03. Anima di giacchio

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«Voglio che un gruppo di soldati vada al confine sud e controlli cosa diavolo sta accadendo oltre esso.» La voce spietata e impassibile di Boris risuonava in tutta la sala, stordendo gli altri membri del consiglio a causa del suo immenso potere. L'Alpha aveva deciso finalmente di uscire dal suo covo, nel quale si era rintanato per un bel po' di tempo, e da qualche settimana stava dettando legge. Il branco non era mai stato così in tumulto come lo era ora, eppure non era ancora giunto il momento per entrare in una guerra che nessuno voleva combattere guerra. Perché si sa, le guerre per la pace non esistono. Le guerre portano solo morte e distruzione. Boris era uno dei pochi licantropi ancora in vita, che sapesse controllare alla perfezione il suo potere, anche durante i pleniluni. Il fatto che in quel momento ne avesse rilasciato un poco, non era un caso, voleva in qualche modo punire gli altri membri del consiglio per essere stati così tanto sciocchi. Nel suo branco nessuno doveva essere sciocco, non quando una nuova guerra era alle porte.

«Come vuole lei mio Alpha.» Fu la risposta tremante di una delle due guardie. A quella povera anima spettava uno dei compiti più ardui, ovvero comunicare alle altre guardie presenti al confine, il volere del loro capo branco nel modo corretto, la pena in caso contrario sarebbe stata assai grave. Boris si sedette sulla sua sedia e si mise una mano sulla fronte. Non stava andando niente per il verso giusto. Quello era il modo che aveva per esternare la sua frustrazione, nessuno gli aveva mai insegnato a comportarsi diversamente. Il problema vero però era un altro. Un nemico mai conosciuto prima, cercava di far scoppiare una guerra tra licantropi e vampiri. Persino a uno come Hrah, il re dei vampiri, che per natura era diffidente verso i licantropi, quello che stava accadendo risultava fin troppo strano. Si erano incontrati due settimane prima e avevano discusso accuratamente di ciò che stava accadendo: vampiri che venivano trovati morti impalati, altri che sparivano nel nulla; licantropi che venivano trovati morti senza zanne o senza artigli. Tutto questo aveva un non so che di macabro anche per il re della tortura. Hrah non sapeva niente della vita al di fuori della tortura e della violenza, eppure anche per lui quello che stava accadendo era decisamente eccessivo. Tutto quello che continuava ad accadere nella mente di Boris significava solo una cosa: chimere. Le chimere nell'antichità erano bastie mutanti, create attraverso sperimenti scientifici, dall'unione di più specie soprannaturali tra loro. Tuttavia nel ventunesimo secolo tutto questo ora ormai leggenda, eppure avrebbero dovuto esserlo anche i vampiri e i licantropi. Boris aveva la testa così piena di pensieri che gli pareva potesse scoppiare da un momento all'altro.

«Voglio che ogni guardia in servizio presti la massima attenzione a ogni singolo particolare, anche quello più insignificante. Verranno allestite delle tende nelle quali si faranno i resoconti dettagliati di ciò che accade durante i turni. Ora tutti fuori e Santa Luna, fate il vostro lavoro!» Sbatté un pugno sul grande tavolo rotondo della stanza delle riunioni, facendo sollevare svariati sospiri per la paura. I membri del consiglio uscirono lentamente e impauriti, uno dopo l'altro, eseguendo ciò che l'Alpha aveva detto loro. Chi in passato si era lamentato della sua assenza e della sua inadempienza ai suoi compiti, ora si sarebbe volentieri rimangiato tutto. Il potere degli Alpha era più forte di ogni altra cosa, ma quello di Boris, uno dei pochi Alpha di sangue puro ancora in vita, era decisamente sopraffino.

Boris rimase un altro po' fermo immobile pensando se quello che aveva appena detto, era giusto o no. Ultimamente non riusciva più a trovare un secondo per se stesso, era così impegnato a gestire tutte quelle faccende da Alpha che si era dimenticato ancora una volta di essere se stesso. Non vedeva Artemisia da un mese e mezzo e si sentiva così solo. Non sapeva perché quella ragazza fosse capitata nella sua vita, ma non aveva la minima intenzione di lasciarla andare, eppure non aveva fatto niente per conquistarla. Era così preso a gestire il suo branco e l'azienda di famiglia, da non pensare a quanto tempo fosse già passato. Si alzò istintivamente dalla sedia della sala del consiglio e uscì fuori. Aveva bisogno di vederla o sarebbe uscito fuori di testa. Ancora una volta però, era stata la Dea Luna a decidere per lui. Infatti Boris sentì dentro di se il dolore della sua compagna. Artemisia era in pericolo e lui doveva andare da lei. Iniziò a correre, liberandosi dei vestiti e corse, corse a perdi fiato, fino a quando non la trovò.

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