In una mattina soltanto era crollata una certezza che ritenevo assoluta. In poco tempo io e Alexis diventammo da odiosa ragazzina e ragazzo completamente smarrito, a coppia di detective che porta giustizia a colpi di vassoio sulla faccia. Un legame che credevo inscindibile, da quel momento era polvere sotto i piedi di Thomas, il nuovo arrivato. Un piccolo barlume di speranza balzò nella mia testa quando mi ricordai le ultime parole di Alexis, prima di spegnere il walkie talkie. Disse allegramente: "Contattami domani mattina, così riuscirò a svegliarmi prima di mezzogiorno". Forse potevo parlare con lei e dirle tutto, ma sarei sembrato paranoico e avventato. Eppure Thomas non lo credevo un così grosso problema. Dovevo però stare attento, da bravo attore sarebbe riuscito a farla cadere tra le sue braccia in pochissimo tempo. Ad Alexis piaceva molto recitare, interpretare persone e i loro stati d'animo. Ancor prima del mio trasferimento, raccontò fieramente della sua recita come streghetta alle elementari. La maestra le diede un copione molto lungo ma lei con tanto impegno lo studiò e riuscì ad impararlo a memoria. Dovevo tappare la voce dei suoi ricordi e concentrarmi su Thomas, d'altro canto quel ragazzo non sapeva della mia gelosia nei suoi confronti, era appena arrivato. Eppure non potevo tornare lì e dire cose come:"Hey Thomas, sono 13 e se ti azzardi ancora una volta a parlare con lei gratterò il tuo bel viso sull'asfalto fino a consumarlo". Non potevo farlo, altrimenti sarei stato adocchiato come prepotente contro un povero attore appena salvato, con dei problemi all'udito. Non mi davo pace, solo pensare che abbia fatto divertire Alexis i nervi salivano a fior di pelle. Non ricordo di essere stato geloso prima, non ne avevo nessun motivo. E se la mattina dopo le avessi detto tutto, mi avrebbe riso in faccia? Tutte le mie emozioni sarebbero state proiettate dal fraintendimento per tutto questo tempo in un fitto gioco di specchi, creando l'illusione che lei ci tenesse così tanto a lui. In quel caso sarei morto dalla vergogna e dall'imbarazzo. Poteva essersi legata a me come poteva benissimo considerarmi pari agli altri. Il tempo era a mio sfavore, come tutto il resto d'altronde. Nostalgicamente tirai fuori dalla tasca del mio zaino la foto di quella ragazza con i capelli neri, incollata alle mie labbra. Sorrisi mentre pensavo: "Se solo avesse saputo di quello che mi sta accadendo, forse sarebbe andata al dormitorio e avrebbe preso Alexis a parole". Ero fortemente combattuto e non pensavo in modo lucido, aveva fatto bene 33 a mettermi in coda. Davo un'occhiata alle nostre spalle ogni tanto e camminavo senza brutte sorprese dietro l'angolo.
Il walkie talkie di 33 si animò con la voce di Mike:"Paul, sei ancora la fuori? Ho urgente bisogno della tua squadra. Ho perso due esploratori, 22 e 23, non rispondono alle chiamate del walkie talkie da due giorni. L'ultima volta che li ho sentiti stavano cercando di salvare una persona all'interno del Grattacielo Belvedere, nella zona commerciale. Cercate i due esploratori, portateli in un posto sicuro e manderò qualcuno a riprenderli. Tutto chiaro?". "Tutto chiaro" disse 33, si voltò verso di noi e fece cenno di tornare indietro. "Cambio di programma gente, abbiamo una missione di soccorso. Recuperiamo i due ricognitori e torniamo alla torre, scordiamoci la chiesa... muoviamoci!" ci intimò 33 prima di cambiare direzione. Eseguiva gli ordini ma era chiaramente in disaccordo con Mike e non aveva tutti i torti. Perché sprecare un gruppo di otto uomini per salvarne due? Magari avevano qualcosa di importante da cercare o forse avevano trovato dei nomadi. Oltretutto erano dispersi da due giorni e potevano essere già morti o infettati. "Mike quanto conosce 33 per chiamarlo per nome? Nemmeno il più veterano della squadra lo ha chiamato per nome in tutto questo tempo..." mentre questi pensieri si accumulavano nella mia mente, rimasi indietro e come al solito ricevetti i rimproveri di 33. Anche se i vaganti riempivano le strade, quella che chiamavano zona commerciale era composta da palazzi, uno attaccato all'altro. Cassoni della spazzatura, pullman e strette vie che dividevano magazzini da hotel erano i nostri ripari senza essere scoperti dai vaganti. Raggiunta una strettoia, il muro alla nostra sinistra era di un motel dalle mura rossastre, 33 cominciò a scrutare all'interno delle finestre dell'edificio. Dopo la quarta finestra ispezionata 33 sfilò dalla tasca uno straccio, lo avvolse attorno alla mano e tirò un pugno sui vetri che si infransero a terra. Sbloccata la serratura dall'interno e aperte le ante si voltò verso di noi e disse:"Veloci prima che arrivi un gruppo di vaganti". Sgattaiolammo dentro alla finestra uno dopo l'altro, riempiendo quella piccola stanza. Era una camera completamente bianca, con armadi stracolmi di ante che per nostra sorpresa contenevano medicamenti di vario genere. "Guadate"- disse uno della squadra -"Garze, cotone, alcol denaturato e disinfettante. Avevano proprio tutto qui". Rispose un'altro:"Credo di aver visto una confezione di aspirine e analgesici". Iniziammo a riempire i nostri zaini con più medicazioni possibili. Svuotata l'infermeria del motel, aprimmo la porta che conduceva alla hall, inutile dire che della stanza non rimaneva granché. Le pareti erano scrostate, il parquet gonfio e alcune assi erano marce. L'edera aveva preso possesso della porta dell'ascensore. L'entrata principale era crollata, bloccando l'accesso ai vaganti. Ora che ci pensavo, di alberi con foglie ancora verdi non ne avevo visti in città, la vegetazione era rigogliosa esclusivamente all'interno delle abitazioni fatiscenti. Che avessero diserbato tutto il possibile con agenti chimici? Non potevo esserne certo ma avrei trovato una risposta. Attraversammo con cautela la stanza, scendendo la scalinata, passo dopo passo ma tenendo le orecchie tese e pronte a percepire qualsiasi suono sospetto. Quelle scale sembravano infinite, ogni manciata di secondi eravamo fermi ad ascoltare lo scricchiolio delle ante, il cigolio delle porte e il sibilo del vento. Giunti al magazzino sul retro, 33 aprì la porta di servizio che, tra un cassone della spazzatura e pacchi di cartone, portava ad un altro cunicolo.
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B come Bluvaganti
HorrorUna persona in una città fantasma, con un numero assegnato senza apparente criterio e una foto. Domande senza risposta e tanti, molti, troppi strani corpi senza mente che vagano per le strade. E' solo l'inizio... Follow and vote :)