Istinto Primordiale

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  Corre fra arbusti e cespugli, ogni ramo secco muore una seconda volta sotto il peso dei suoi passi pesanti e il suo respiro ansante s'infrange contro l'aria calda e umida. Gli alberi possenti sfocano alla sua vista in un girandola di L'umidità si attacca alle vesti di pelle e la gonna di pelliccia vorrebbe tanto ingoffargli l'agilità che si è guadagnato con tanto allenamento e ore di noia; il sudore gli imperla il corpo e sente i capelli asciugarsi nella corsa, gli insetti che gli ronzano attorno fastidiosamente sono bellamente ignorati,come gli strilli acuti degli uccelli nel cielo chiaro, come gli stessi barriti acuti e i successivi versi profondi di petto dei mammut che l'orecchio capta in lontananza.
Ooh, un mammut sarebbe una preda allettante, ma la sua irrequietezza ha lasciato indietro i suoi compagni di caccia e sa, nonostante il poco sale in zucca di cui è famoso nel villaggio, che sarebbe una caccia senza ritorno.
E s'accontenta del cinghiale che insegue da parecchi minuti nel folto verde. Ha l'orecchio fino il cacciatore e nonostante il suino corra a perdifiato, avverte il suo scalpitio sul terreno e la puzza forte di maiale lo guida fra piante alte e sassi. Deve salvare la faccia con tutti gli altri, che non fanno altro che ricordargli quanto tonto sia, quanto scalmanato e inadatto alla caccia sia, quanto marmocchio perdente, in confronto a tutti gli uomini e soprattutto al sovrastimato nipote del vecchio, possa essere.
Ma i suoi sensi allenati e sopraffini non l'hanno mai tradito e può ben vantare i sensi più sviluppati fra tutto il clan.
Che il Dio del fuoco lo salvi, se dovesse deluderli anche 'sta volta!Verrebbe sotterrato dal loro deriderlo senza pietà e il vecchio poi ... lo bastonerebbe a dovere.
Eccolo!
Ha visto l'ombra del cinghiale insinuarsi nei cespugli e grugnirespaventato, i rovi si scuotono tremanti e poi più nulla.
"Povero maiale! Ti sei messo contro il più abile e furbo cacciatore del Villaggio del Bastone Tonante! Nessuno può sfuggirmi!"
Il monologo interiore del prode cacciatore lo fa distrarre, tanto deve essere stato rintronante nella sua testa, che il sedere del "povero suino" ha tutto il tempo di defilarsi lontano dalla punta affilata della lancia che il giovane si appresta a lanciare fra i cespugli.
Il cinghiale lo fissa, lo studia, vede il suo sorriso trionfale imbrunirsi e nascere in un cipiglio confuso e di disaccordo al vergognoso "pluf" dell'arma nell'acqua. Nessun grugnito di dolore e sorpresa decantano la sua vittoria. Il suino guarda l'umano avvicinarsi circospetto e deluso alla muraglia di arbusti.
Lo sente mormorare sulla fortunata abilità nell'aver potuto impalare un pesce, se il cinghiale in acqua fosse stato proprio mancato. Ascolta lo strano felino blu sbavare su un'improbabile preda gigante con le pinne, gustosa e fresca e avverte il compagno bipede che tornerà al villaggio a prendere altre armi, senza ovviamente farsi scoprire dai loro ironici compagni rimasti indietro.

L'animale scuote affranto il capo peloso, sbuffa e galoppa lontano.
"Idiota".



Pochi metri lo separano dal suo trofeo, pochi metri ostacolati dai cespugli spinosi e rami secchi che s'infilano bastardi fra le suole dei suoi sandali arrangiati alla ben e meglio e la pianta del piede.
Fa piano, si prende –una volta tanto- un po' di tempo per arrivare alla preda.
L'effetto sorpresa è tutto!
Balza fuori dai cespugli a braccia e gambe spalancate come artigli di una mano gigante, urlando a squarciagola un grido d'attacco degno del peggior idiota arrogante, un grido di forza che dovrebbe atterrire lo spirito selvaggio di un animale e il suo impeto, persino quello di una tigre dai denti a sciabola.
Ma l'unica cosa che atterra è la sua faccia nella fanghiglia fresca, morbida e puzzolente fra la poca erba che circonda il laghetto e i sassi coperti di muschio.
Il prode cacciatore mugugna qualche improperio sulle divinità che lo deridono e non appena solleva il viso zozzo dal terreno, l'estremità di pietra della sua lancia perduta lo punta minacciosa; ne segue il profilo e all'estremità della base nota un paio di mani dalle dita sottili e chiare, due braccia snelle e levigate, un petto all'apparenza morbido e soffice come la lana di pecora e un grazioso e fine viso che lo squadra con cipiglio assassino.
"Non ho mai visto un cinghiale come questo! E' proprio grosso! CHE FAME!"
Il "cinghiale" bipede indietreggia sotto gli occhi curiosamente affamati e predatori del cacciatore ai suoi piedi e, piantata la lancia nel fango che schizza nuovamente su Natsu, ad un millimetro dal suo viso, se la da a gambe, scattante come un ghepardo.
"Dannazione! Non può sfuggirmi un'altra volta!"


"Chi numi è quell'idiota?"
Lucy percorre a perdifiato il sentiero del bosco, dimentica orami dei suoi abiti sporchi lasciati ad asciugare su un ramo e, nuda e fradicia d'acqua, cerca di raggiungere il suo villaggio, lontano da quell'essere che per poco non la impalava come una lucertola con la sua maledetta lancia, ora alle sue calcagna.
Le sue grida tentano di fermarla e nonostante le sue gambe snelle volino sull'erba, le foglie e i rametti spezzati, sente il fiatone del cacciatore respirarle sul collo. Lucy sgambetta altri pochi metri e lui la sovrasta, cadendole addosso con tutto il peso dei suoi muscoli e della sua pelliccia, la sua arma piantata a pochi metri da loro: Lucy ha il tempo fugace di pensare a quanto pazzo possa essere –ha usato la sua lancia come asta per balzare più in alto e atterrarla- che rotolano abbracciati giù per il fosso e"splash!" ... dritti a nuotare nel grosso fiume che sfocia poi in mare, fra pesci in fuga.
"Dannazione"
Con la coda dell'occhio, Lucy lancia uno sguardo sbieco al cacciatore che l'ha rincorsa: proviene chiaramente dal Villaggio degli uomini del Bastone Tonante –che nome altisonante per un branco di arrapate scimmie deficienti- "nessun'altro idiota mi avrebbe atterrata a quel modo tanto rude", lo nota dagli abiti e dal tatuaggio tanto simile al suo.
Nonostante le leggende tramandate fra le sue ave sullo stretto legame che intercorre tra i loro due villaggi, il loro Capo villaggio Erza ha sempre preso a cuore divulgare e ribadire i suoi "appassionati" avvertimenti sugli uomini a loro gemellati.
La loro stupidità è conosciuta nei loro racconti e supera e sopravvive dai secoli passati.
Forte di questa consapevolezza e libera dall'abbraccio di Natsu, impegnato a tossire e sputare acqua nemmeno si fosse bevuto tutto quel rivolo di fiume, scatta in piedi pronta a darsela nuovamente a gambe levate se non fosse che, dopo appena un metro percorso sulla larga distesa di ciottoli in riva al fiume, ancora una volta il giovane la placca con la delicata destrezza di un orso, gettandosi sul suo corpo e strangolandole la vita in una morsa senza via d'uscita, il viso sporco premuto con forza contro la sua schiena.
<< Non mi scapperai ancora, strano cinghiale senza peli! >> mugugna urlante lui, eccitato come un marmocchio alla sua prima battuta di caccia.
La successiva tallonata improvvisa sul "Sacro Bastone" ne smorza l'entusiasmo senza tanti preamboli e Lucy sguscia via dalla sua presa con facilità.
Ma non fugge più.
Nulla vale la sua velocità contro quel fulmine di cacciatore.
Nulla vale la sua furbizia sulla sua forza bruta.
Nulla valgono i suoi agili sforzi contro tanta testardaggine.
Non ha modo di batterlo.
<< IO SONO LUCY! UNA FEMMINA! TI SEMBRO FORSE UN CINGHIALE, RAZZA DI IDIOTA?! >>
Ma questa non può dargliela certo vinta.
Lucy non scappa per resa, non sia mai.
E' tanto allibita quanto offesa da quell'affermazione che ha deciso -poco saggiamente-, dovessero volerci giorni, che non tornerà al villaggio finché agli occhi di quella zucca vuota di uomo non sarà una Donna!
Natsu è troppo impegnato a ululare di dolore, acuto e infido strazio per il suo Dio ferito, per far caso a quella disgraziata creatura dal facile colpo basso. Esasperata, Lucy lo costringe ad alzarsi tirandolo su per il pellicciotto, iraconda e stufa della situazione ai limiti del ridicolo; non si impietosisce di fronte alle sue smorfie di dolore, al viso arrossato e ai denti stretti del ragazzo, né tanto meno fa caso alle sue callose mani pararsi di fronte alla parte lesa, in un gesto quasi di vergogna.
<< GUARDAMI STUPIDO! TI SEMBRO PER CASO UN SUINO?! TI SEMBRO GRASSA E PELOSA? GRUGNISCO, FORSE? >> Natsu apre un occhio, tentando di ricomporsi nel degno nome del suo villaggio –con il Dio Bastone pulsa di dolore, dannazione!- e nota con mezzo stupore che sì, l'animale di fronte a lui non assomiglia proprio al cinghiale che stava seguendo poco fa: ha una lunga coda bionda che le copre il seno destro, liscia e morbida –certo non ispida e puzzolente come la pelliccia di un cinghiale dovrebbe essere-, s'appoggia su due gambe snelle e scattanti che non hanno nulla a che vedere con le zampette tozze del cinghiale e, malgrado si sia fatto ingannare dalla morbidezza del petto generoso, magari non è sinonimo di un futuro succulento arrosto ... se non fosse per quei fianchi floridi.
<< In effetti ... un po' abbondante lo sei. E io sono Natsu >> risponde sciaguratamente, già immemore di come il suo "possente" Dio sia stato"smorzato"dal calcio della ragazza; il suo viso è percosso dalle furenti cinquine della donna, con la pazienza ormai agli sgoccioli e l'orgoglio smembrato dall'ignoranza insensibile di quel demente di maschio.
"Che diavolo ha che non va!" pensa, il viso che pulsa bulleggiato da quelle dita affusolate che ora stringono il suo polso con forza, tremanti.
La guarda negli occhi e vede l'incertezza che guida i suoi gesti, il rossore delle guance che non appartiene solo alla rabbia e l'imbarazzo pudico di chi sta per tuffarsi nell'ultima spiaggia, quando l'improponibile gesto diventa l'unica speranza di fargli entrare in testa un concetto.

"O la va, o la spacca" è l'urlo disperato che gridano i suoi occhi e le sue dita, che tirano la sua mano e il suo braccio ... finché non affonda con vergogna nel suo seno.

Sull'immediato istante in cui le dita callose e rudi di Natsu sprofondano nella pelle soffice e fresca di Lucy, entrambi non avvertono alcun tipo di sensazione strana, epifanie sul sesso o stranezze di genere fisico, emozionale o intellettivo.
Ci sono le dita che premono e soffocano nella carne, la pelle rosea pizzicata involontariamente e un silenzio innaturale rotto dallo scrosciare del fiume contro la riva ghiaiata; ci sono il respiro affannato di Lucy e le sue guance rosse, gli occhi lucidi e la vergogna deflagratasi negli occhi selvaggi dell'uomo di fronte a lei, immobile e in muta sorpresa. Le sue iridi guizzano veloci dalle proprie mani succubi di quel seno prorompente al suo viso, come in cerca di una qualche spiegazione che lo illumini sulla piega completamente senza senso che la situazione ha preso.
Perché basta un attimo,bastano i loro occhi riflessi e le menti immobili, bastano i loro corpi dai nervi tesi e il profumo invitante dei loro respiri ... basta un attimo, serve un secondo, bisogna di un desiderio come un fulmine a ciel sereno, per capovolgere le carte in tavola.

Da cacciatore a preda ... dei suoi stessi sensi.

Con lentezza, Natsu scosta la mano dal morbido giaciglio e inspira profondamente il profumo d'agrumi che impregna le sue dita appagate, di fronte al viso sconcertato della ragazza; se ne riempie le narici e i suoi nervi a fior di pelle s'intensificano quando la sensazione di pelle d'oca ed estasi si ramificano in ogni centimetro del suo corpo, risvegliando il Dio Bastone dal coma in cui è caduto.
Il dolore non scema, ma è di tutt'altra origine: persino un ingenuo e sciocco cacciatore come Natsu comprende, intuisce e sa quando l'istinto di un predatore merita di avere la meglio su ogni ragione.
Nella sua memoria sente le voci ubriache di vino di Macao che racconta ai suoi compari ridenti dell'avventura che gli ha dato il suo adorato figlio, di come si sia sentito estasiato e incontrollabile di fronte al corpo della donna di quella notte.
Ora Natsu può anche far a meno di ignorare la sua immaginazione galoppante e provare su se stesso quell'effervescente sensazione di desiderio.
E se gli è bastato l'odore della ragazza per mandarlo in confusione, non vede l'ora di assaggiarla.
E così fa.
" Così ... buona ... "
Assapora il gusto del suo profumo direttamente dalle dita a occhi chiusi, inebriato e affamato ma avverte con un guizzo uno spostamento di Lucy. In fuga, e le afferra il polso con la mano libera, senza nemmeno guardarla.

Lucy è affannata, inconsapevolmente eccitata nonostante abbia le idee più chiare di Natsu su cosa stia esattamente accadendo in quel piccolo angolo di fiume che occupano: ascoltare gli ininterrotti racconti letti da Erza sulle rocce dei loro Templi scavati nelle caverne, lasciati in sua custodia dalla sua predecessore, ha alimentato le menti veloci e sì, maliziose, delle donne del suo villaggio.
Sanno cosa accadde vent'anni fa, sanno che ogni rapporto fra i loro villaggi è stato volutamente interrotto dai loro capo villaggio –seppur con un paio di trasgressioni- e Lucy sa che quel ragazzo di fronte a lei si è rivelato un emerito idiota.
Ma non le importa nulla in quel momento di cosa potrebbero dire le sue amiche ed Erza se dovessero scoprirla. Non le importa se Natsu è uno stupido che non distingue un animale da una donna fatta e finita e non le importa più di essere totalmente nuda di fronte a lui, nemmeno più del suo orgoglio ferito stupidamente.
Perché Natsu le stringe il polso delicato, senza rabbia e con dita calde e gentili, la tira a sé senza forzarla e lo sguardo intenso che le rivolge le liquefa ogni remora o paura, ogni briciolo di rabbia che gli ha rivolto e da quelle mani, da quegli occhi che fatica a credere gli appartengano, si farebbe fare tutto.
Un ansito di sorpresa le sfugge quando Natsu abbassa il capo sul suo collo e ne assaggia la pelle, assaporandola con lentezza e gusto; Lucy geme infastidita dalla gradevole sensazione che le dita calde e ruvide di calli di Natsu le premono il petto con possessività e un'ansia sconosciuta si fa strada in lei con freddezza.
Vorrebbe tanto lasciarsi andare ...
Le labbra di Natsu le vibrano contro la pelle tesa, bisbigli inudibili e rochi la incuriosiscono e la curiosità la vice, strappando dal suo corpo la bocca del ragazzo sempre più spudorato:
<< Co-cosa? >> pigola Lucy quando ha nuovamente il suo sguardo famelico dritto sul viso accaldato << Cosa hai detto? >>.
Natsu ci mette mezzo secondo per comprendere il suo dubbio e le sorride genuinamente, quasi con allegria: ha quel sorriso da bimbo giocherellone che Lucy ha visto solo sul viso paffuto della figlia di Bisca, uno di quei sorrisi che contagiano e allargano il cuore, cui non si riesce a resistere.
Se quello della bambina però è innocente ebambinesco, Lucy avverte nelle labbra stirate di Natsu una dolcezza diversa, sensuale e rassicurante, ammaliatore incosciente; i battiti del suo cuore accelerano quando constata che il ragazzo le accarezza la schiena nuda lascivamente a palmo aperto, tastandole il corpo inarcato verso di lui con calma e curiosità senza mai oltrepassare il limite della decenza –per quanto "inappropriata" possa essere la situazione- e Lucy non può far a meno di ricambiare quella bianca e caninica spensieratezza che reprime in modo assoluto e totale il suo precedente e rinnovato timore.
<< Hai un buon sapore >> le confessa con naturalezza, come fosse il più banale dei complimenti e Natsu non può impedirsi di allungarsi nuovamente ad annusarle l'incavo del collo << Sai di buono ...>>, le strappa un sorriso << ... più di un cinghiale >>, Lucy sbuffa divertitamente soggiogata e con << E mi fai venire l'acquolina >> Natsu chiude definitivamente il discorso, tornando l'eccitante e famelico cacciatore di pochi istanti prima.
A Lucy gira la testa per queste carambole d'umore e personalità di Natsu e comprende, con le mani tremanti sulle sue spalle che scopre velocemente del pellicciotto e lo sveste di quella stoffa scagliata avvolta sul suo collo, che non assomiglia affatto ai racconti che girano per il villaggio; forse è stato un errore separare i due clan, forse se non fossero stati spaventati dalle diversità evidenti e incomprensibili delle due razze si sarebbe potuta godere prima le carezze calorose e morbide di Natsu, i suoi morsi e la sua incosciente vivacità .... sarebbe potuta essere più donna. Ed essere più felice fra le sue braccia.
<< Sei proprio uno zuccone >> sospira Lucy beata << Non sono un cinghiale >> lo rimbrotta mentre si fa divorare il petto di baci e martoriare la carne di vezzeggi.
<< Lo so. Non sono mica così scemo >>. Lucy ride divertita –non è proprio convinta della sua ingenuità e idiozia, dopo tutta quella sceneggiata che hanno messo in atto. Ha capito che non è del tutto scemo- ma con le sue labbra addosso e quel benedetto Dio Bastone che le preme vicino al fianco con insistenza, poco le importa; la bocca di Natsu soffia sul seno e scende lentamente sul ventre, le mani strette sulla vita sottile e le mani di Lucy a reggersi sulle spalle per non cedere completamente. Si lasciano dietro una sia lavica di desiderio e curiosità sul suo corpo morbido e Natsu s'inginocchia ai suoi piedi mentre Lucy ansima incapace di contenere il crescente sentore di eccitazione e voglia che le vibra nelle membra e le rintrona la mente.
Le sue dita risalgono il viso di Natsu e premono e stringono i suoi strani capelli, così folti e selvaggi da esser loro stessi un marchio di sensualità; scopre di ardere di piacere e di qualcosa che non può identificare nella mente confusa ma che il suo corpo ancora inappagato riconosce senza averlo mai visto davvero negli occhi, questo strano e inestinguibile ardore di sesso. Lucy riprendere un minimo di coscienza di sé non appena Natsu arrestala sua calata e la sua vorace bocca, persosi ad annusare incuriosito il lembo di pelle sottostante l'ombelico, dove il profumo di Lucy che tanto lo affama s'intensifica a tal punto che il Dio Bastone sembra infuriarsi per quantopulsi da far male; è un'insistenza soffocata nelle braghe con dolore e impazienza d'essere soddisfatto e Natsu stringe i denti con forza, soggiogato al suo volere .... desidera immergersi nel profumo di Lucy e esserne parte e il volere che lo comanda non può che dargli man forte.
Lucy è senza fiato quando d'improvviso Natsu nasconde il viso in mezzo alle sue gambe leggermente divaricate e percorsi da brividi tiepidi che si ramificano dal suo sesso invaso dalla lingua intimidatoria di Natsu; la presa sui capelli del ragazzo si rinforza e i rimbecchi umidi della lingua che le guizza dentro le accompagnano i gemiti via via più acuti. E' così presa e persa che spinge involontariamente Natsu ad affondare più in lei, incontrollato e libero di assaggiarne la vera essenza, quasi lei lo invitasse a dissetarsi.
Le dita premono con tanta forza da lasciare impronte del suo possesso sui fianchi floridi di Lucy che morbidamente e freneticamente seguono i suoi ordini e gli ansiti animaleschi e rochi che Natsu emette rendono entrambi più ingordi e senza freni; la testa e la bocca di Natsu si muovono con familiarità innaturale in mezzo alle gambe di Lucy, respirando il minimo e mordendo la pelle nei dintorni di quell'angolo umido, caldo e paradisiaco alla mercé della sua bocca che lo attira come miele e lo rende pazzo, in balia di un sordo desiderio che il suo Dio non trattiene più e la sua lingua gusta finalmente l'eccitazione che Lucy libera in un gemito urlato al cielo senza pudore, così profumato e saporito che quasi la fame gliel'aumenta, piuttosto che placarla. Natsu regredisce leggermente il ritmo con cui l'ha posseduta e sotto la pelliccia freme come una bestia incatenata, mentre Lucy scivola senza forze in ginocchio costringendolo di malavoglia a scostarsi da lei e liberarla dalle sue fauci.
Si stringono affannati l'uno nelle braccia dell'altra e Natsu affonda il capo nel seno che ha lambito con tanto fervore solo pochi minuti fa e di cui non riesce a saziarsi, con Lucy placida che poggia la guancia sulla sua testa e nel sentirle il cuore pompare forsennato contro il suo viso, non può far a meno di sorridere e averne ancora voglia.
<< Sei proprio ... uff ... buona da morire >> affanna lui, strappandole un singulto divertito.
<< Non ... sono mica ... una bistecca di tigre >> lo riprende lei, sfiorandogli incantata i capelli e la nuca.
<< No ... meglio >>. Lucy sorride e sente il cuore sfarfallare –un po' impensierita dalla piega gradevole che ha preso il loro incontro- mentre prendono fiato lentamente. Le torna in mente una diceria che prende vita nei racconti dei loro Templi di graffiti: il destino che travolse un uomo e una donna che diedero inizio alla vita umana in quel mondo. E l'impellente desiderio e convinzione di condividere quella storia con Natsu prende piede in lei, così avvezza ai racconti quanto Levy.
<< Sai ... c'è una storia che ... nel nostro villaggio si racconta di tanto in tanto >>
<< Quale? >> s'incuriosisce Natsu, interessato una volta ogni tanto. Il vecchio e Wakaba non hanno la voce incantevole e soave di Lucy e ogni parola e sospiro –e gemito e ansito- che risuona dalle sue labbra sarebbe musica per le sue orecchie.
<< Si dice che ... gli uomini e le donne si possano completare gli uni con le altre .... che i nostri Dei siano calamitati all'appartenersi per il resto dei loro giorni e che noi, che siamo loro sottoposti i loro capricci, abbiamo il dovere di accontentare. Secoli fa un uomo e una donna presero alla lettera i loro desideri e se ne riempirono l'anima e il corpo, così tanto che non si poterono frenare e si appartennero per giorni e notti, appagandosi e appagando il volere degli Dei. Diedero alla luce un figlio, e poi un altro, e un altro ancora e diedero inizio alla nostra civiltà. Gli Dei però si arrabbiarono perché ... si sentirono messi in secondo piano ... i due si erano dimenticati del loro dovere e si erano lasciati rapire ... dal loro egoistico desiderio. E vennero puniti, così che i loro discendenti furono maledetti dal dolore, dalla rabbia e dalla violenza. Dal sangue e dalla sofferenza che le donne devono ... offrire per dare la vita e ... dall'insofferenza che l'uomo subisce ogni volta che incrocia il corpo e il desiderio di prendere una femmina >>.
<< Ma i due amanti si sacrificarono e ... purificarono in parte questo volere divino ... con ... l'amore e il piacere che l'unione delle due razze dona agli uomini e alle donne nell'atto in cui concepiscono un figlio. E con la promessa di appartenersi l'uno all'altra e a nessun altro >>.
Natsu non pare dare segni di vita, immobile e col viso celato nel petto di Lucy; non un movimento o un commento, un'interruzione; Lucy sospetta addirittura che la noia l'abbia appisolato. Eppure Natsu ha teso le orecchie per bersi ogni parola ... nonostante abbia registrato una sola, singola cosa: Sua.
Scosta il capo e senza dire nemmeno una parola trascina Lucy sul terriccio ghiaioso, ridendo della sua espressione sorpresa e accaldata, e la stende sotto il suo corpo, travolgendola con la sua prorompente allegria e dopo averle rivolto il più suadente sorriso che riesce a eccitarla, sprofonda con vigore nuovamente negliabissi in cui si era immerso tanto volentieri, strappandole il suo nome gemuto con il più caldo piacere.
Natsu ha un entusiasmo implacabile che Lucy inarca più volte la schiena intorpidita dalla scomodità della riva e rivolge gli occhiall'indietro, preda dell'appetito di Natsu che non s'arresta. Quando finalmente decide che respirare è di vitale importanza, Natsu si riporta su Lucy e la sovrasta, baciandole la gola e ordinando alle dita di prendere il posto della sua lingua insaporita d'agrumi fra le gambe di Lucy, che non smette di gemere e scuotere le gambe formicolanti, stringendo le mani sulle braccia di Natsu.
Le fa male a schiena a causa della ghiaia sottostante e sentirebbe persino freddo se Natsu non andasse così a fuoco, e il ramo d'acqua che sgorga fra le pietre le bagna il corpo in vari punti, rabbrividendole la pelle ma Lucy si forza di ignorare il tutto ... non con le dita ruvide di Natsu che le scavano dentro in cerca di chissà quale tesoro.

