02. Fuoco e ghiaccio

5.4K 237 5
                                    

Boris, il giovane che Artemisia aveva incontrato quella mattina, le aveva lasciato il suo biglietto da visita con il numero di telefono. Quell'uomo doveva essere molto più grande di lei, le era sembrato così forte, così maturo. Poi aveva qualcosa che la incuriosiva all'inverosimile, alimentato forse dal fatto che non era stata in grado di leggere la sua aurea.

Sul biglietto da visita c'era il nome della Johansson Corporation, una delle aziende più potenti della Svezia, se non la più potente. L'azienda si occupava di informatica ed elettronica. Il nome che vi era scritto sopra era quello di Boris Johansson, CEO dell'azienda. Artemisia non sapeva se essere più sconvolta per aver appena conosciuto uno degli uomini scapoli più ambiti della Svezia o per non averlo riconosciuto.

Arrivò a casa quella sera piuttosto scombussolata. A pranzo non era riuscita a magiare molto, si sentiva vuota. Un senso di solitudine mai provato prima, le aveva attanagliato le viscere e non ne voleva sapere di andare via. La prima cosa che fece una volta arrivata a casa, fu quella di mettere in forno la sua cena di quella sera, per poi andare a faresi una doccia. Voleva provare a togliersi da dosso quella sensazione.
«Uffa!» Sbuffò prima di tuffarsi sotto il getto di acqua calda.

Boris era nel suo ufficio da quella mattina. Aveva saltato il pranzo e neanche lui sapeva il perché. O meglio lo sapeva benissimo, ma non voleva crederci. Quella ragazza era la sua compagna, non riusciva a togliersi dalla testa il suo sguardo, il suo corpo, il suo aspetto, il suo profumo. Ormai l'aveva sognata per così tanto tempo, che averla finalmente trovata gli sembrava impossibile. Doveva darsi una calmata e tornare da lei, voleva rivederla e le avrebbe chiesto di uscire. Si sarebbe comportato da gentiluomo, ovvero la persona che non era mai stato, ma per lei lo avrebbe fatto. Per lei avrebbe fatto qualsiasi cosa. Si alzò dalla sedia e uscì dal suo studio. Aveva bisogno di schiarirsi le idee e l'unica cosa che lo avrebbe aiutato a riguardo era farsi una bella corsa, così avrebbe potuto parlare anche con il suo lupo e sentire cosa provava lui vedendo la sua compagna.

•••

Artemisia aveva appena terminato la cena, quando il campanello di casa suonò. Sobbalzò a sentire il suono. Non era mai capitato che qualcuno andasse a trovarla di sera, mai, anche se in realtà erano poche in genere le visite che riceveva. A passi lenti e un poco titubanti andò ad aprire la porta. La persona che si ritrovò di fronte la lasciò senza parole. Boris Johansson era nel porticato di casa sua e la stava letteralmente mangiando con gli occhi.

«Ciao.» Quelle semplici parole la fecero fremere nel profondo. Gli sorrise e quando lo fece una consapevolezza crebbe in lei. Le era mancato. Può una persona che non si conosce affatto esserci mancata?
Artemisia non lo credeva possibile, ma dopotutto non sapeva ancora niente del legame speciale che la univa indissolubilmente a Boris.
«Ciao.» Gli occhi erano incastrati tra loro e nessuno dei due sembrava intenzionato a staccarli.
«Volevo... Volevo chiederti se ti va di uscire.» Chiese Boris non riuscendo a trovare il fiato per elaborare una frase completa. Un Alpha della sua fama messo a tappeto da una donna. Ridicolo. O innamorato?
«Quando? Adesso?» Il sorriso incredulo che aleggiava sulle labbra di Artemisia ipnotizzava in ogni modo possibile Boris.
«Ehm... Si?» Sembrava più una domanda che un'affermazione, ma Artemisia non ci fece più di tanto caso. Avvertiva dentro di se quella personalità focosa che la spingeva ad accettare quella richiesta tanto inaspettata, ad uscire con quello sconosciuto, pur essendo contro ogni suo principio. Eppure lei non lo conosceva. Non sapeva niente di lui.
«Sei un killer? Un maniaco sessuale? Un malato mentale?»Boris non credeva alla sue orecchie. Veramente quella creatura che pareva così innocente, gli aveva appena fatto delle domande del genere? Non lo credeva per niente possibile, soprattutto perché in quel momento Boris stava pensando a tutti i modi in cui poteva fare sua quella creatura celestiale.
«No. Perché me lo chiedi?» Il sopracciglio di Boris era alzato in modo quasi innaturale e incuteva timore.
«No, solo che non ti conosco, anche se...» Artemisia fu costretta a lasciare la frase in sospeso, perché dentro di lei esplose un fuoco nel momento esatto in cui Boris sfiorò la sua mano. Un sospiro di frustrazione lasciò le sue labbra. Voleva essere toccata ovunque da quelle mani, non solo sfiorata. Eppure quel desiderio non era solo suo, ma lo percepiva come se lo fosse. Artemisia pensò che forse aveva una malattia della personalità. Non lo conosceva, eppure le sembrava di essere con una persona che conosceva da tutta la vita.
«Okay. Andiamo?» Boris notò ogni singolo movimento di Artemisia e soprattutto notò quel sospiro, che gli congelò il sangue nelle vene. Quella donna lo stregava, completamente. Era assuefatto da lei, così come un drogato è assuefatto dalle sostanze stupefacenti. Ogni cosa di lei, ogni sfaccettatura lo attirava, lo stuzzicava, lo eccitava oltre ogni misura. Era questo il potere del legame.

XA - Progetto AlphaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora