Bagnoschiuma

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  << Ehi Happy? >>
<< Sì, Natsu? >>
<< Vai a dire agli altri che Lucy ed io faremo un po' tardi >>
<< Aye Sir! >>


Lucy afferrò il lungo asciugamano cadutole e si coprì meglio che poté, soffiando rabbiosa come un toro e imbarazzata, guardando torva Happy svolazzare e scuotere la testa divertito, sentendolo mormorare a mezza voce qualcosa su una sciarpa che andrà nuovamente persa sotto il letto e diretto a spettegolare con gli altri membri della Gilda – ci avrebbe messo le mani sul fuoco – .

A proposito ...

Con il piede libero dalla presa di Natsu, piazzò un Lucy Kick dritto sullo stomaco del ragazzo, troppo distratto dal suo corpo vergognosamente denudato e dai suoi peccaminosi pensieri – ormai glielo leggeva in faccia, quando si perdeva in ricordi e fantasie dei loro corpi avvinghiati -. Nella foga di vendicarsi di quel tiro mancino Lucy non aveva però calcolato che Natsu avrebbe mollato la presa sulla sua caviglia sottile per la botta presa e che l'avrebbe fatta cascare in malo modo sul pavimento freddo.
Natsu cascò all'indietro e sbatté la schiena contro il muro mentre lei si massaggiò la testa sulla parte lesa, borbottando ingiurie contro il Dragon Slayer.
<< Cavolo Lucy, che male! >> si lagnò lui, ripresosi e aiutandola ad alzarsi.
<< Ben ti sta! >> mormorò mentre Natsu le premeva delicatamente le mani sul capo per tastare il punto in cui, ben presto, avrebbe fatto la sua apparizione un bel bernoccolo << E per la cronaca, potevi evitare quella battutina di prima >>
<< Quale? >> chiese confuso il Dragon Slayer, baciandole la fronte.
<< Quella stupidaggine "io e Lucy faremo tardi" >> lo scimmiottò indispettita, ricoprendosi con l'asciugamano << Ora Happy sbandiererà ai quattro venti – "peggio, a Cana e Mira-san" – i fattacci nostri >>.
<< Oh beh, e che problema c'è? >> non si preoccupò Natsu della questione spinosa, più concentrato nell'intento di tirarle via dalle mani la tovaglia di dosso con delicatezza. Lucy indietreggiò fin dentro il bagno, indotta da Natsu che si stava man mano spogliando – con sveltezza e abilità degne di Gray, per giunta -, ancora irritata da tanta nonchalance da parte sua. Quando però Natsu aprì l'acqua della vasca e la trascinò verso di sé, seduto sul bordo di marmo, in un suo momento di distrazione, Lucy lasciò correre per il momento ogni replica, beandosi dei suoi baci sull'addome, incapace di declinare un così esplicito invito a concedersi un momento di passione.

La vasca di Lucy non era imponente e spaziosa ma, per accoccolarsi contro il petto caldo e sicuro di Natsu, stretta in vita e sul seno dalle sue mani callose e bramose quanto la sua bocca sul collo, era l'ideale.
Non sembrava nemmeno fuori posto, lì insieme lei, in quella vasca in cui più e più volte Natsu la beccò farsi il bagno e lei, puntualmente, lo spediva a calci fuori dal suo appartamento.
I suoi ricordi di quella casa cozzavano con le sue carezze insistenti e con i sospiri di sollievo che riusciva a torcere.
Rise improvvisamente, per poi singhiozzare un singulto non appena le dita di Natsu le pizzicarono le cosce e scesero a intrufolarsi in lei; Lucy piegò indietro la testa e girò il capo per incastrare lo sguardo a quello bruciante del Dragon Slayer, allungandosi poi appena per soffiargli un bacio sulle labbra.

"Però ..."

