14. Tears

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Dopo quell'episodio, Eren si assentò da scuola per due giorni.
Finendo praticamente la settimana di scuola stando assente.
Non riusciva ad alzarsi dal letto.
Non voleva andare a scuola.
Non voleva rivedere quelle faccende di merda.
Perciò stava nel letto e basta.
Si faceva solo trovare a tavola per cena e pranzo, poi si chiudeva in camera a inondare il cuscino di lacrime.
Anche per Levi la settimana era andata così, tra sangue, risse e lividi. Solo che lui non piangeva.
Non ne aveva la forza.
Non riusciva.
Hanjie purtroppo aveva vinto un  concorso e se n'era in Islanda, perciò non poteva parlarne con lei.
Eren invece... Beh, a che cosa gli importavano i problemi di Levi?
Nulla.
Perciò evitava dal principio sia di vederlo che di parlargli.
Intanto era l'ultimo giorno della settimana, Venerdì, e lui era in classe da solo.
Ad aspettare quel gruppo di facce da cavallo per potergli dare ciò che avevano chiesto. Purtroppo era obbligato, o lo avrebbero ucciso.
Un tonfo irruppe nella stanza, facendo girare il moro verso la porta.

<<Allora, Ackerman, ce l'hai o no la coca?>>
chiese il capo banda.

<<Tsk... Si, non urlare.>>
Rispose acido lui, appoggiandosi al banco col sedere.
Mise poi una mano in tasca, cercando la busta.
ma non trovò nulla.

<<l'ho dimenticata a casa.>>
Disse semplicemente il moro.
Dentro, si stava leggermente spaventando. Avrebbero potuto seriamente ucciderlo, o semplicemente riempirlo di botte fino a fargli sputare sangue ( come sempre.)

<<ohoh.. Non ce l'hai, eh?>>
Disse ridendo, qualcuno.

<<ultimamente mi fai un po' arrabbiare sai, faccia da cazzo?>>
Disse ridendo il capo.

<<Sento un disperato bisogno di sfogarmi...>>
Disse con tono falsamente dispiaciuto, per prenderlo in giro.
Il moro non disse nulla ,semplicemente aspettò le botte.
Non tardarono ad arrivare.
un calcio allo stomaco, alla guancia, alla mandibola, alla testa, alla rotula, alle gambe, alle caviglie, ai polpacci, schiaffi, pugni, accompagnati da insulti.

<<Orfanello>>
<<sfigato amante dei libri>>
<<Che bella Maid che abbiamo, non credete?>>
<<Sei cosi piccino, sembri un tappo di sughero>>
<<la ragazza ce l'hai?>>
<<Amici? Nah, troppo acido, giusto?>>
<<I tuoi genitori non ti hanno mai voluto>>
<<Appena ti hanno visto da neonato sono morti. Ecco perché>>
cose così.
Insulti bambineschi, ma  comunque ognuno di questi scheggiava i frammenti rimasti del suo cuore.
Facevano male, tutti insieme.

e alla fine, una cosa che non avevano mai fatto.
Il capo sollevò il suo corpo da terra, prendendolo per il collo.
Lo strinse forse, fino a far colare la bava dalla bocca ormai rosso sangue.
Non toccava con i piedi.

<<Muori.>>
Disse con tono di disprezzo.
E lo lasciò cadere al suolo, andandosene.

E il suo cuore si ruppe ancora.
Forse aveva ragione.
Forse doveva morire.

#spazioautrice
-1 alla fine :3
Lol.
Lo pubblico dopo :3

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