Cassetta 1 Lato A

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Un bacio in fronte a mia madre. Perché a lei devo tutto.

Ciao.
Sono Stefano, stefano lepri.
In diretta e stereo.
Non armeggiare con qualunque cosa stiate usando per ascoltare.
Mettetevi comodi e preparate i pop corn, sono qua per raccontarvi la storia della mia vita. O più nello specifico, dei motivi per cui è finita e se tu sei qui, sei uno dei motivi.
Ciò che dovrai fare è semplice. Ascolta tutte le cassette, in una apparirà il tuo nome. Poi passa le cassette al protagonista della cassetta successiva alla tua. Non barare.
Come sapete non ci sono più accanto a voi.
Non potete mandarmi un messaggio e chiedermi che diavolo sto facendo.
Non potete. Perché sono morto.
Troppo crudo come termine? Probabilmente è diventato una specie di taboo tra di voi.
Però è così no? Morto. Semplicemente morto.
E se stai ascoltando sei una delle persone che ha contribuito a tutto questo.
E per parlare di morte di solito si inizia dalla vita.
Ed è da qui che voglio partire.
Dalla mia vita. Da chi mi ha dato questo premio. Questo orribile castigo tramutato da premio.
E quindi.... ciao mamma, è tuo figlio che ti parla.
Quella parte essenziale di te che ora ti manca tanto.
Anche tu mi manchi sai? Mi mancano quelle lasagne stupende che nemmeno nonna riusciva a fare meglio.
Mi manca la tua buonanotte via messaggio che mi faceva ridere grazie e delle meme stupide con dei gattini addormentati.
Forse ti chiedi perché sei qui vero?
Be hai presente le cicatrici che vedi cicatrizzate e quindi dai per scontato non ti faranno più male?
Ecco. Quelle cicatrici le avrai sempre sulla pelle. Tra i due lembi di pelle che si sono richiusi rimarrà sempre quello strato di dolore che hai provato mentre cadevi.
Ecco.
Tu sei qua per una di queste cicatrici.
E non una cicatrice che ho nell'anima.
Una cicatrice ben incisa su di me.
Te lo ricordi il piccolo Stefano di 12 anni?
Quello grassottello, senza amici, che giocava da solo a carte e che guardava da lontano le ragazze perché da vicino le allontanava?
Forse guardandomi ora quel ragazzino ti sembrerà solo un ispido ricordo.
Lo era anche per me.
Me l'ero lasciato alle spalle sai?
Ero.
Poi un giorno cadetti per terra e presi una piccola botta sul polso.
Uscì sangue.
Tanto sangue. Più sangue di quanto mai sarebbe potuto uscire da una semplice caduta.
Ecco.
La mia anima si era spezzata ancora una volta.
Se tu sei qua è a causa di quel taglio che non si sarebbe dovuto riaprire.
Sei qua a causa di quelle cicatrici quasi invisibili che se ne stavano come foglie sul terreno, appoggiate al mio polso.
Quelle cicatrici che tu avresti potuto impedire.
Eri l'unica che poteva. Una dei mille che non se ne è accorta.
Credevi di esserci.
Credevi che incitandomi a stare con quelli che fingevo come miei amici me li sarei fatti davvero degli amici.
Quegli abbracci in cui credevi di confortarmi mentre io ero solo preoccupato che il sangue non si vedesse.
Perché si.
Tuo figlio era un autolesionista mamma.
Quelle lacrime mai viste.
Quei sospiri e quei singhiozzi che provenivano dalla mia stanza.
Gli occhi rossi e le occhiaie ogni mattina.
Le lamette che sparivano dalla confezione.
Le maniche lunghe anche d'estate.
Tanti piccoli indizi che il piccolo me lasciava distratto dietro a quella scia di incompletezza.
Piccoli indizi che speravo nessuno notasse ma che in realtà pregavo che qualcuno vedesse.
Tante piccole cose che tutti vedevano separate.
Senza darci importanza.
Tante piccole cose, come pezzi di un puzzle che uniti formavano una figura.
E quella figura aveva la forma concreta del mio polso inciso.
Lo usavo come un violino.
La lama era l'archetto.
E vi giuro che la musica che producevo è ancora impressa in quei tagli, come se fossero spartiti con una musica orribile ma piacevole scritta sopra.
E quindi questo è quello che hai fatto mamma.
Bastava unire i pezzi. Rendersene conto.
È per questo che ho scelto di morire così.
Morire come tutto questo schifo è iniziato.
Con il sangue che usciva dalle vene.
Con il sangue che usciva dal posto in cui doveva stare.
Con io che uscivo dalla mia vita.
Uscivo dal posto in cui dovevo stare.

Ti voglio bene mamma.

13 reasons why || saschefano (Completa)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora