Capitolo 11

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《È senza controllo...》sento sussurrare. Dalla voce acuta ed insopportabile capisco che è Cara.
《Stava per uccidere un'altra persona!》alza la voce di poco. Si sta rivolgendo ad una guardia, la quale sembra annuire senza capire una sola parola.
Un'altra persona?
Rimango pietrificata.
Ho ucciso Mark.
Mi rivolge uno sguardo. Quando nota i miei occhi aperti, accenna un piccolo sorriso per mascherare la paura.
《Ehi Clare.》fa lei, con un tono rassicurante.
Non rispondo. Non so bene dove mi trovo, ma non sono più nella stanza di prima.
《Dove... Dove sono? 》chiedo infine. La mia voce è un sussurro. Sento la gola secca, faccio molta fatica a parlare.
È come se stessi dormendo, ma, purtroppo, sono sveglia.
《In un luogo più sicuro per te.》dice.
Per me, o per loro?
Sento le braccia incollate al corpo. Abbasso lo sguardo. Una camicia di forza mi tiene ferma.
Mi ricordo di Dwight, quando sull'aereo, ha messo in atto i suoi giochetti per informarmi dell'assenza delle camicie di forza. Mi vene quasi da ridere.
Ricordo la stanza vuota.
《Dov'è Dwight?》chiedo.
《Chi?》chiede la guardia.
《È un tuo amico?》mi chiede in modo gentile Cara.
Pensa di avere a che fare con una bambina?
《Esiste.》dico seccata.
《Ora è in questa stanza?》continua.
Se non fossi legata, ora le mie mani si troverebbero attorno al suo collo.
《Sì, è dietro di te. 》dico, prendendola in giro.
Lei si volta di scatto.
Non resisto, e mi lascio sfuggire una piccola risata.
Lei mi guarda, fulminandomi con lo sguardo.
Non dice niente, ed esce, lasciandomi sola con la guardia.
《Ascoltami attentamente, ora. Resterai qui finché non cambieranno idea. Fino a quel momento, sarai sotto la mia sorveglianza.》dice.
Alzo gli occhi al cielo, e lo vedo accomodarsi su un piccolo sgabello in legno di fronte una scrivania.
Restiamo così per un po'.
Continuo a fissarlo.
《Devi dirmi qualcosa? 》mi chiede, alzando le sopracciglia con aria interrogativa.
《Dovrei?》rispondo a mia volta.
《Assolutamente.》il suo tono di voce è ironico, quasi derisorio nei miei confronti.
Sono preoccupata per Dwight.
《Conosci Dwight?》chiedo.
《Il nome non mi è familiare...》pensa tra sé e sé.
《Come sta Ian?》domando preoccupata.
《Ecco, lui...》viene interrotto da un piccolo cigolio di una porta.
Vedo Ian entrare. Sono così sollevata di vederlo qui, ancora tutto intero.
Fa un cenno con il capo all'altra guardia. Quest'ultima lascia la stanza, lasciandoci soli.
《Prima che tu dica qualcosa, volevo dirti che mi dispiace. Non ero in me. Ero come... posseduta. 》sarebbe inutile il mio tentativo di spiegargli ciò che è accaduto davvero.
《È tutto okay.》mi sorride. So che non è così. Riesco a vedere la paura nei suoi occhi, come in quelli di tutti gli altri, del resto.
《Davvero, io non volevo farti del male...》
《Mi capita tutti i giorni, Clare. 》m'interrompe, rivolgendomi un'altro piccolo sorriso.
《Sai dov'è Dwight? 》chiedo. Spero che almeno lui lo sappia.
《Chi?》corruga la fronte.
È inutile.
《Nessuno. 》rispondo.
Mi tornano alla mente le ombre. In particolare quella di ieri. È stata tremenda. Ricordo ogni singola sensazione, ogni pensiero...
Non voglio rimanere qui da sola. Sono indifesa. Sono bloccata. Non posso fare niente per proteggermi.
Alzo lo sguardo. Mi ritrovo da sola. Ian è sparito.
Sono rannicchiata in un angolo del letto.
Cerco di fare leva sulle gambe per alzarmi. Mi metto seduta e mi guardo attorno, tanto per tenermi impegnata.
La stanza è stretta. È simile a quella precedente, ma qui manca la finestra.
Davanti a me, ciò che mi separa dall'esterno, è una grande parete in acciaio, formata da piccole sbarre scure.
Alla mia sinistra c'è la piccola scrivania. Mi domando a cosa serva.
Mi sembra di trovarmi in una cella.
Da fuori, noto un guizzo improvviso di luce. Impossibile, dato che qui attorno è privo di finestre.
I miei occhi si riducono a due piccole fessure.
Dopo un paio di secondi, svanisce nel nulla.
Sento un piccolo sussurro.
《Ehi!》non riesco a capire di chi sia la voce.
Spero si tratti di Dwight.
Rimango un po' delusa quando Annabelle si fa strada per raggiungermi. Il guizzo di luce proveniva dalle chiavi che ha in mano.
Si avvicina furtivamente e le inserisce nella serratura, la quale, dopo un piccolo scatto, si apre.
Annabelle entra.
《Cosa fai?》le domando.
《Ti libero, non è evidente?》dice. Inizia ad allentare la camicia di forza, togliendola completamente.
《Perché? 》chiedo.
《Non c'è un motivo. Ti libero e basta, a meno che tu non voglia restare ancora qui. 》mi rivolge un occhiata tagliente.
Non ho voglia di rimanere qui.
《Dobbiamo trovare Dwight. 》fa lei.
《Lo conosci?》sono sorpresa. Non sono la sola che sa di lui.
《Sì, storia lunga, ora andiamo, o ci troveranno.》controlla se il corridoio sia libero.
È deserto.
Mi alzo di scatto, dirigendomi verso l'uscita.
《Oh, aspetta...》mi ferma. Torna vicino al mio letto, prende quello che dovrebbe essere un cuscino, e lo infila sotto le coperte《Dovrebbe andare.》dice guardandomi.
Non so bene se offendermi per le sue parole.
Percorriamo il corridoio alla svelta. La seguo. Se fossi stata sola, mi sarei persa alla prima curva.
Inizia ad accelerare il passo.
Usciamo da una piccola porta.
Dove sono tutte le guardie? Non possono essere scomparse. Questo posto dovrebbe essere sorvegliato da cima a fondo, eppure questa zona è completamente priva di sorveglianza.
Usciamo, e ci ritroviamo davanti a delle siepi altissime.
Sembra un labirinto. Vi entriamo. Ci accovacciamo dietro un ampia parete di foglie e spine, nascoste dagli occhi di tutti gli altri.
《Che facciamo ora?》le chiedo.
《Non lo so.》risponde con disinvoltura.
《Come non lo sai?》alzo la voce 《Sei stata tu a farmi uscire. Sei stata tu a portarmi qui, e ora non sai che fare?》sbotto.
Lei non risponde. Continua a fissare una piccola farfalla dalle ali bianche con dei piccoli, quasi percettibili, puntini scuri.
《Bene.》mi alzo. Mi dirigo verso l'uscita. Non so cosa dirò alle guardie. Non sarei dovuta uscire con lei, mi sono lasciata abbindolare solo perché diceva di conoscere Dwight.
Viene verso di me, fermandosi a pochi metri di distanza. Se si avvicina ancora mi metto ad urlare.
《Vuoi sapere che fine ha fatto, o no?》alza le sopracciglia.
Certo che voglio. Il pensiero che qualcuno gli abbia fatto del male, mi sta uccidendo.
《Ti dirò quello che vuoi sapere. Ma prima dobbiamo entrare qui dentro.》dice, indicando l'entrata del labirinto.
Non so se posso fidarmi.
Una piccola voce mi sta urlando di scappare, di non farlo.
Ma, d'altronde, cos'ho da perdere?
Entriamo.
《Prima che io inizi a parlare, devi capire una cosa...》dalla sua espressione, capisco che l'informazione che sta per riferirmi è molto impegnativa.
《Vedi... La cosa che devi sapere, è che...》

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