Il limite ovest

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Tutto è cominciato quella mattina, dopo aver passato la notte precedente a sopravvivere alla tempesta e all'attacco dei bluvaganti nella stazione di rifornimento, al buio e al freddo.

Mi svegliai intontito, non capivo dove mi trovassi. Guardandomi intorno, tra banconi e scatole di cartone capii di essermi addormentato nel magazzino della stazione, 33 doveva aver finito di raccontarmi al sua storia e potrei essermi addormentato. La luce era lieve, stava per sorgere il sole, un'altra volta. Avevo smesso di contare i giorni, mi perdevo nella frenesia quotidiana, tra il cercare di non morire di fame e non essere il pasto dei vaganti. Mi alzai a fatica, i piedi mi facevano male e facevo fatica a respirare. Guardai i miei vestiti, ormai ridotti a stracci logori che odoravano di umido. La mia maglietta era strappata in più punti e i pantaloni erano pieni di macchie e chiazze nere. Mi tolsi la maglietta e notai due lividi in prossimità delle costole sul fianco sinistro: erano rossi tendenti al violaceo, toccarle equivaleva a soffrire ancora di più. Quel dolore, quegli aghi ad ogni respiro mi ricordarono improvvisamente quella sera, quella dannatissima sera, lo straccione, il pullman in fiamme, i semafori lampeggianti dell'incrocio e il bluvagante. Cominciai a sudare, fredde gocce di sudore iniziavano a scendere dalle tempie. Non volevo ricordare altro di quella sera ma le immagini erano troppo nitide da dimenticare. Passavano in raffica, una dopo l'altra, sempre più veloci e vertiginosamente. Cercai di pensare ad altro, provando ad annegare quelle immagini tra ricordi più felici. Pensai alla prima volta che vidi Alexis e la cosa sembrava funzionare. Il dolore alle costole sembrava passare ma quando mi ricordai di non aver risposto alla sua lettera e di quando la vidi piangere in cima al dormitorio i dolori tornarono a galla. Questa tempesta di pensieri svanì quando all'improvviso 33 aprì la porta d'ingresso e in modo sbrigativo mi disse:"Preparati, 5 minuti per fare colazione, poi partiamo".

Rimisi la maglietta e tornai nella stanza principale. Tutti gli uomini giravano per gli scaffali, consapevoli che se non avessero trovato qualcosa di buono avrebbero dovuto aspettare fino al prossimo rifugio per mangiare. Cominciai anche io a rovistare tra snack, patatine e gadget inutili per bambini. Trovai infine una confezione di biscotti, una bottiglietta d'acqua in un angolo del bar e un sacchetto di caramelle. Tornai nel magazzino, mi sedetti per terra e appoggiai la schiena su una scatola di cartone. Aprii il pacchetto di biscotti, ne presi uno e al primo morso mi pervase una sensazione di benessere. Come poteva calmarmi un biscotto alle mandorle? Non me lo chiesi nemmeno. Mi scappò una risata di soddisfazione, dopo un giorno così intenso come quello passato, sedersi e mangiare con calma sembrava un lusso. Con molta calma finii i biscotti, la bottiglietta d'acqua e guardando il sacchetto di caramelle pensai:"Magari le tengo per lei, dopo tutto sono in debito di un panino".

33 tornò nel magazzino, lanciò il mio equipaggiamento accanto a me e disse:"mancano due minuti, facciamo veloce". Era piuttosto nervoso quella mattina, meglio eseguire gli ordini e la giornata sarebbe passata più velocemente. La gabbia da torace era inutilizzabile dopo i duri colpi ricevuti dal bluvagante, il parastinchi destro era danneggiato dal morso del vagante. Rimanevo con lo zaino, parastinchi sinistro e il mio machete in dotazione. All'interno dello zaino c'era ancora tutto, presi il walkie talkie in mano e controllai le batterie. Funzionava ma Mike non mi aveva ancora chiamato, la cosa non mi piaceva. Allargai le spalliere dello zaino per permettermi di respirare meglio, misi il fodero al mio fianco e mi preparai all'ingresso principale dell'edificio. Mi raggiunsero subito gli altri uomini e dopo aver controllato che tutti fossero presenti, 33 cominciò a parlare:"Signori, il temporale di ieri ha creato un ritardo sulla scaletta di ben 24 ore, un intero giorno. Abbiamo reagito ad un imprevisto al massimo delle nostre capacità, ma ci siamo fatti cogliere impreparati. Una volta può capitare, ma tutti voi sapete che non ci saranno più seconde possibilità. Dirigiamoci all'incrocio sul confine ovest, rattoppiamo il cedimento nella barriera e dirigiamoci al campanile. Tutto chiaro?". Il sì fu unanime e alzato il culo dalla sedia, uscimmo dalla stazione di servizio indisturbati. l'alba era ancora a nostro favore e dovevamo sfruttarla il più possibile. Le strade semi deserte, occupate solo da rottami, spazzatura e resti umani erano sentieri difficili da seguire. Più volte sbagliammo direzione poiché il sole, ancora debole, lasciava all'ombra dei palazzi le strade secondarie e i vicoli in un complesso gioco di ombre. 33 era costantemente sotto stress ed evitare le sue lamentele sulla tabella di marcia era impossibile.

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