25. Fuoco & sangue

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Non era da lei essere aggressiva in quel modo, ma Boris riusciva sempre a tirare fuori il peggio di lei. Con Sergei sempre alle calcagna, Artemisia aveva chiamato subito Hrah. Il re dei vampiri si era dimostrato affabile nei suoi confronti, esattamente come ben ricordava, e le aveva comunicato che nel giro di un'ora e mezza all'incirca sarebbe arrivato da lei per parlare del loro nemico. Seguì poi la chiamata a Robert. Inutile dire che si trasformò in una vera e propria chiacchierata tra amici dalla durata improbabile, in cui lei gli domandava come andassero le cose nel mondo umano e lui le chiedeva dei suoi tre figli e dell'essere madre. Poi arrivò anche per il guardia caccia il momento di decidere cosa fare. Robert, che nonostante tutto sapeva essere altamente esasperante, le disse di non preoccuparsi e che nel giro di una mezz'ora sarebbe stato da lei. Era riuscita a tenere testa a Boris e andare contro al suo volere. Si sentiva invincibile, ma quell'euforia momentanea, venne presto sostituita quando vide la figura imponente del suo compagno avanzare spedita verso di lei.

Eppure Boris non riuscì ad arrivare di fronte ad Artemisia, perché quello strano presentimento che aveva avuto per tutta la mattina, arrivò furente su di loro, trovandoli impreparati. Lo stregone riemerse dal fondo del corridoio, correndo come un forsennato. Agitava le braccia come un pesce fuor d'acqua e saltellava come un canguro.
«Scappate! Lui è un qui. Scappate! Ci ucciderà tutti.» Quando l'uomo arrivò in prossimità di Boris, questo gli bloccò il passaggio con un braccio.
«Scusami, chi era la creatura ultracentenaria con tutti i poteri di questo mondo? Ah si, tu! Vedi di muovere il tuo culo magico e di andare lì fuori a fare un po' di strage.» Se uno sguardo avesse potuto uccidere, ora lo stregone si ritroverebbe a terra, agonizzante e presto privo di vita. Una volta che lo stregone si fu ripreso dal suo momento di debolezza, se così poteva essere chiamata, guardò dritto negli occhi Boris e poi se ne andò, pronto a fare quello che il suo alfa gli aveva detto di fare. Boris puntò quindi i suoi occhi sul suo migliore amico.
«Sergei vai con lui e inizia a dare ordini ai nostri guerrieri. Non voglio errori questa volta, neanche uno.» Sergei annuì con un cenno del capo, per poi seguire in silenzio lo stregone caca sotto. Artemisia aveva il cuore in gola e una fitta allo stomaco che non ne voleva sapere di lasciarla in pace. In più il pensiero costante di come stessero i suoi figli, le attanagliava le viscere, impedendole di respirare.
«Io e te dobbiamo parlare.» Lui le parlò in modo rude, grezzo. Il suo tono di voce però doveva essere definito illegale. La sua voce era sexy e roca da far paura, oltre al fatto che in quel giorni lui era cambiato molto, su ogni fronte e presto anche lei se ne sarebbe accorta.

Amelia e Jenny non sapevano ancora cosa stesse succedendo all'esterno sella casa branco, ma quando Boris contattò telepaticamente sua madre spiegando la situazione che stava imperversando al di fuori della casa branco, le due donne non esitarono nemmeno un millesimo di secondo a portare i bambini in un posto sicuro. Il bunker era quel luogo che faceva al caso loro. Avrebbero dovuto percorrere tutte le scale a nord della casa, per poi scendere nel seminterrato. Avevano poco tempo e tanta strada da percorrere, ma ce l'avrebbero fatta. Dovevano farcela, a ogni costo. Quei bambini non potevano subire le conseguenze di errori altrui.

«Io con te non parlo proprio di niente! Abbiamo altri problemi da risolvere ora, mi sembra.» Artemisia sbraitava come se non ci fosse un domani. Aveva paura per i suoi figli, per lei, per quel tonto borioso di Boris e anche per tutto il branco. Aveva sentito di che cosa era capace quel mostro in pre-menopausa con manie di grandezza e non aveva la ben che minima idea di essere benevola o tollerante con lui. Quella era l'ora del giudizio e lei lo avrebbe fatto pentire del giorno in cui aveva deciso di disturbare la famiglia sbagliata. Ne aveva le tasche piene dei suoi sbalzi di umore megalomani.
«Come vuoi tu!» Boris la strattonò per un braccio e appiccicò le sue labbra a quelle di lei. Aveva bisogno di sapere che lei fosse ancora sua. Sua e basta, di nessun altro. Doveva essere così o non se lo sarebbe mai perdonato. La baciò lentamente, con dovizia e malizia, facendole capire che era solo di lei che aveva bisogno per continuare a vivere. L'amava. L'amava più della sua stessa vita, per lei avrebbe fatto di tutto, sarebbe morto per lei, avrebbe sacrificato ogni cosa per lei. Artemisia rappresentava tutto ciò che di buono aveva fatto in vita sua, non poteva averla allontanata definitivamente da lui così in fretta. Artemisia si sentì risucchiata da quel turbine inaspettato di emozioni contrastanti. Boris, il suo compagno, finalmente stava facendo qualcosa di sensato che per troppo tempo non aveva fatto. Eppure lei non riusciva a dimenticare tutte le volte che l'aveva trattata male, tutte le volte che le aveva detto di tenere la bocca chiusa perché non era lei a comandare.
«Boris no!» Lo spinse via, smettendo di ragionare con il cuore. Doveva rimanere lucida, anche se il suo cuore stava sanguinando per la scelta appena fatta. Ora avevano problemi più urgenti della loro relazione.
«Io ti amo, ma non puoi continuare a fare così! Mi sembra di essere costantemente sulle montagne russe con te. Non sei stabile, non mi dai nessuna certezza, mai. Io ho bisogno di avere un uomo maturo al mio fianco, non un adolescente in piena crisi ormonale che non sa ancora cosa vuole dalla vita!» Artemisia aveva il viso rigato dalle lacrime, che avevano iniziato a scendere copiose, dopo le prime parole.
«Ti amo anche io e lo sai questo! Poi io non sono un adolescente, so quello che voglio.» In quel momento Boris sembrava davvero un bambino. Era dolce, su questo non c'erano dubbi, ma era giunto il momento anche di essere adulti. Avevano tre figli ora, non c'erano più solo loro due, era così difficile da capire? Lo sapeva bene anche lei che non avevano avuto molto tempo per loro due e basta. Nel poco tempo che avevano passato da soli, ne erano successe di tutti i colori, impedendo loro di godersi il momento, ma il passato è passato. Non si può cambiare ciò che è già successo, si può solo andare avanti e accettare le conseguenze delle proprie scelte a testa alta.
«Allora dimostramelo! Ho bisogno di fatti io, non di parole dette all'aria! A parole sono bravi tutti, ma sono i gesti che fanno la differenza.» Con un sorriso tirato e una carezza sulla guancia, Artemisia lasciò da solo Boris nel corridoio. La bomba l'aveva sganciata, ora era compito suo comprendere le sue parole. Lei aveva già fatto tutto il possibile per la loro relazione, ora toccava a lui muovere il culo.

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