Cassetta 6 Lato A

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"Parlate tanto degli altri, ma di quanto fate schifo voi non ne parlate mai?"

Voi lo sapete come sono arrivato dove sono ora.
Dove ero.
Mi sono fatto il culo per portare a chi mi segue contenuti che piacciano.
Ma l'invidia è una brutta bestia.
Gli hater...
Quante volte ne abbiamo parlato sui nostri canali, quante volte abbiamo risposto e quante li abbiamo ignorati.
Ignorati è una parola grossa a dire il vero.
C'era chi ci riusciva. E chi come me, invece no.
Allora bisognava fare buon viso a cattivo gioco.
Il primo passo per essere forti e fingersi tali anche se non lo si è.
Registravi un video e partivi con "premetto che io questo video non lo volevo fare" mi faceva quasi ridere dirlo.
Dovevi dire sempre le stesse cose.
Che a te non importava nulla di quello che gli altri pensassero di te.
Che andavi avanti per la tua strada.
Chissene fotte degli insulti.
Così per un quarto d'ora.
Poi spegnevi tutto e potevi tornare a stare male.
La verità è che le parole degli altri sono come lame. TI uccidono.
Basta così poco per far male ad una persona e io che di insulti ne ricevevo a valanghe ogni giorno di male ne sopportavo molto.
Sono stato abituato d'un da piccolo, ero grassotello, non ho mai subito bullismo ma spesso mi insultavano per il mio aspetto.
Ne ricevevo molti e mi facevano soffrire un sacco.
C'è solo una persona che sa come distruggermi davvero, che insulti usare per abbattermi sul serio. Quella persona è Stefano, il Buci.
È il mio migliore amico da quando sono piccolo e mi è sempre stato accanto.
Sapeva che insulti mi toccavano più a fondo, là dove pochi sapevano arrivare. Sapeva come consolarmi e come buttarmi giù davvero. Solo lui lo sapeva e solo lui poteva farlo.
Non mi ero preoccupato, sapevo che se li sarebbe tenuti per se.
Aveva nel petto un piccolo cassetto riservato a quelle parole brutali, le teneva lì, lontante da me.
Quando qualcuno me le diceva, senza sapere davvero l'effetto che determinate parole avevano su di me, lui le prendeva e le aggiungeva al suo cassetto.
Le aveva ancora lì e le avrebbe avute in eterno.
Se non avesse deciso si tirarle fuori e usarle contro di me.
I video erano l'unico modo per farmi vedere dal mondo come avrei voluto essere davvero, felice e senza pensieri. Spenta la telecamera tutto quello si spegneva. Ma almeno avevo i miei 30-40 minuti di felicità.
Poi arrivarono.
Pian piano. Si facevano strada lentamente, si mescolavano, ogni tanto nemmeno lo notavo. Altre li confondevo in mezzo a gli altri insulti.
Erano poco nulla.
Poi si accumulavano. Pian piano iniziarono ad accumularsi sul mio petto e a tagliare sempre di più.
Erano tutte le parole che più mi facevano male.
La mia testa non pensó a te, l'idea che fossi stato tu non mi sfioró nemmeno.
Poteva essere una persona a caso che fra tutte sceglieva proprio quelle parole lì.
Volevo darle un nome, un viso.
Entrai nel suo account ma non mi ricordava nulla. Doveva essere collegato ad una mail ma non era una cosa pubblica.
Chiamai uno dei tecnici di tom's hardware e gli chiedi di rintracciare la mail alla quale fosse collegato quell'accuont.
Quando me la mandó mi sentii svuotato. Letteralmente.
Non lo capivo cosa ti aveva spinto a fare una cosa così.
E non lo capisco nemmeno ora.
Gelosia?
Ero il tuo migliore amico non aveva senso.
Rabbia?
Cosa ti avevo fatto? Ti ero sempre stato accanto senza tradurti mai.
Invidia?
Si forse era invidia...
Non lo sapremo vai vero Buci?

13 reasons why || saschefano (Completa)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora