Capitolo 3

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Jennifer

La prima notte in ospedale non la dimenticherò mai, così come non dimenticherò mai la settimana che preceduta. Se pensavo che il mio mondo fosse crollato qualche anno fa, ancora non sapevo che da li a poco, non sarebbe crollato ma, si sarebbe sgretolato in mille pezzi.
I bambini si erano appena addormentati e io ero in procinto di andare nella camera dell'hotel che stava proprio accanto all'ospedale. Non mi era stato permesso di dormire li e dunque mi ero ritrovata nella condizione di dover cercare un alloggio. Anche la madre di Giacomo stava per andare via. Entrambe ci eravamo avvicinate ai nostri bambini, guardavo mia figlia e al suo bellissimo faccino magro, ai suoi capelli del colore del grano e al suo corpo esile coperto appena dal lenzuolino di Minnie. Ero preocupata da morire e non volevo lasciarla per nessun motivo, sentivo dentro di me che qualcosa non andava ma, era ovvio che qualcosa non andava. Savannah avrebbe dovuto affrontare un trapianto a cuore aperto dopo pochi giorni quindi come potevo essere tranquilla?! Eppure quella notte sentivo che sarebbe successa qualcosa di spiacevole.
"Ei andiamo a casa?" avevo annuito alla domanda di Kimberly e dopo uno sguardo veloce alle nostre creature eravamo uscite dalla stanza.
"È dura Jen, ti capisco anche Giacomo ha lottato per tanti anni e quando il suo cuore stava per arrendersi, un ragazzo gli ha donato il suo dandogli la possibilità di riniziare a vivere." ero commossa. Il gesto di quel ragazzo del quale non conoscevo il nome, mi aveva toccato dentro. Chissà se anche la mia bambina troverà una persona così generosa da regalarle la sua vita...-pensavo. "È stato un gesto bellissimo Kim e Giacomo è un bambino bellissimo. Solo guardarlo ti fa venire la voglia di continuare a vivere." Kim aveva annuito, "hai ragione".
Eravamo quasi arrivate all'uscita del reparto di cardiochirurgia quando tutto aveva avuto inizio. Era stata questione di un attimo: i medici che corrono, gli infermieri che urlano e la voce di Giacomo che rimbomba nel corridoio. Il mio cuore galoppava, il mio stomaco si era chiuso definitivamente e le mie gambe non reggevano più costringendomi ad accasciarmi.
"Preparate il defibrillatore veloci" "fatte liberare una sala operatoria" "più velocii" erano le uniche frasi che riuscivo a sentire. Kim si era precipitata nella stanza dei bambini ma inutile dire che era stata cacciata. Giacomo aveva raggiunto sua madre e stava fra le sue braccia che piangeva. Dentro di me sapevo che si trattava di Savannah, me lo sentivo da un po eppure in cuor mio, egoisticamente volevo pensare che non si trattasse di mia figlia. Ero stata cattiva?  Si ma credo che ogni madre in una situazione del genere speri sempre che non si tratti di suo figlio.
Kim si era avvicinata a me e con un braccio mi aveva aiutato ad alzarmi, ero senza forze e probabilmente ero in stato di shock eppure una voce dentro di me mi urlava di alzarmi, di combattere e di darmi da fare. Era la voce di Kyle e anche se in quel momento non ci avevo fatto caso, dopo qualche ora avevo realizzato il tutto: Kyle era tornato!

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