L'ultima volta che era stata in quell'appartamento, chiudeva la porta e restituiva la chiave alla padrona di casa, dopo aver pianto per interminabili ore la sua solitudine.
Credeva davvero, quell'ultimo giorno a Magnolia, che Natsu non sarebbe tornato da lei, nonostante la promessa della lettera.
Poi il suo ritorno, così acclamante e casinista che doveva aspettarselo, che fosse lui quel vagabondo puzzolente e straccione nell'arena.
E di nuovo un'altra promessa.
Subito dopo la sua solitudine si era accesa di ansiti e nomi gemuti, carezze e occhiate maliziose mal celati.
Aveva dimenticato i suoi timori, stretta nella sua passione.
Ritornata a Magnolia, il dubbio si era insinuato malevolo nella sua speranza e nemmeno Natsu poté risollevarla – Cana non gliene diede il tempo, bisognava dargliene atto-.
Bastarono i sorrisi dei suoi nakama ritrovati, la bandiera che sventolava distrutta su quel cumolo di macerie e ritornare a casa per ritrovare la sua fiducia in lui, mai morta ma rifugiatasi in un angolino dietro al suo cuore ferito.

Quelle dita curiose e quelle labbra le ricordarono, in un attimo meschino, un suo precedente cruccio.
Non si sarebbe sentita apposto con se stessa se non vi avesse trovato soluzione.
Allontanò la mano immersa di Natsu dall'interno delle sue gambe, accompagnando il gesto con le proteste del ragazzo e si distaccò dal suo torace, per sedersi nell'altro lato della vasca, portandosi le ginocchia sotto il mento e abbracciandosi le gambe, pur non sfiorare ancora la pelle invitante del Dragon Slayer.
Natsu la guardò stranito; un attimo prima si stava godendo le morbidezze nascoste della sua compagna e l'attimo dopo il freddo – così inconsueto per lui e per il tempore in cui erano immersi – si schiantava sulla sua pelle.
Per di più, gli occhi timorosi di Lucy e fulminanti non promettevano altre coccole giocose nel suo prossimo futuro.
<< Perché non t'importa? >> soffio come un gatto nervoso.
Natsu non capì e s'inginocchiò per avvicinarsi di nuovo a lei, così ritrosa.
<< Di cosa non m'importa Lucy? Non ti capisco ... >>
<< Perché non t'interessa cosa potrebbero pensare gli altri? Di noi. Non sono stupidi, ci arriveranno prima o poi, lo so. Ma non voglio che lo sappiano ancora >>
<< Ma di cosa ti preoccupi Lucy? Non credo sia affar loro quello che facciamo noi due >> le rispose tranquillo, per nulla turbato << E poi, non m'importa granché quello che potrebbero dire. Non ci fanno mica compagnia quando siamo a letto insieme >> le sorrise, tentando di smorzare la tensione.
<< Avanti, torna qui >> allargò le braccia, un chiaro invito a tornare a scaldarlo.
Lucy però s'irrigidì come se fosse immersa in acqua di ghiaccio piuttosto che in una calda vasca profumata.
<< Allora rispondimi, una buona volta >> lo freddò << Cosa sono io per te? Cosa siamo noi due insieme, a letto, per terra o dentro questa vasca? >>.
Natsu la scrutò come se le sue parole fossero fuoriuscite impazzite e folli dalle sue labbra, insensate.
<< Credevo l'avessi capito, no? >> s'arrischiò a pronunciare, intimorito.
<< No che non l'ho capito >> sospirò lei, in procinto di piangere.
"Dannazione! Non ora!"
<< Io ... io ti ho detto cosa provavo. Ovviamente, non potevo pretendere una risposta nell'immediato, ma non c'è mai stata una volta che me lo dicessi anche tu e ... non so ... ho bisogno di sentirlo, adesso >> sfogò in un millisecondo, le parole che si rincorrevano frettolose di farsi capire, una volta tanto, da quel testone.
Testone che non pareva per nulla sul punto di una chissà quale dichiarazione d'amore.
<< Oh, Natsu! Non so come fartelo capire >> si stufò la ragazza, uscendo dalla vasca con tale stizza da scivolare nell'acqua fuoriuscita; presa al volo dal ragazzo, evitò di farsi parecchio male. Natsu la portò a sedersi sul bordo e posò la fronte sulla base della schiena di Lucy, stringendo stretto alla sua vita le braccia calde.
<< Lasciami ... >> sibilò offesa la maga, immobile. Avvertì con un brivido il sospiro rovente di Natsu sulla schiena e le sue successive parole:
<< Si che ti ho capito. Tu sei Lucy ed io sono Natsu. Ecco chi siamo noi due, insieme. Io non so dare un nome a quello che abbiamo, Lucy, ma se tu dici che è amore a me sta bene. Io so solo che se qualcun altro osa toccarti come faccio io, non ne farei trovare nemmeno la cenere ... e voglio passare il resto di quello che devo vivere a imparare come amarti, nel modo che preferisci >>.
<< Ora torna con me nell'acqua per favore. Ho quasi freddo >> implorò piagnucolando.
Il singhiozzo di Lucy lo lasciò nuovamente perplesso e ancor più sgranato fu il suo sguardo quando la sentì alzarsi di colpo e allontanare il suo abbraccio; Lucy però non voleva abbandonarlo – con suo sommo piacere – e si girò invece verso di lui, impudicamente nuda di fronte ai suoi occhi e s'inginocchiò, afferrandogli il viso e poggiando le braccia e tutto il seno alla vasca.
Natsu si stupì del viso incredulo e brillante di lacrime che si trovò a guardare, lasciandolo – come sempre capitava quando Lucy piangeva – incerto e impacciato: i capelli umidi, biondi come grano al Sole, arricciati al viso, le conferivano un'aria quasi sofferta, se unite alle lacrime ma pur sempre sensuale a causa delle labbra mordicchiate nervosamente.
Natsu era sempre stato schietto, a tratti ingenuo e disattento. Odiava girare attorno alle cose e andava dritto al punto – molto spesso a suon di testate e pugni – che avesse compreso o meno la conversazione.
Poco importava a lui, di letture fra le righe e significati celati; eppure, in quel preciso istante, senza nemmeno farci caso – credette Lucy – le aveva appena confessato un "Ti amo" rifugiatosi in quel discorso senza mezzi termini, incapace di sgusciar via e rivelarsi per quel che era, come intimidito dalla sua stessa complessità e forza.
" Ma no " rifletté meglio Lucy "In lui nulla è complicato. E' proprio così come lo vedo, come lo sento. Sono solo troppo cieca, troppo lunatica per apprezzarlo".

Le aveva già dato la sua risposta, quella notte a Crocus, quella volta a Tully, quella sera a Margaret, fra i cespugli selvatici del bosco e nel freddo delle prigioni.

<< Sei un idiota >> proferì Lucy << Ma io lo sono mille volte più di te >> rise poi, baciandolo; Natsu le strinse forte le spalle in un attimo, sporgendosi di più fuori dalla vasca rischiando di perdere l'equilibrio.
<< Bene, ora che ci siamo chiariti, torna dentro >>.

Una buona decina di minuti dopo, sotto l'effetto di un orgasmo smembrante, Lucy si accasciò sfiancata sul bordo della vasca, in ginocchio, la testa posata sull'avambraccio contro il muro e un braccio penzoloni a sfiorare l'acqua strabordata sul pavimento – per gentile concessione delle spinte forti di Salamander - e Natsu crollò sul lato opposto per non caderle addosso, separandosi di malavoglia da lei e le gambe allargate sott'acqua contro il perimetro, così ansanti e spossati che per poco non si appisolarono lì, dentro nell'acqua fredda ormai limitata a coprir loro i fianchi.
Con un grugnito però, Natsu si fece forza e la aiutò a uscire dalla vasca, raccattando una morbida tovaglia per coprirla e caricandosela fra le braccia, dirigendosi lentamente verso il divano attento a non scivolare sulle pozzanghere d'acqua che aveva creato in tanto euforico sesso.
Si rilassò sul divanetto con Lucy fra le braccia che gli sfiorava stanca i pettorali, stranamente in pace a godersi il piacere che ancora languiva nelle loro membra, in quel silenzio calmo così irreale.
<< Che facciamo ora? >> gracchiò stanco Natsu.
<< Mmh ... dovevamo andare a fare un lavoro. Così ... almeno mi ha detto prima di trascinarmi in bagno >> sospirò Lucy a occhi chiusi.
<< Non ne è voglia >> si lagnò lui, al ché la maga si drizzò lentamente e si sedette cavalcioni sul Dragon Slayer, lasciando che l'asciugamano le colasse via dalla schiena per stropicciarsi sulle ginocchia di Natsu.
<< Di che hai voglia allora? >> sussurrò vogliosa, avanzando piano col bacino su quello di Natsu; squittì spaventata quando, con notevole sveltezza e agilità, Natsu la spostò da sé solo per farla sedere al suo posto e inginocchiarsi di fronte alle sue gambe aperte.
Rise del suo sorriso malizioso che gli arricchì il viso di sensualità e ansimò forte quando la lingua rovente del Dragon Slayer sconfinò dentro di lei, le labbra premute con forza sulla sua femminilità che alitavano affannate dentro di lei: Natsu spingeva il viso sempre più affondo fra le cosce di Lucy e lei, per impeto, gli strappò quasi i capelli, martoriando fra le dita dell'altra mano il tessuto della testiera del divano, sfiatando di lussuria il nome di Natsu nella gola secca.
La lingua di Natsu sembrava non trovar la pace tanto desiderata dentro di lei e scattava ad assaggiare ogni angolo su cui arrivava, aiutandosi col capo e le labbra che si spintonavano felici fino al limite raggiungibile; Lucy ondeggiava il bacino pregandolo di più, desiderando più piacere possibile e nel mentre le venne naturale strisciare in su, così da ritrovarsi la schiena piegata in parte sulla testiera. Nel panico di un secondo pensò che Natsu potesse fermarsi ma, con sua gradevole sorpresa, lui drizzò la schiena in modo da non allontanarsi e, anzi, fra gemiti e mugugni d'assenso, la sorresse per le natiche, come se si stesse servendo direttamente dal piatto d'argento la portata più squisita del menù. Lucy s'inarcò ancora di più, stritolando i bordi del divano e urlando e gemendo senza freni a gran voce, respirando a fatica e ondeggiando sempre più il bacino legato alla bocca di Natsu, le gambe piegate e i piedi piantati a sprofondare nel sofà, in quella scomoda ma maledettamente eccitante posizione.
In un attimo libero di lucidità, poco prima di venir trascinata in basso dall'orgasmo che capitolò dentro di lei fino al Dragon Slayer in un concerto di gemiti, arricchiti dal nome del ragazzo, e tremiti sconquassanti, si chiese come diavolo avesse fatto Natsu a resistere tanto in quell'apnea fra le sue gambe, senza tirar fiato almeno ogni tanto; poi scivolò sfinita e scomposta dal divano, fra le braccia calde e comode di Natsu e le sue labbra, che recuperarono aria direttamente dalla sua bocca, facendola sorridere.
Però la lingua giocosa di Natsu quel giorno sembrava impossibile da soddisfare, dalla foga con cui rincorse la sua più timida.
Eppure Natsu si era strafogato sul suo divano ...
Su ordine di un suo lamento, Natsu sfilò via dalla sua bocca, lasciandola respirare decentemente e Lucy fece caso solo in quell'attimo al sapore che le pizzicava la lingua: dolciastro, con un retrogusto leggero di fragola bruciata. Dovette immaginarselo, che la sua essenza e sapore di donna prendesse quella sfumatura di gusto fra le sue fauci di fuoco.
E se lei non lo trovò niente male, non poté biasimarlo se ne impazziva a solo sentirne il leggero odore o appena l'accenno di gusto.
Smaniosa, baciò lasciva la mandibola di Natsu, tentando contemporaneamente una posizione più favorevole per accoglierlo dentro di lei.
<< Ferma >> la raggelò. Natsu non la stava nemmeno guardando, fisso in direzione del letto di Lucy – l'amatissimo letto di Lucy -, ma la perplessità della ragazza ebbe breve vita perché lui se la caricò fra le braccia, deciso e serio camminò verso il mobile e ve la fece stendere sopra, inumidendo le lenzuola colorate di gocce d'acqua e sudore:
<< Sai Lucy, questo è l'unico posto in cui volevo davvero fare l'amore con te >> il tono determinato con cui la informò di quel pensiero le fece volare il cuore nel petto;
<< Ora lo capisci, vero, che non ha senso per me tutto questo se non sei tu? Smettila di angosciarti e forzarti a dare un nome a quello che abbiamo. Basta sentirlo, dopotutto, e quello che provo non ha bisogno di farsi conoscere agli altri ... lo provo io e lo provi tu. Non serve altro >>.
Lucy sgranò gli occhi, commossa ed emozionata da quell'improvvisa confessione a cuore aperto; erano tanto surreali fra le sue labbra sorridenti quanto tangibili, impresse sulle sue mani e sul suo corpo contro il proprio formoso.
Gli sfiorò il viso, delicata, imprimendosi nella memoria il bruciante sentimento che gli occhi verde scuro di Natsu riflettevano senza remore, solo per lei:
<< Sei un po' troppo sdolcinato oggi, non trovi? >> rise lei del suo sbuffo imbarazzato, lasciandolo bearsi delle sue dita sul capo:
<< Stronzate >> - eccolo, il suo Natsu - << Facciamo l'amore e basta, Lucy >>
Non capì mai perché, ma Lucy si sentì arrossire dalla testa ai piedi contro quegli occhi scuriti di desiderio che guizzavano, affannati come il suo respiro, lungo ogni angolo del suo corpo alla mercé di Natsu.
Fare l'amore ...
Fu un pensiero così inusuale, contrastante in quella casa, non perché inappropriato o fuori luogo, ma inaspettato.
Quell'appartamento era stato il rifugio della sua tranquillità – o per lo meno c'avevo duramente provato-, era stata la prima casa completamente sua dopo la sua fuga da quella fredda e purtroppo inospitale villa di suo padre, era stato un po' come un accampamento del suo team così invadente e inopportuno, un ritrovo.
E quel letto poi ... l'ossessione di Natsu e la sua scusa più banale.

