Capitolo 19

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Kyle

Era la prima volta che lasciavo sola Jennifer ma mi avevano chiamato per un urgenza in azienda. Non sapevo quanto ci avrei impiegato ma speravo di metterci poco tempo. Mi consolava sicuramente il fatto che Guenda fosse in casa e che se Jen avesse avuto bisogno ci sarebbe stata lei, ma non era la stessa cosa. Io e solo io dovevo starle accanto in questi momenti.
Jennifer dopo avermi raccontato la storia della sua vita matrimoniale, sembrava essersi ripresa un pochino tanto è che il medico gli aveva ridotto la dose dei medicinali che stava prendendo. Io personalmente ero titubante perché i medici avevano parlato di depressione grave e anche se lentamente stava migliorando, poteva avere un crollo emotivo con niente. Infatti non era ancora uscita veramente da casa e avevo paura che non lo facesse quando era sola.
Mi sono svegliato male questa mattina, una strana sensazione mi attanagliava lo stomaco poetandomi a digiunare la mattina. Quando mi hanno chiamato dall'azienda, pensavo si trattasse di quello ma una volta risolto il problema, la sensazione era sempre più forte. Avevo compostp velocemente il numero di casa ma squillava a vuoto. Ero entrato in panico. Avevo iniziato a correre verso il mio BMW blu elettrico e una volta acceso il motore, avevo volato fino a casa. Avevo chiamato l'ascensore che ovviamente ci aveva impiegato un eternità a scendere e dopo essere entrato in casa avevo iniziato a chiamare. "Jen, Jennifer dove sei?" niente, non rispondeva nessuno. Ero entrato nella sua stanza e sopra il cuscino ci avevo trovato una busta bianca. "A Kyle "   "non puoi averlo fatto sul serio Jen" avevo urlato con la lettera in mano. Avevo aperto quella bustina con le lacrime agli occhi.

"Kyle,
Volevo ringraziarti di tutto quello che hai fatto per me. Sei stato un grandissimo sostegno e una grande forza ma devo imparare a camminare sulle mie gambe. Per quanto ti sia grata, non posso continuare a "vivere" a casa tua. Devo tornare a casa e imparare ad accettare che d'ora in poi sarò sola e dovrò occuparmi unicamente di mw stessa.
Se non fossi caduta in uno stato pietoso probabilmente avrei fatto il possibile per riaverti perché l'uomo che sei diventato è l'uomo che ho sempre amato.
Ti abbraccio,
Jennifer."

Le lacrime scendevano copiosamente bagnando il foglio bianco macchiato d'inchiostro. Non poteva lasciarmi proprio adesso. Avevamo fatto tanti progressi insieme e lei non piteva comunque stare sola. Dove era adesso? Con chi? E perché tutta questa esigenza di volersene tornare a casa sua?
"Jen è andata via vero?" Guenda aveva fatto la sua comparsa con le braccia cariche di spesa e la faccia pallida. Era madida di sudore sembrava avesse visto un fantasma. "Si Guenda " mi aveva preso dalle mani la lettera "con permesso" aveva detto e poi era sparita per ricomparire tre minuti dopo. "Devi andare da lei Kyle." "non mi vuole vicino" "nenache tu la volevi vicino quando eri in sedia a rotellw, ma lei con audacia e amore ti ha sopportato, inseguito e amato nonostante fossi uno stronzo." forse aveva ragione lei ma era tardi ormai per prendere un volo. "È tardi non ci saranno più voli." Guenda ai era irrigidita e aveva assunto un espressione severa. "Giovanotto alzati in piedi, prendi i tuoi effetti personali e le pillole di Jennifer e corri in aeroporto. Prendi il primo volo per Greensboro. Io vi raggiungerò non appena saprò come è messa la situazione. E adesso, vola!" non avevo ribattuto. Mi faceva paura Guenda arrabbiata. Avevo fatto tutto quello che mi aveva detto, una volta arrivato in aeroporto avevo prenotato il biglietto e avevo aspettato fino alle tre del mattino in aeroporto che chiamassero il mio volo. Solo quando ero ormai in volo, mi ero reso conto di sentirmi un pochino più leggero. Sto arrivando amore mio.

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