Jennifer
Mi sono svegliata completamente intontita, non riuscivo a capire ne dove fossi ne perché fossi li. Mi ero ritrovata distesa in un letto con delle lenzuola candide e una coperta sopra. Le pareti della stanza erano di un verde pallido e l'odore che c'era sapeva di alcool e disinfettante. Di colpo avevo alzato la testa e avevo capito: ero all'ospedale. In un primo momento non ero riuscita a capire per quale motivo mi trovassi li ma poi tutti i ricordi erano venuti a galla provocandomi una sensazione di malessere inspiegabile. "La mia bambina" avevo urlato in preda all'agitazione. Savannah non c'era più e io dovevo rassegnarmi. Era possibile farlo? No, una mamma non può sopportare un peso così grande eppure io l'avevo portato, con tanto dolore, tanti sacrifici e tanta tristezza nel cuore.
Nessuno, nemmeno l'uomo che ami può sostituire quella persona perché tutti a modo nostro siamo unici e insostituibili.
"Signora come si sente? " una donna paffuta con i capelli grigi e gli occhi marroni mi guardava. Indossava una tuta celeste, doveva essere un infermiera. Come mi sentivo? Non lo sapevo, perciò non avevo risposto. "Le abbiamo somministrato alcune dosi di calmante dunque è normale che sia un po intontita". Ancora non avevo risposto. Mi ero semplicemente limitata a guardarla per poi rigirarmi dall'altra parte. Non avevo le forze per parlare e oltretutto non avevo niente da dire. Una parte di me era morta insieme a mia figlia e non sarebbe più rinata per nessuna ragione al mondo.Kyle
Avevo visto quattro infermieri prenderla con la forza mentre il medico le iniettava qualcosa. Doveva trattarsi certamente di un calmante perché non appena quella cosa era entrata in circolo nel suo corpo, Jennifer aveva smesso di dimenarsi e si era "addormentata" di colpo. Era stata certamente una scena dilaniante. Mi aveva traffito il cuore.
Dalla prima volta cge avevo visto Jennifer dopo anni, mi ero reso conto che non era più la Jen che io conoscevo. Quella combattiva, capace di strappare un sorriso, con gli occhi sempre sorridenti e uno sguardo che trasmetteva serenità e pace. Adesso nei suoi occhi si leggeva solo tristezza, sembravano un mare in tempesta, scuri e agitati.
"Mi scusi ma lei qui non ci può stare" l'ennesima pedata presa da un infermiera. Ero nel corridoio del reparto, indeciso se entrare o meno. Gli infermieri però avevano deciso per me, dovevo uscire e non si poteva discutere. Io intanto avevo fatto l'ennesima figura del codardo e mi sentivo sempre più in colpa nei confronti della donna che amavo, perché ero certo, in una situazione simile, lei non avrebbe esitato un minuto di più a starmi accanto.
Mi chiedevo però, Trevor in tutto questo dove stava? Sapeva della bambina e delle condizioni di sua moglie? Probabilmente no, altrimenti sarebbe accorso subito. Date le condizioni di Jennifer avrei provveduto io in qualche modo a farglielo sapere!
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Ricordati di noi
Literatura KobiecaSEQUEL DI "NON LASCIARTI MORIRE" Jennifer e Kyle si sono lasciati, sono passati dieci anni da allora e tante cose sono cambiate per entrambi: Kyle vive in America e gestisce il suo grande impero in completa solitudine; Jennifer invece a causa dei gr...