01. Il destino non lascia scampo

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La giornata per Artemisia non era iniziata nel migliore dei modi. La sua sveglia non aveva suonato, di conseguenza aveva dovuto prepararsi in fretta e furia, non aveva nemmeno fatto colazione. La puntualità per lei era una qualità, non una regola. La ragazza gestiva un piccolo negozietto di piante nel centro del piccolo paesino in cui viveva. Tutti conoscono tutti. Bella fortuna per una come lei, no? Beh diciamo che in ogni cosa ci sono dei lati positivi e dei lati negativi, ma al momento Artemisia ne vedeva solo di negativi, nonostante i suoi innumerevoli buoni propositi.

«Buongiorno signora Müller! Come sta?» Chiese sorridente Artemisia alla sua vicina di casa, mentre scendeva le scale del porticato. La sua piccola casetta a un piano, color pesca, confinava con quella della signora Müller, una donna di circa settant'anni, di origini tedesche, che aveva un debole per Artemisia, la ragazza orfana, cresciuta con la nonna. Una storia simile era una fonte imperdibile di conversazione e pettegolezzi per il gruppo di pensionate del paese, capitanato ovviamente dalla signora Müller in persona. Alla fine dei conti però, quella strana e pettegola vecchietta era una brava persona, e Artemisia lo sapeva molto bene.
«Buongiorno bambina mia! Tutto bene con i miei acciacchi, e tu? Cosa hai in mente di fare oggi?» Le chiese sorridente e curiosa la signora Müller, che stava innaffiando il giardino. Erano appena le otto del mattino e quella arzilla signora era già all'opera. Aveva proprio una scorza dura.
«Oggi prevedo di fare tanti vasi con le rose rosse, il mio fiore preferito, dopodomani è il mio compleanno.» Rispose sempre sorridente Artemisia. La signora Müller le stava proprio simpatica dopotutto. Un po' pettegola sì, ma buona. Fin da quando ne aveva memoria, quella signora era stata un'amica di sua nonna e la conosceva fin da bambina, più o meno. Artemisia era cresciuta con sua nonna, dopo aver perso prematuramente i genitori in un tragico incidente stradale. Sua nonna Ella l'aveva cresciuta donandole tutto l'amore di cui era capace e di cui una bambina orfana può avere bisogno. Artemisia infatti, assomigliava molto alla nonna. Solare, sempre sorridente e pronta al dialogo e anche un po' figlia dei fiori.

«Oh erano i fiori preferiti anche di tua nonna mia cara. Siete proprio simili!» Disse la signora Müller sorridente, mentre continuava ad innaffiare le piante del suo piccolo giardino, facendo cadere ogni tanto qualche vaso a causa della sua sbadataggine, perdonata in parte dall'età.
«Le auguro una buona giornata signora Müller e cerchi di riposarsi.» Rispose Artemisia allontanandosi alla volta del suo piccolo negozietto, dopo aver fatto un sorriso amaro al ricordo della nonna. Le mancava moltissimo la sua cara nonna. Ma purtroppo, il passato non si può cambiare, lo si può solo accettare.

Il suo negozio, lo aveva chiamato Ella's Flowers in ricordo appunto di sua nonna. Ella era deceduta da cinque anni, quando Artemisia aveva solo diciotto anni. Sua nonna le aveva lasciato in eredità tutto. Artemisia non immaginava che Ella fosse così ricca, ma dopotutto aveva perso prematuramente suo figlio in un brutale incidente, quindi Artemisia aveva ereditato indirettamente qualcosa anche dal padre. In meno di dieci minuti era già arrivata, aveva aperto il negozio e aveva iniziato a preparare il primo vaso di rose rosse. Le piaceva il suo lavoro, le piaceva stare a contatto con la natura, a dire la verità era la sua passione più grande, la tranquillizzava sentire la terra tra le mani. Avere un contatto diretto con la natura e gli animali la aiutava a concentrarsi, infatti ogni sera prima di cena, andava a fare una corsetta.
Dietro al negozio aveva un giardino, non troppo grande, in cui coltivava in una serra, tutti i tipi di piante che vendeva. Ciò le permetteva di avere una scorta sempre pronta di fiori, in qualsiasi momento e per qualsiasi occasione. Anche quando il clima rigido svedese non lo permetteva naturalmente.

•••

Boris quella mattina non ne voleva sapere di svegliarsi. Per lui lasciare il suo amato letto era come lasciare insoddisfatta la sua ultima conquista: raro e difficile. Purtroppo per lui però, quella mattina il suo migliore amico Sergei, nonché beta e secondo in comando, aveva in mente per lui un'altra cosa. Piombò in camera sua come un uragano e ancora più velocemente gli tolse le coperte e gli gettò un secchio di acqua gelata addosso. Ora nella stanza c'era un Boris decisamente molto arrabbiato.

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