Sospirò un gemito quando quello stesso rumoroso e appiccicoso nakama di un tempo la trascinò fuori da quelle riflessioni nostalgiche, portandosi un piede di Lucy sulla spalla per poterle baciare e morsicare la caviglia in libertà, le dita callose e ruvide che godevano della sua morbidezza e che lente risalivano e scendevano per tutta la sua gamba. Quei massaggi così esperti – nessun dubbio che Natsu conoscesse alla perfezione il suo corpo la sfiorò – le illuminarono la memoria di un recente acquisto, comperato nella totale solitudine e sotto effetto del suo più sfacciato e accattivante colpo di testa; indecisa se osare tanto o meno, ci pensò Natsu, involontariamente, a non farla desistere, quando la sua mano scivolò spensierata in mezzo alle gambe, "l'antro" ancora umido e, a quanto pareva dai versi di Lucy, ancora insoddisfatto.
<< Vai ... bagno >> mugugnò lei, senza senso logico.
<< Cosa? >> chiese il Dragon Slayer, un po' intontito; fermò la mano curiosa che fuggì – lamentosa come Lucy – dal suo angolo prediletto del corpo della ragazza.
In mezzo ai profondi respiri che s'iniettava nel petto, Lucy riuscì sussurrante a metterci in mezzo parole sconnesse che indicavano all'amante di tornare in bagno, arraffare un flacone viola sulla mensola e tornare di corsa da lei; Natsu non se lo fece ripetere due volte, su di giri per il sorriso malizioso con cui Lucy aveva accompagnato quelle parole, avvertendolo in un certo senso che si sarebbero "affaccendati" un altro po', ritardando il lavoro da compiere almeno un'ora prima.
Lucy sospirò a occhi chiusi, il corpo velato di sudore e di un leggero imbarazzo che sapeva sarebbe scolorito via non appena Natsu le avrebbe messo le mani addosso e rimase in attesa che i brontolii del ragazzo in bagno si placassero e che il suo passo pesante la raggiungesse su quel materasso che avrebbero sbatacchiato con divertimento per le sere – e non solo – a venire.


Qualche ora dopo

<< Ma che fine hanno fatto Natsu e Lucy? Dovevano essere qui ore fa, ormai! >> fece caso Cana con tono critico e occhi lucidi di alcool, intenta a scolarsi l'ennesima bottiglia di sakè del pomeriggio.
Molti occhi, fra cui quelli di Erza e Gray – che, stranamente, non s'incuriosirono del ritardo dei due -, andarono a cascare sul piccolo Happy, tutto tranquillo e sereno, assorto nel cibarsi di un tonno portatoli da Lisanna.
<< Non te lo so proprio dire >> le rispose fin troppo fintamente disinteressato, aguzzando gli occhi sui compagni di Team rigidi come scope, a quelle parole sottointese << Però se ci tenete tanto a saperlo, potete andare a veder ... >>
<< NO! >> urlarono nel panico Gray ed Erza, rossi in viso e placcando il piccolo gatto sotto il peso dei loro corpi lanciatisi addosso a lui, sotto gli occhi perplessi dei compagni di Gilda, ora più curiosi di prima.

<< Happy! A rapporto! >> urlò entusiasta Cana, subito affiancata dal dolce sorriso di Mirajane.
<< A ... Aye ... Sir >> miagolò distrutto l' Exceed.

!EXTRA!

Quando sentì un peso abbassare leggermente un lato del letto e il profumo selvatico di Natsu arricciarle il naso, Lucy sorrise e fu appagata dalle labbra calde del ragazzo che si posarono prima sulla gamba nuovamente posata sulla sua spalla forte. L'eccitazione fremette nelle vene quando sentì qualcosa di denso e fresco colarle dalla caviglia e discendere lentamente la sua gamba. Profumava di viole e menta.
Il viso di Lucy si accigliò.
L'unguento "speciale" non doveva avere consistenza densa, o profumare di quella fragranza. Doveva essere spalmato e acquisire l'aroma dell'amante. E Natsu non profumava di menta, così pungente e rinfrescante.
<< Certo che questa roba è strana, Luce >> lo sentì mormorare.
Insospettita, incurante per una volta di quello che si accingeva a fare Natsu di lei, Lucy aprì gli occhi puntandoli perplessa sulla gamba tenuta alzata e sul rivolo di liquido che raggiunse placido la sua coscia.
<< Che c'è, Luce? >> domandò lui, quando la vide stamparsi una manata sulla faccia, grugnendo; sospirò esasperata, allungando una mano verso Natsu:
<< Dammi quella cosa >> sibilò.
Strinse forte il grosso flacone che le porse e lo sbatté violenta contro la fronte impreparata di Salamander.
<< IDIOTA! QUESTO E' BAGNOSCHIUMA! >> inveì Lucy, l'esasperazione per la stupidità del ragazzo che si abbatté nuovamente sul capo del Dragon Slayer che guaiva sotto i suoi colpi, senza mai mollare, però, la sua presa sulla caviglia di lei.
Per fermare quelle angherie, Natsu la penetrò a tradimento, mozzandole l'improperio che si evolse un gemito gracchiato, e affondò con forza ogni suo proposito di punirlo ancora, sorridendo dei suoi occhi euforici puntati su di sé, plagiati dalle sue movenze ipnotiche. Lucy artigliò il cuscino sotto il suo capo e mosse il bacino concitata e in estasi al ritmo incalzante del Dragon Slayer, assuefatto dai gemiti acuti e accalorati, in cui Lucy riusciva a stento a ripetere il suo nome.
La ragazza percepì tutto il suo essere contrarsi nel ventre occupato ad accogliere spasmodicamente le spinte di Natsu e nell'eccesso di eccitazione che le vibrò dentro la pelle e le mosse i muscoli, s'appoggiò sui gomiti e arcuò la schiena in avanti, piegando la testa di scatto all'indietro e seguendo sempre più frenetica Natsu e il suo delirio di possesso, alzando il bacino dalle lenzuola fradice sotto ogni suo comando e ritmo.
Si accasciò urlando sopra il materasso quando venne con violenza improvvisa, con Natsu che crollò esausto sul suo corpo, sporcandosi la schiena dei residui di bagnoschiuma sulla gamba di Lucy che lo strinse al morbido corpo della proprietaria.
<< Dovrò ... anf ... disegnarti una mappa ... della casa ... >> ansimò Lucy, ridendo.
<< Magari ... più tardi >> rispose roca la voce di Natsu, stanco.  

Brividi di SolleticoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora