A Martina. Non ti ho dimenticata.
Uscii di casa per andare al parco, da Antonio.
Non stavo per niente bene, avevo perso molte ore di sonno, forse per il nervosismo, e avevo un mal di testa tremendo.
Continuavo a dirmi che dovevo smetterla, ma niente.
Erano le cinque, ed ero in ritardo, ma continuavo a camminare lentamente, come se nulla fosse, forse perché poco mi importava.Arrivai al parco con ormai mezz'ora di ritardo, e vidi da lontano Antonio su una panchina. Quest'ultimo, quando mi vide, si alzò e mi venne incontro. Ad ogni suo passo verso di me la voglia di girarmi e andarmene cresceva in me.
Ero consapevole del fatto che tutto ciò, oltre a farmi sembrare tremendamente lamentosa, facesse crede che quasi odiassi Antonio, ma non era così. Lui era un ragazzo d'oro -e tossico-, e ci ero cresciuta. È sempre stato disponibile in ogni momento, e non avrei mai potuto essere arrabbiata con lui. Quindi, non odiavo Antonio, io odiavo me, perché evidentemente a lui interessavo, e lo stavo illudendo.Arrivammo l'uno vicino all'altra, e lui mi salutò con un casto bacio sulle labbra. Tutto sbagliato, forse dovevo parlargli e dirgli tutto.
<<Come stai?>> mi chiese, era sempre lui ad aprire argomento.
<<Ehm, bene bene, tu?>>
<<Benissimo. Senti, ti va di andare al bar,magari a prendere la cioccolata?>>
<<No, grazie...io...non ho fame.>>
<<Ma come? L'hai sempre amata.>>
<<Si lo so ma non ne ho voglia.>>
<<Va bene, va bene. Allora facciamo un passeggiata.>>
<<Okay.>>
Buono la cioccolata, cazzo. Stavo a dieta, e non volevo sgarrare, anche se ne avevo una voglia tremenda.
Camminammo chiacchierando un po' di tutto. In quel momento, mi sembrava di parlare con un mio normale amico, e mi sentivo anche a mio agio, il problema fu quando mi prese la mano. In quel momento mi salirono tutti i sensi di colpa.
Quel giorno andammo a Pozzuoli, vicino al mare. Facemmo davvero una lunga camminata. Non ne ero per niente amante, eppure d'inverno l'amavo. Sarebbe stato tutto perfetto se non avessi avuto quel fottuto senso di colpa che mi ossessionava.
Nonostante tutto, molto lentamente il tempo passò, e finalmente riuscii a tornare a casa. Antonio mi salutò di nuovo con un bacio, stavolta un po' più spinto. E io restavo sempre immobile.Mentre mi cambiavo per mettere il pigiama, dato che stavo scomoda con i jeans, il mio telefono prese a squillare, era Vittorio.
<<Sto venendo a casa tua.>>
<<Eh?>>
<<Dobbiamo parlare.>>
<<Ehm, okay.>>Guardai l'orologio, erano le otto. Vittorio sarebbe arrivato a momenti, e si sarebbe trattenuto un bel po', quindi decisi di non mangiare, non avevo neanche molta fame.
Il mio amico arrivò a casa e ci sedemmo subito sul letto.
<<Allora, che avete fatto oggi?>>
<<Abbiamo fatto una passeggiata, niente di che.>>
<<Tutto qui?>>
<<Ehm, no, lui mi ha baciata..>>
<<Cosa? E tu? Tu non gli hai detto nulla?>>
<<No Vittorio, restavo lì, impalata, non sapevo che fare.>>
<<Tu credi che con Antonio riuscirai a distrarti?>>
<<Io spero di non pensare più ad Alessio, anche se ogni volta che esco con lui...è il pensiero principale.>>
<<Tu lo ami.>>
<<Si che lo amo, ma lui non ama me.>>
<<Senti, io ti ho detto mille volte che vi amate ma tu non vuoi proprio capirlo.>>
<<È solo che...mi sta scoppiando la testa.>>
E lì, scoppiai in un piano liberatorio, accasciandomi tra le braccia di Vittorio, mi serviva.