<< Sei mia, no? >> le chiede quando smette di martoriarle il collo e la libera a malincuore dalle sue dita. Lucy è quasi turbata da quell'improvvisa domanda e confusa dalle sue azioni e dai suoi improvvisi "attacchi", non sa cosa rispondere.

<< L'hai detto prima ... che siamo fatti per ... come hai detto? ... Completarci! Sì, siamo fatti per quello, no? Io ... non ... non permetterò a nessuno di portarti via da me! Di unirti a te e di farti sua! Ti ho trovata ... ci siamo trovati e non ho intenzione di lasciarti andare! >> ride. E' entusiasta della conclusione pratica che il suo cervello ha dedotto.
<< Ma io ... non >> tenta di ribattere Lucy, non capendo più nulla. Coma ha potuto portarla fra i cieli degli Dei solo toccandola per farla ripiombare nella realtà con una proposta del genere?

<< Non voglio che tu mi ripeta quello che non sei! Ok, prima sono stato proprio scemo, lo ammetto ... ma mi hai preso alla sprovvista ed ero parecchio concentrato sulla mia preda! Ma ora ho capito ... tu sei Lucy e io Natsu ... nulla di più semplice, non trovi? >>
Il suo sorriso è così sincero e genuino, così convinto delle sue parole che Lucy capitola con facilità: il loro incontro sarà stato pure casuale, rocambolesco, singolare e parecchio "violento" ma Lucy si fa convincere dalle sue parole e dai suoi occhi appassionati e soprattutto dalla sua convinzione che il caso non esista.
Ha sempre creduto che ogni suo passo e scelta la dovesse portare in un punto ben preciso e quel traguardo era lì, a portata di un bacio.
Per quanto affrettato e ingenuo possa sembrare, il cammino che gli Dei hanno scritto per lei, giocando col loro destino, li ha fatti incontrare lì, su quella riva in mezzo al nulla ... e dire << Sì, lo voglio anche io >>.
Natsu le soffoca il sorriso spontaneo che l'idea di essere la sua donna da vita con un lungo, estatico bacio che non aspetta permessi per affondare meglio fra le sue labbra. La bocca di Natsu è rovente quanto le sue mani indaffarate sul suo corpo e la sua lingua contro la sua, e muove le labbra con innata naturalezza e disinvoltura contro le sue, morbide e gonfie dei suoi morsi.
Si assaggiano intimamente con la pura consapevolezza che non faranno altro per il resto della loro vita e non potrebbero essere più soddisfatti di così.
Lucy gli accarezza il viso e il capo quando, con uno schiocco e un ansito di respiro, separano le loro labbra accaldate e Natsu si rifionda a testa bassa sul suo petto, insaziabile del suo sapore e dei suoi gemiti.
Quando però il suo sesso torna prepotentemente a richiamare la sua attenzione con stretto fastidio, Natsu sovrasta Lucy in una muta richiesta di oltrepassare ogni timore ...
<< Sii mia, adesso. Il mio dio ti desidera, Lucy >>.

Lentamente, si lascia spogliare completamente dalle frementi mani di Lucy, occhi negli occhi; la bacia, l'accarezza e le sfiora l'intimità che tanto lo ha mandato su di giri e che Lucy gli offre in segno di fedeltà reciproca e fiducia.
Non si sognerebbe mai di desiderare qualcos'altro quanto in questo momento vuole sentire Lucy parte di sé.
E finalmente libero, il suo Dio può varcare le porte dell'antro del piacere.


Lucy geme ferita quando Natsu valica la sua femminilità senza timore e ne irrompe i confini, macchiando il un rivolo d'acqua che scorre placido lì affianco del colore del peccaminoso desiderio.
<< Il ... tuo Dio .... è un po' impaziente >> sussurra e stringe le labbra, attendendo che la sua verginità deflorata si acquieti e ripieghi nel piacere il suo disaccordo nell'essere rubata.
Natsu s'immobilizza dal panico d'averla ferita, prendendole il viso fra le mani e soffre nella smorfia di dolore che le ha appena innestato. Si forza di non perdere la ragione e di quietare il Dio Bastone che si è immerso in Lucy, tronfio e prorompente, forzandola ad accoglierlo. Vorrebbe continuare e spingersi in lei irrefrenabile e selvaggio, vorrebbe accontentare il suo Dio e la sua egoistica possessività, vorrebbe prenderla ininterrottamente e sfogare nel suo ventre ogni suo istinto, renderla sua e imprimersi il suo sapore e il suo odore fin dentro la pelle.
Ma non a scapito di Lucy. E quindi attende che lentamente i fianchi e il ventre della ragazza siano a loro agio, siano quieti e s'infiammino di lussuriosa fame come lo è il suo corpo e continuare.
In un fremito di gioia rinata avverte Lucy muoversi piano e imprimersi meglio il sesso di Natsu dentro di sé, lasciando che un sospiro avanzi colmo di desiderio e del suo nome in prima linea; Lucy gli cinge le spalle e, allargando le gambe, lo accoglie con l'ennesimo, fluido e continuo ancheggiare, finché ai suoi sospiri non si uniscono i gemiti gutturali e liberi di Natsu, che non perde tempo e s'affretta a seguirla in quel ritmico e travolgente appartenersi.
Natsu le stringe i glutei e si porta Lucy in ginocchio sul ventre, così da colmarla appieno e morderle in libertà il collo; rotea piano il corpo di Lucy disegnando dentro di lei piccoli cerchi che le immobilizzano i pensieri dall'eccitazione e Lucy spinge indietro il capo, lasciando che i movimenti spossanti e le spinte forti la privino di ogni senso della ragione e la riempiano di solo sesso. Ogni fibra del suo corpo trema e s'infuoca sotto le mani di Natsu e la sua femminilità urla vicina all'appagamento totale, soffocata dall'irruenza gonfia e gentile e passionale con cui Natsu la riempie.
Nell'attimo in cui comprendono che il piacere degli Dei sta per calare sui loro corpi affannati e sudati, sforzano le loro membra a ritmi forsennati, travolti da una rintronante e sconvolgente scossa di puro piacere che si ramifica in ogni centimetro di loro stessi.
E continuano, nonostante si siano sfogati l'uno nell'altra, nonostante l'ebbra sensazione stia scivolando lentamente dalle loro menti annebbiate.
Non riescono a frenarsi e ne pretendono ancora e ancora, finché nuovamente non ricomincia tutto d'accapo, restando lì su quella riva ad appagarsi senza fine alcuna, inondando ogni metro d'aria attorno a loro dei loro nomi e del loro appassionante nuovo amore.

!EXTRA!

  << Ma quanto cazzo ci mette Natsu a raccattare la cena con quella lancia? >>
<< Tanto è scemo che si perso sicuro, magari in qualche caverna senza uscita ... o avrà trovato di meglio da fare >>.  

  

Brividi di SolleticoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora