Amore, sinonimo di dolore

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Un pomeriggio nuvoloso come tanti, ero al mio pub preferito e stavo bevendo la mia Guinness media, ne bevevo sempre una dopo essere tornato dai viaggi di lavoro, quelli lontano da casa e stressanti. Ma che ci potevo fare, l'architettura era la mia passione e il geometra era il mio mestiere. Ero a metà del boccale quando entrò dalla porta una ragazza che cercava posto al tavolo del bar, mi bastò forse un secondo per capire che lei era la donna più bella che avessi mai visto. I capelli ricci e castano scuri le scendevano dalla testa fino al petto, dividendosi equamente per lasciare spazio al viso, levigato e dettagliato come quello di una bambola di porcellana. Gli occhi verdi erano protetti da occhiali con montatura nera e sottile, donandole un'aria un po' impacciata. Indossava dei jeans accompagnati da un paio di Blanston neri. Una camicetta a quadri rossi e neri con le maniche raccolte fino ai gomiti, scoprivano le braccia e le mani, così curate da sembrare finte. Il fatto che non portasse un anello all'anulare mi fece sorridere... forse troppo dato che mi squadrò cambiando direzione e si sedendosi ad un tavolo lontana da me. Appoggiò la borsetta al tavolo e si sistemò il rossetto. Quelle piccole labbra rosse sembravano braci ardenti su quel viso pallido ma curato. Attirarono anche l'attenzione di un uomo lì vicino che si alzò e si mise accanto alla ragazza con un sorriso sgraziato che mise in mostra la sua scarsa igiene. "Hei, ti va di fare un giro? Ho il pick-up appena fuori da qui". "Sei ridicolo quanto brutto"- disse la ragazza, con un timbro di voce grave per la sua fisionomia minuta, mentre sistemava il rossetto e aggiunse -"e non ho mai visto nessuno più ridicolo di te". L'uomo con un grande respiro ingrossò ancora di più il suo torace, ormai gonfiato dalla birra. "Chi cazzo credi di essere? Sei solo una stronza insolente". Lei si alzò e rispose con aria di minaccia:"Se provi a sfiorarmi, finisci male".

Avevo sentito abbastanza, mi voltai di scatto e dissi, cercando di calarmi nella parte:"Amore, ecco dov'eri, ti stavo aspettando!". La ragazza e l'uomo si voltarono contemporaneamente con lo stesso sguardo di incomprensione. "Allora, hai fatto un buon viaggio? Ti vedo molto meglio, mia suocera come sta?" dissi avvicinandomi sempre più. Prima che potesse pronunciare una parola l'uomo urlò:"Amico, la tua ragazza mi ha fatto incazzare, meglio se impara a frenare la lingua o si caccerà in qualche brutto guaio". Il suo alito era appestato da alcool e tabacco, che mi colpirono in pieno viso, lasciandomi per un attimo stordito. Notai nel viso della ragazza uno sguardo di incredulità mentre, sicuro della mia parte, rispondevo all'ubriacone:"Scusa amico ma lei non ha l'inibizione del frenare quello che gli passa per la testa, un po' come tutte le donne a questo mondo". L'ubriacone rise fragorosamente, se l'era bevuta assieme ai litri di birra precedenti. "Dai andiamo"- dissi alla ragazza -"si è fatto tardi e dobbiamo andare al cinema". Diedi i soldi al barista per la birra, lei riprese la borsa e uscimmo dal locale.

Appena usciti cominciò ad accanirsi, ma stavolta contro di me:"Ma che cazzo volevi fare? Difendermi da uno che ha più alcool che sangue in circolo? E poi non sei il mio tipo". Risposi calmo:"Sai com'è, ho il brutto vizio di aiutare la gente che mi sembra in difficoltà...". "Non ero in difficoltà, se avessi avuto bisogno di aiuto l'avrei chiesto"- dopo un breve silenzio aggiunse -"Comunque grazie di niente". Dissi con voce sommessa:"Posso almeno sapere il nome di chi ho salvato?". Irritata rispose: "io mi chiamo Laura". "Piacere, io sono Paul"- aggiunsi con un po'di insicurezza -"Senti, non è che ti serve un passaggio?" lei rispose, cercando di farsi notare disinteressata:"Si dai, ho preso il pullman sbagliato e mi ritrovo al lato opposto della città. Comunque non farti strane idee se accetto il passaggio". Appena salimmo in auto, il cielo si fece scuro e i rombi dei tuoni ci minacciavano, tempo di uscire dal parcheggio che iniziò a piovere. Arrivammo, grazie alle sue indicazioni, al condominio dove abitava e prima di uscire dalla portiera disse:"Grazie ancora Paul, ci vediamo in giro". Scese e si riparò sotto la sua borsa fino all'entrata, dove citofonò e prima di entrare si voltò un'ultima volta verso di me e mi sorrise. Fu la prima volta che la vidi sorridere e mi scaldò il cuore. Il suo sorriso sincero quasi mi fece dimenticare delle nuvole nel cielo. Mentre riaccendevo l'auto pensai: "A cuor gentile amor ratto s'apprende". Il mio vecchio professore di italiano forse aveva ragione...

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