11. L'alba del giorno dopo

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Lui era ancora rinchiuso nelle segrete. Dopo tutto il tempo che era passato, aveva ormai perso le speranze, pensando che lo avessero lasciato lì a marcire, o forse solo a morire. Forse se lo era meritato dopotutto. Aveva ingannato per anni le persone con cui lavorava, spingendole a mentire a loro volta; questa era la sua pena evidentemente. Non sapeva ancora che qualcuno, ora presente nella casa branco, stava in realtà spiegando e sostenendo le parole dette da lui parecchio tempo prima. Del resto lui era solo uno degli scienziati che si occupavano del progetto XA, il progetto dedicato alla specie alfa. L'uomo che stava avendo udienza ora dall'Alpha e dalla Luna del branco era un qualcosa di più, che neanche un uomo saggio e pieno di sapienza come lui poteva avere o comprendere. Era al di sopra di tutto e tutti.

Il nuovo arrivato era infatti, un potente e antico stregone ultracentenario, che aveva ormai convinto i due alpha dei suoi poteri e della veridicità delle sue parole riguardo il progetto XA. L'atmosfera, nella casa branco della tenuta di Boris, sembrava essere cambiata radicalmente dall'arrivo dello straniero. Ogni licantropo era tornato ad essere oltremodo premuroso e possessivo oltre ogni limite nei confronti delle compagne. Poteva apparire banale agli occhi degli sconosciuti, ma la verità era ben diversa. Da troppo tempo infatti, il legame che univa due anime precise tra loro era stato sottovalutato. Ciò che un tempo c'era di più sacro per i licantropi, era stato lentamente accantonato, fino a ridursi in un mero atto sessuale come accadeva negli ultimi anni. Almeno fino all'arrivo di Artemisia. Lei era stata per Boris una ventata di aria fresca, quel qualcosa che aveva arricchito a dismisura la sua vita per sempre, cambiando ogni sfumatura e sfaccettatura, rendendo speciale e singolare ogni piccolo gesto o momento. Se l'alpha era riuscito a cambiare così tanto e in così poco tempo per la sua donna, allora lo stesso avrebbe potuto fare tutto il branco. Lo stregone era stato solo l'ennesima prova che quella doveva essere la strada da percorrere. Dopotutto ogni singolo membro del branco si fidava ciecamente del loro Alpha.

La guerra sembrava essere ormai solo un vecchio ricordo, ma erano passati solo pochi giorni dall'ultimo combattimento in campo aperto e il branco ne portava ancora i segni indelebili. Anche Boris, nonostante la sua forza interiore maggiore rispetto a quella degli altri lupi, aveva ancora le cicatrici della battaglia che dovevano cicatrizzarsi. Sia quelle fisiche che quelle morali o mentali.
«Quindi, ricapitolando un attimo, io sono un Alpha, con qualche strano potere relativo al vento e al ghiaccio e nelle mie vene scorre il sangue dell'antica famiglia nobile che era la principale rivale della famiglia reale. Artemisia invece, lei è la legittima erede al trono, la vera ed unica discendente della famiglia reale dei licantropi che regnava centinaia di anni fa. Lei è l'alpha del fuoco e della terra, inoltre, se e ho capito bene dalle sue parole saggio stregone, lei dopo il parto darà alla luce un bambino che avrà un po' dei miei poteri e un po' dei suoi. Ho capito bene? Ho detto tutto?» Boris era stremato. La conversazione appena terminata con lo stregone lo aveva reso suscettibile. Non ci capiva niente di tutto quello che gli era stato detto e si sentiva un perfetto idiota. Non gli capitava da quando aveva undici anni di sentirsi così fuori posto. Gli sembrava di essere nel posto sbagliato, nel momento sbagliato e con le persone sbagliate. Nulla di tutto quello che gli frullava nella testa aveva senso. Il tono leggermente ironico, il pallore sul viso e l'irritazione costante erano il suo tratto distintivo in quel momento.
«Amore non ti scordare del fatto che io dovrei diventare il successore del nostro stregone qui presente. Lui mi donerebbe i suoi poteri, in modo che io possa proteggere tutto il regno del soprannaturale. Senza contare il fatto che siamo i figli di degli esperimenti di laboratorio, creati con lo stampino direi.» Anche Artemisia era un po' sconcertata, oltre che arrabbiata. Quell'uomo pretendeva davvero che loro credessero, senza troppe garanzie o certezze, a tutto quello che egli aveva raccontato loro? Comportamento piuttosto superficiale per uno stregone centenario o millenario che fosse, che ventava tutta l'esperienza di cui aveva blaterato.
«Beh, in tutta sincerità amici miei, voi siete destinati a qualcosa di più di tutto quello che avete detto. Le vostre vicende passate, tutto quello che avete perso, quanto avete sofferto e il potervi finalmente incontrare vi ha portato ad essere molto di più di ciò che voi credete di essere. Voi siete nati per regnare nel mondo del sovrannaturale, voi siete nati per essere i legittimi eredi al trono del mondo celato agli occhi degli esseri umani. Voi siete tutto ciò che rimane del progetto Alpha.» Erano parole forti e di grande spessore quelle che aveva appena pronunciato l'antico stregone. Artemisia si portò istintivamente una mano alla testa. Faticava a credere a tutto quello, ma allo stesso tempo ci credeva con troppa sicurezza. Solo otto mesi prima di quel momento non conosceva nemmeno l'esistenza del mondo soprannaturale ed ora ne faceva ampiamente parte. Non si trattava più di credere a miti o leggende, si trattava di accettare la propria condizione ed esserne totalmente consapevoli. Non c'erano mezze misure i vie di fuga. La strada da poter percorrere era solo una. Lei forse era stata da sempre fin troppo consapevole. Era stata consapevole dell'essere cresciuta senza genitori, consapevole di aver perso improvvisamente anche sua nonna, consapevole di doversela cavare in un modo o in un altro sempre da sola, consapevole di far parte di un mondo più grande di quello che credeva e consapevole di dover fare qualcosa per rendere quello stesso mondo un posto migliore. Per lei, per Boris, per il loro bambino e per tutto il resto degli esseri viventi. Non era audacia la sua o voglia di essere qualcosa che non era, ma piuttosto stupidità. Per il novanta percento delle volte, da quando era un lupo, aveva ragionato con l'istinto e aveva sempre preso la stata giusta, magari quella più difficile da percorrere, ma era stata quella che si era rivelata essere veramente corretta, veramente giusta. Quello non era il momento di tirarsi indietro.

XA - Progetto AlphaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora