Il primo giorno alla torre

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Venni bruscamente svegliato a strattoni da 33, saranno state le quattro di mattina circa e mi alzai tutto indolenzito. Non ero abituato a svegliarmi così presto e dormire in sacchi a pelo sul pavimento. "Sbrigati 13, facciamo colazione e poi al lavoro. Oggi abbiamo la giornata piena di commissioni!". Alzatomi da terra, mi cambiai vestiti e pigramente mi sfregai gli occhi. La luce del sole filtrava dalla finestrella, con dei colori arancio e giallo. Si destava in cielo molto pigramente, quasi come se il sole a quell'ora facesse fatica ad alzarsi, come me. I palazzi attorno a noi non erano più così belli come sembravano la sera scorsa. In quel momento si notavano crepe gigantesche sui fianchi delle costruzioni, come cicatrici, e l'edera che si impossessava di alcuni muri dei palazzi. Quasi come per magia, leggendo l'adesivo regalatomi il giorno prima, alcune di quelle crepe sui muri davano forma al suo viso, con lineamenti curati e minuziosi. "Se solo Alexis potesse vedere un panorama come questo..." dissi tra me e me sottovoce. "Come scusa? Stavi parlando con me?" disse 33. Era ancora alla porta ad aspettarmi e assumeva uno sguardo dubbioso, quasi come se credesse di avere a che fare con un allucinato. "Ho detto che arrivo subito" dissi sorridendo, sperando in una sua incomprensione della frase precedente. "Ok ma fai in fretta che siamo in ritardo come al solito, ti abbiamo fatto dormire un'ora in più visto che sei nuovo." Mentre scendeva le scale finii di vestirmi e mi precipitai al piano terra. Lì tutti erano già in movimento, tra cibo e attrezzi nessuno rimaneva in disparte a chiacchierare. 33 era in fondo allo stanzone, davanti all'entrata principale, fortificata con sacchi di sabbia. Stava parlando con una ragazza sulla ventina, pantaloni da lavoro neri e grembiule da meccanico. Aveva i capelli con varie tonalità, dal giallo al castano, come grano misto a polvere di terra. Il tutto raccolto in una coda di cavallo che mostrava il viso segnato da zigomi calcati e occhi verde prato. 

MI sottrasse a quella vista una mano che si appoggiò improvvisamente sulla mia spalla. Voltandomi vidi un uomo con un camice verde. Fissandomi dritto negli occhi disse: "Buongiorno novellino, 33 mi ha parlato di te, qui tutti mi chiamano Doc quindi adeguati. Ora devi fare una piccola visita nel mio studio e poi tornerai dal tuo capo". Prima di dire qualcosa mi prese il braccio e mi portò in quello che si poteva definire studio. Al terzo piano di questo palazzo semicrollato,  c'era un corridoio male illuminato e alla fine di questo androne si presentava una porta con tanto di lucchetti, saranno stati almeno cinque. Doc prese le chiavi, aprì rumorosamente le serrature e mi fece entrare. Ero nella sala d'attesa, dove sedie marce e piastrelle scrostate e arrugginite rappresentavano la qualità massima dell'ordine. "Non ci fare caso, qui una volta era tutto pieno e lì Sara, la mia segretaria, sistemava le cartelle cliniche" disse indicando una scrivania impolverata e piena di pezzi di calcinaccio del soffitto. Entrammo nella stanza adibita alle visite, Doc prese una cartelletta e disse in tono scocciato: "Ora ti farò un piccolo controllo medico, inclusa un'ispezione dentistica, dai su, mettiti sul lettino". Una barella con un lenzuolo steso sopra era tutto ciò che il dottore poteva permettersi per visitare i pazienti. Notai solo in quel momento in un angolo della stanza un fornelletto a gas che faceva bollire dell'acqua all'interno di una pentola. Doc si avvicinò alla pentola, mise un guanto di plastica spessa e tirò fuori i suoi attrezzi odontoiatrici. Guardai preoccupato il dottore che mi rispose spazientito:"Insomma, come credi che possa un medico sterilizzare i suoi strumenti senza le apparecchiature apposite? Fidati, è il meno peggio che tu possa trovare qui in giro e fino a quando non troverete delle vaschette di sterilizzazione userò questo metodo, rozzo ma efficace. Ora che aspettiamo il raffreddamento degli strumenti inizieremo gli esami" e fu così che passai due ore a tossire, misurare la pressione, fare grandi respiri, controllare il battito cardiaco e per concludere infilarmi le mani e gli strumenti- da lui utilizzati chissà quante volte - in bocca. "Complimenti, sei ancora buono per qualcosa, come entrare in una delle squadre per la ricerca di risorse"- disse cercando di sorridere -"Il fisico non presenta segni di grave malnutrizione o malattie cardiocircolatorie e respiratorie. Nessuna carie, tonalità di bianco dei denti ottima ed entrambi gli archi dentali in ordine. Solo una cosa, l'arco dentale inferiore è in seconda classe. Niente di grave, hai solo la mascella più indietro del normale. Ora alza il culo e vai da 33, è nella sala riunioni al terzo piano". 

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