I miei occhi si aprono contemporaneamente ad un cigolio assordante.
Vedo Ian venirmi incontro.
《Buongiorno.》mi sorride. Ricambio il gesto, sentendomi ancora una merda per quello che gli ho fatto.
So che c'era l'ombra, ma sono stata io a farlo. Avrei potuto fermarla, credo. Eppure non l'ho fatto. È come se una parte di me voleva davvero fargli del male.
《Come stai?》si accovaccia per terra.
Solo le sbarre ci separano. Se fossi al suo posto non mi avvicinerei tanto, avrei sempre mantenuto le distanze, non si sa mai.
《Molto bene.》mento 《E tu?》domando a mia volta.
《Bene.》sorride. Ma vedo che anche lui sta mentendo.
《Sono venuto qui per portarti nella sala centrale.》dice.
《Perché? 》chiedo subito preoccupata.
《Una persona ti vuole vedere.》dice fa scattare la serratura e mi aiuta ad alzare.
《E chi è?》corrugo la fronte.
Per un attimo, il viso di mio padre si fa strada tra i miei pensieri, ma lo mando via subito. È impossibile, è in Australia con la sua nuova famiglia.
《È qualcuno di molto importante, e mi ha chiesto esplicitamente di non dirti niente, perché sapeva che altrimenti non saresti voluta venire.》
Sento i miei occhi accendersi, come due piccoli fiammiferi.
Chi può essere?
Forse Dwight? Sì, sì tratta sicuramente di lui. Sapeva che non sarei venuta se lo avessi saputo. Si crede tanto furbo?
Mi lascio trasportare nei lunghi corridoi. Ora che non sono svenuta o in fuga, posso osservare meglio la zona. È uguale a tutte le altre, ma le pareti sono decorate con delle piccole stelle dorate, come quelle che le insegnanti danno agli alunni per ogni loro buona azione.
Svoltiamo l'angolo, e ci ritroviamo a pochi passi dalla sala centrale.
Cosa farò non appena il mio sguardo incrocerà quello di Dwight? E soprattutto: cosa gli dirò?
Mi blocco. Sento il mio stomaco andare in subbuglio. Vorrei scappare.
Sento la bocca asciutta e un terribile nodo alla gola.
Deglutisco a fatica.
Il volto sconsolato di Grace mi appanna la vista.
《Grace?》sussurro. Non sono sicura che mi abbia sentito.
《Clare...》non so se abbracciarla o restare immobile.
Opto per la seconda.
È come se fossi paralizzata, tanto da non servirmi più dell'aiuto di Ian da reggermi in piedi.
Si avvicina a me con passo svelto, ma viene rallentata da una guardia.
《È mia figlia.》sbotta.
Sentire la parola "figlia" pronunciata da lei, mette quasi i brividi.
Lui la ignora completamente.
《Perché sei venuta?》è tutto quello che riesco a dire.
Ricordo quando non ha fatto niente per impedire questo...
È tutta colpa sua.
È come se ora in questa stanza ci fossimo solo io e lei.
Delle lacrime iniziano a scendere, lente e pesanti, sulle mie guance.
Si libera dalla presa della guardia e corre ad abbracciarmi.
Vorrei davvero ricambiare questo piccolo gesto, ma non posso. Sono bloccata da questa camicia di forza.
La sento singhiozzare contro la mia spalla.
《Se volete seguirmi.》continua la mia guardia. Ci conduce in una piccola sala.
Ci ritroviamo da sole, ma ovviamente io sono legata. Ho anche le gambe bloccate con una piccola corda.
《Perché sei venuta?》domando con un filo di voce.
《Volevo vederti, e sentivo il bisogno di raccontati tutto.》dice.
Tutto? Tutto cosa?
Annuisco.
Fa un respiro profondo.
Le sue mani sudaticce mi sfiorano una guancia. La ritrae lentamente, per poi unirla con l'altra mano.
《Io ti ho mandata qui perché credevo fosse la cosa migliore per te. Avere un ambiente dove potevi rilassarti, lontana dalle mie continue urla...》i suoi occhi si riempiono di lacrime, ma non cede al dolore 《Non ho mai preso per il meglio la separazione con tuo padre, ora, come ben sai, ha un'altra famiglia. Non ho mai accettato l'idea che ci avesse abbandonate. Lo aspettai, Clare. Per giorni. Poi i giorni cominciarono a diventare mesi, e i mesi, anni. Ci ha dimenticate. A me per prima...》
《Ma... quei bigliettini che ricevevo? Non mi ha dimenticata...》la interrompono bruscamente.
《Ero io a scriverli. Lui ha voltato pagina, ma non volevo che ti sentissi abbandonata da quello che doveva essere tuo padre, così, un giorno, te ne scrissi uno. E così questa storia è andata avanti, e non ti sei mai accorta di niente.》spiega.
Rimango in silenzio.
Non so davvero cosa dire. Tutte quelle frasi non erano da parte di mio padre?
《Clare... Da quando la piccola la piccola Addison non c'è più, la mia vita è sprofondata nel peggio.》
Addison. Da quanto tempo non sentivo pronunciare il suo nome. Mi manca da morire.
Aveva sei anni quando è successo.
Io ne avevo nove.
Stavamo giocando nel vialetto di casa, quando di colpo, il suo giocattolo preferito iniziò a rotolare, per poi fermarsi al centro della strada.
Lei mi chiese di andarlo a prendere, ed io le risposi che non potevo, perché dovevo finire di pettinare la mia bambola.
Corse per andare a recuperare quel piccolo pezzo di plastica.
Io continuai a sistemare quei lunghi capelli biondi, fino a quando non sentii uno scatto improvviso, e poi un tonfo. Quando mi girai, il corpo di mia sorella era privo di vita al centro della strada.
Tutto quello che ricordo dopo quel momento, sono delle urla di disperazione.
Era morta. Non si muoveva, non respirava.
Ho perso mia sorella per colpa mia.
Se fossi andata io, ora lei sarebbe viva. Mi sono sentita, e mi sento tutt'ora responsabile dell'accaduto.
A volte, mi sembra di riuscire a sentire di nuovo la sua voce, ma poi l'immagine della macchina che la investe continua a tornare, rovinando ogni ricordo felice che ho di lei.
《Non sapevo come sfogare il mio dolore. Eri tutto quello che mi era rimasto, e lo sei ancora.》si corregge 《Ma quando iniziasti a vedere le ombre, ogni cosa è cambiata. Pensavo che ti avrei persa, come ho perso Addison.》fa un grande sforzo per pronunciare il suo nome 《Così quando andai a parlare con la dottoressa Watts, lei mi suggerì di mostrarmi fredda nei tuoi confronti, così quando saresti dovuta venire qui, non ti sarei mancata. Disse che in questo modo non avresti sofferto.》nota la mia faccia di disapprovazione nei suoi confronti, e si affretta a dire 《Prova a capirmi. Da poco divorziata, la perdita di mia figlia, e la tua situazione... Mi hanno portato all'esasperazione Clare. Così la sera frequentai una specie di gruppo di sostegno, ma non servii a molto. Iniziai la ricerca di un nuovo lavoro, perché con quello che avevo, non potevo permettermi di comprare tutte quelle medicine... poi arrivò il momento. Era già tutto programmato. Dopo che sei partita, la mia vita è stato un completo via vai. Lavoro, lavoro e lavoro. Solo lavoro. Eppure mi mancava averti a casa. Mi mancava vederti ridere mentre guardavi le serie TV. Mi mancavi tu. Perciò ho deciso di venirti a trovare.》dice in fine.
《Perché non mi hai salutata quando...》
《Avevo paura.》ammette subito 《Non volevo che cambiassi idea.》
Inizio a provare disgusto nei confronti della dottoressa.
Il suo discorso mi lascia senza parole. Non mi aspettavo di ricevere una sua visita, tanto meno di scambiarci delle parole.
Questo è stato il discorso più lungo che abbiamo mai avuto.
Odio mio padre. Odio per come ha ridotto Grace.
Credevo che lui fosse il buono della situazione, ma invece mi sbagliavo.
《Perché?》
《Perché, cosa?》chiede lei.
《Perché mi dici queste cose ora? Perché non me le hai dette subito? E perché hai ascoltato quella stupida?》dico tutta d'un fiato.
《Perché non sapevo quando avrei avuto un'altra occasione per spiegarti tutto.》risponde alla prima domanda 《L'ho ascoltata perché... diamine, è una dottoressa, pensavo che avesse tutto sotto controllo.》si passa una mano tra i capelli.
La guardia apre la porta.
《Il tempo delle visite è terminato.》ci avverte.
Mi ero dimenticata di essere ancora rinchiusa in un manicomio.
La mamma si alza, e si avvicina. Mi stampa un piccolo bacio sulla guancia. Lascia un piccolo fogliettino di carta sull'orlo della camicia di forza.
《Ti voglio bene.》dice.
《Ti voglio bene, mamma.》
La sento sorridere.
Prima di uscire, mi lancia un piccolo sorriso. Non voglio che se ne vada.
La vedo scomparire dietro la porta.
La guardia mi scorta di nuovo nella mia stanza, per poi chiudere a chiave la cella.
Esce, lanciandomi un piccolo sguardo di compassione.
Afferro il bigliettino con i denti. Credo che l'abbia scambiato per un etichetta o roba simile.
Lo lascio scivolare per terra, per poi girarlo con il piede sinistro.
Sono i periodi difficili, che fanno invecchiare.
Sotto questa frase, il nome mamma è accompagnato da un piccolo cuore rosso, disegnato con la penna.
Questa frase è una piccola descrizione di quello che mi ha detto.
Ripenso alle sue parole. Le pronunciava come se avesse imparato a memoria il discorso, già prima di mettere piede qui dentro.
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La mia lettera D
ParanormalClare non è mai stata come tutte le altre ragazze. Ha sempre avuto quella caratteristica che la differenziava dalle altre sue coetanee. Entrerà a conoscenza di un mondo sovrannaturale con l'arrivo improvviso di Dwight, e scoprirà ciò che è veramente...