sa' sembri mia madre, dai.>>
<<È ciò che penso.>>
<<Lo so, tesoro, scherzavo. Grazie mille, ti voglio bene. E dallo un abbraccio anche ad Alex.>>
Mi avvicinai lentamente a lui.
<<Siete stati...ehm, bravi, sul serio.>>
<<G-grazie mille, Sarah.>>
E lo abbracciai. Eravamo le persone più impacciate del mondo, eppure stavamo così bene.
Ci staccammo dopo non so quanto tempo, e mi avvicinai, rossa come un peperone, a Vittorio.
<<Sarah, poi dobbiamo parlare, non potete continuare così.>>
<<Ma sai che lo faremo, vero?>>
<<Si.>>
••••••
<<Ciao Vitto'.>> lo salutammo io e Antonio da i sedili anteriori.
<<Sono stati bravi, eh?>> disse Antonio quando fummo soli.
<<Si, molto.>>
<<Perché hai abbracciato Alessio?>>
<<Non potevo, scusa?>>
<<Pensavo aveste litigato.>>
<<E quindi?>>
<<No solo che, mi ha dato un po' fastidio.>>
<<Okay.>>
<<Come okay?>>

Non gli risposi. Mi aveva fatto incazzare, e anche tanto, e probabilmente l'aveva capito.
Non solo mi sentivo in colpa, ma doveva anche farmi incazzare?
Arrivammo a casa mia e dicendogli un semplice "ciao" uscii dalla macchina.
Era arrabbiata, e anche tanto.

Dumb| Alessio Iodice. Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora