Capitolo 2

284 36 30
                                    

"Aspetta, io ti ho già vista da qualche parte... ci siamo già incontrati?" Mi chiese con fare pensieroso, come se si stesse sforzando di ricordarsi qualcosa.

"Si, siamo compagni di classe" risposi seccamente.

"Ah, ora mi ricordo di te! Sei la ragazza che se ne sta sempre in disparte e non parla con nessuno, giusto?"

Grazie per i complimenti.

"Si sono io" lo guardai storto.

"Ehm scusa" abbassò lo sguardo.

"Prima hai detto che devi tornare a casa, giusto?"

Mi sta dicendo di andarmene?

"Si"

"Ti va se ti accompagno?"

Ok, la situazione sta degenerando.

"Come vuoi" iniziai a cammimare verso casa.

"Lo prendo per un si" e mi seguì.

Fatemi indovinare, ora vi aspettate che vi dica che abbiamo parlato molto e abbiamo scoperto di avere molte cose in comune, che ci siamo innamorati l'uno dell'altra e che passeremo tutto il resto della nostra vita insieme?

Beh, mi dispiace deludervi, ma non è accaduto niente di tutto questo.

Ci dicemmo appena quattro parole.

Non riuscii nemmeno a chiedergli cosa ci facesse in quel parco, e per tutto il tempo lui fissava i ciondoli che avevo sullo zaino, uno con le ali della libertà, uno con il death note e uno con la maschera di Kaneki di Tokyo ghoul.

Ad un certo punto però lui spezzò il silenzio.

"Ma... tu dove abiti?"

"Siamo quasi arrivati, ora lo vedrai da solo"

Aveva un'espressione strana, non riescivo a capire cosa stesse pensando.

Anche se ora che lo guardavo negli occhi, notai che assomigliano molto a quelli del Caporale Levi Ackerman, mentre i suoi capelli assomigliavano a quelli di Eren Jaeger, solo che quelli di Marco sono neri mentre quelli di Eren sono castani. Ed è anche abbastanza alto devo dire.

Ora capisco cosa prova Levi quando sta vicino ad Erwin.

Non preoccupatevi, non sto impazzendo, è una cosa che faccio spesso: quando incontro persone nuove le paragono a qualche personaggio degli anime.

Non c'è un motivo in particolare, lo faccio tanto per.

Ormai è diventata praticamente un'abitudine.

-------------

"Eccoci qui, io abito in questa casa" mi fermai davanti ad un edificio bianco con un piccolo giardino recintato intorno.

"Ah, davvero? Allora vuol dire che siamo vicini! Io abito lì" indicò una casetta dall'altra parte della strada, anch'essa bianca, leggermente più grande.

Ma si può sapere come diavolo siamo arrivati a questo punto?

"Io ora devo andare, ci vediamo a scuola" mi fece un leggero sorriso e mi salutò con la mano prima di dirigersi verso casa.

'Che ragazzo strano' pensai, prima di aprire il piccolo cancello e di entrare anche io a casa.

"Sono a casa" dissi togliendomi la giacca e lanciando lo zaino in un angolo dell'ingresso.

"Bentornata, com'è andata a scuola?" Mia madre fece capolino dalla porta della cucina che si trovava alla fine del corridoio.

È una donna piuttosto alta, con i capelli castano chiari corti, un paio di occhiali che poggiano sul suo naso piccolo e che le coprono gli occhi neri e vivaci. Si chiama Carla ed è una persona gentile e risoluta, sa sempre dare dei buoni consigli quando serve.

"Come al solito" risposi, aprendo la porta di camera mia.

"Oggi papà torna tardi e quindi non cena con noi, saremo solo noi due"

"Ok" entro in camera chiudendomi la porta alle spalle e buttandomi sul letto.

Ripenso a quello che è successo con Marco.

'Sono davvero un disastro quando si tratta di socializzare con gli altri, probabilmente dopo oggi non parleremo molto perché sono sicura di non avergli fatto una buona impressione... ma alla fine è meglio così, probabilmente non ci parleremo mai più dopo oggi'

OtakuxOtakuDove le storie prendono vita. Scoprilo ora