Kyle
Mi vergognavo da morire nel leggerle quelle lettere che avevo scritto pensando forse di dargliele e non avendo mai avuto il coraggio di spedirgliele. Quella che scriveva, era la parte più debole di me e io mi stavo mettendo a nudo completamente per lei. Avrei preferito non doverlo fare e mai avrei pensato di arrivare a tanto ma, dentro di me sentivo che era giusto così. Jennifer da quando avevamo iniziato a leggere le lettere, una al giorno per un totale di 340 lettere, stava un pochino meglio. Non parlava ancora ma con i gesti e con glu occhi si faceva capire. Da tempo avevo imparato a leggerle dentro come mai nessuno era riuscito a fare, erano cambiati i suoi occhi, così come il suo sorriso. Con quello che aveva passato era comprensibile ma in qualche modo l'avrei aiutata a ritrovare quel poco di lucentezza che le apparteneva.
"Cara Jen,
E se ti dicessi che oggi sono molto arrabbiato? Ho raggiunto la città in cui vivi ma non sono riuscito a vederti. Per un intero giorno sono stato nascosto dietro la pianta degli ulivi del tuo giardino ma la porta non è mai stata aperta. Probabilmente eri impegnata con la piccola oppure non avevi motivo di uscire, eppure dentro di me sentivo che c'era qualcosa che non andava. Forse eri in vacanza?
Non lo so, so solo che avrei voluto bussare o suonare alla tua porta tante volte ma come al solito la mia vigliaccheria ha preso il sopravvento. Posso dirti solo che sono tornato in America triste e sconsolato e arrabbiato aggiungerei perché sentivo qualcosa di strano dentro di me, ma non ho fatto nulla per poter sapere di cosa si trattasse. Forse era solo una mia sensazione ma non so dirti come sia possibile, però quando soffri tu, soffro anche io.
La prossima volta forse sarò più coraggioso.
Ti abbraccio,
Kyle."Mentre leggevo, non avevo alzato lo sgiardo da quel foglio bianco macchiato di inchiostro nero, nemmeno per un secondo. Sapevo che in questa lettera avrei rivelato che ero stato a casa sua e sicuramente non l'avrebbe presa bene.
"Tu, venivi a casa mia, nel mio giardino? " Jennifer aveva parlato. Per la prima volta dopi settimane, aveva detto qualcosa. La voce era molto bassa e rauca ma era la sua, quella che tanto avevo sperato di sentire.
"Hai parlato?! Hai parlato Jen!" ero felice, avevo buttato la lettera in terra e avevo abbracciato quel corpo esile che stava di fronte a me. Jen si era portata una mano alla bocca, forse era stupita quanto me di aver parlato o semplicemente le era scappato. Non mi importava in quel momento, il fatto che avesse parlato, per noi era un grandissimo successo! "Guenda, guenda presto, porta un bicchierw d'acqua" avevo urlato dalla camera senza staccarmi un secondo da Jen. Lei non ricambiava il mio abbraccio ma ero sicuro che le facesse piacere. Quando mi ero allontanato per mettermi di nuovo seduto, mi era sembrato di scorgere l'ombra di un sorriso che con il tempo speravo diventasse un vero e proprio sorriso.
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Ricordati di noi
ChickLitSEQUEL DI "NON LASCIARTI MORIRE" Jennifer e Kyle si sono lasciati, sono passati dieci anni da allora e tante cose sono cambiate per entrambi: Kyle vive in America e gestisce il suo grande impero in completa solitudine; Jennifer invece a causa dei gr...