I raggi del sole di quel mattino filtrarono dalla finestra, svegliandomi come una dolce carezza. "Dolce", un aggettivo che non riuscivo più ad usare da quando mi svegliai in quell'incrocio. Lentamente stava scomparendo dalla mia testa tutta la bontà che avevo. Non ricordo esattamente quando arrivammo alla torre, ma solo che mi sdraiai sul sacco a pelo con ancora addosso i vestiti. Mi orientai all'interno della stanza, spoglia e con il soffitto scrostato. Dalla finestrella in cui il sole entrava e illuminava la stanza, l'adesivo di Alexis rimaneva incollato. No, non mi sarei più goduto la vista che offriva quella finestra, ero arrivato ad un punto in cui quello che credevo impossibile stava accadendo e ciò che doveva rimanere eterno, iniziava a mutare. Mi alzai, dolorante per la quantità di acido lattico nei muscoli, cercando di uscire da quella stanza. Come se non bastasse avevo fame, una fame da lupi, quella fame che ti prende lo stomaco e lo spreme cercando di trovare qualche proteina ancora rimasta. Chiesi indicazioni per la mensa, una stanza dai colori freddi, per una colazione da mettere sotto i denti molto velocemente. Raggiunsi la hall e andai in direzione dei tavoli. Non ricordavo uno spazio così ristretto utilizzato da così tante persone, o almeno così sembrava. Mi misi in fila, piatto di plastica in una mano e forchetta nell'altra. Mi diedero una purea verde, con fagioli e carote. Non sembrava granché ma avrei accettato anche letame e zucchero pur di mangiare qualcosa. Mi accomodai su una panca arrugginita e presi una forchettata di quel verde incrocio tra un finto budino e una minestra mancata. Quando misi in bocca quella piccola porzione di cibo mi sentii come in estasi. Percepivo qualcosa che finalmente teneva impegnato il mio apparato digerente, distraendomi da tutto quello che stava succedendo in quel posto. Sarebbe potuto crollare l'edificio intero in quel preciso istante, ma non avrei sentito niente e non avrei alzato un dito per tentare almeno la fuga. Consumai la lauta colazione e tornai alla mia stanza, quella melma verde mi aveva dato un po' di energie e così decisi di mettere in ordine la mia stanza. Qualcosa dentro di me diceva di sistemarla perché sarei potuto non tornare un giorno. Sarebbe stato un lavoro abbastanza impegnativo, ma 33 non si era ancora fatto vivo e di altre missioni in programma non ce n'erano.
Riuscii a trovare una vecchia scopa di saggina per i corridoi e in men che non si dica la presi e scappai, come se fossi stato un ladro iperattivo. Partii dal pavimento, rimuovendo tutti i pezzi dell'intonaco caduto dal soffitto. Spazzai tutto fuori dalla camera e tra un cumulo di polvere e l'altro sbirciai per un istante fuori da quella finestra, notando solo in quel momento quanto fosse sporca. Mi serviva dell'acqua e uno straccio per pulirla. Era come un piccolo oblò da dove osservare in sicurezza questo oceano di orrore e caos. Provai a distrarmi mettendomi alla ricerca di del mio taccuino, all'interno dello zaino, rimasto accanto al mio sacco a pelo fino a quel momento. Non ricordavo di aver messo lì lo zaino, non ricordavo nemmeno di che colore fosse. Mi stavo preoccupando, i dettagli stavano svanendo dai miei occhi, continuavo a non accorgermi delle cose che mi stavano attorno e percepivo una certa pesantezza addosso, speravo solo di non cadere in depressione. Mi sedetti sopra al sacco a pelo e aprii il mio taccuino. Dovevo scrivere, ne sentivo come il bisogno, mettere nero su bianco i miei pensieri, per provare a capire cosa stessi provando. Scrissi allora di quello che era accaduto il giorno prima, tralasciando la storia di Alexis. Dovevo ancora chiamarla con il walkie talkie ma ancora quella voce dentro di me continuava a dire di lasciarla perdere, che non mi serviva e che mi avrebbe portato a guai. Presi allora la foto con quella ragazza dai capelli neri, che forse non avrei più rivisto. Pensavo di potermi distrarre ma rese le cose ancora più strazianti. Era una giornata da dimenticare, si capiva già dalla mattina. Pensai:"Ora mi serve ordine, sto impazzendo e a Mike non servono pazzi, potrebbe liberarsi di me... ma cosa sto pensando? 13 datti una svegliata o da qui non ne uscirai con le tue gambe, è poco ma sicuro". Fu proprio in quel momento che 33 entrò in camera, sembrava più tranquillo del solito ma le notizie che portava erano l'esatto opposto. "13, ieri ho riportato la tua attrezzatura all'Arsenale e ti ho lasciato dormire. Mi devi un favore, quindi ora dovrai seguire 23 fino al dormitorio. Ti anticipo subito, ho qui un paio di vestiti nuovi, una tinozza di acqua per lavarti la faccia. La barba te la puoi fare dopo. Niente di difficile, la accompagni dal pronto soccorso al furgone, raggiungete il dormitorio e quando Mike ti avrà dato il permesso potrai tornare. Hai dieci minuti per prepararti". Detto ciò mi lanciò addosso i nuovi vestiti, la tinozza era accanto alla porta e 33 si defilò rapidamente. Certo, non avevo molto tempo ma quella tinozza era come oro per me. Portai il tutto nella stanza e avidamente raccolsi una manciata di acqua tra le mie mani, riversandola sul mio viso. Percepii una sensazione di benessere che non sentivo da troppo tempo. La pelle si scrostava dalla polvere e dai ricordi di tutto quello che avevo fatto. Bagnai anche i capelli, ormai lunghi e unti. Era come fare una muta, risvegliandosi nel corpo e nella mente. Cambiai i miei vestiti sporchi e stracciati con un paio di jeans, una maglietta grigia e una felpa viola. Il colore non mi piaceva molto ma aveva ancora attaccato il cartellino del prezzo. Dopo questa rapida sistemata, ebbi ancora un paio di minuti per scrivere sul taccuino e sistemare le mie cose. Prima di uscire dalla stanza avevo raccolto il mio zaino, con taccuino, foto e coltello. 33 si era forse dimenticato delle garze e dei medicinali raccolti, così decisi di passare da Doc e rendergli il materiale. Tenni per me solo un paio di garze e un laccio emostatico. Mi feci dare delle indicazioni per raggiungere lo studio di Doc ed entrai nella sua sala operatoria giusto in tempo per vedere un dente tolto in modo abbastanza rozzo. "Che cosa vuoi, devi rimuovere anche tu un dente?" mi chiese scocciato. Risposi, appoggiando i medicamenti sul tavolino più vicino:"Sono venuto per portare i medicinali raccolti durante la nostra ultima spedizione, ora Devo trovare 23. Il pronto soccorso dove si trova?". Rispose:"Hey, piano, non correre. Ho un favore da chiederti. Dopo aver portato 23 al dormitorio torna qui, mi serve il tuo aiuto per una cosa..." annuii e subito dopo Doc mi disse dove raggiungere 23.
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B come Bluvaganti
HorrorUna persona in una città fantasma, con un numero assegnato senza apparente criterio e una foto. Domande senza risposta e tanti, molti, troppi strani corpi senza mente che vagano per le strade. E' solo l'inizio... Follow and vote :)