Primo giorno di scuola

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Quella sera dormirono al circo perché non tutti avevano ancora i letti. E poi serviva una bella disinfestazione!
Il giorno seguente Laughing Jill chiamò a raccolta tutta la famiglia, meno Jonathan, e fece spuntare davanti a loro tre scatoloni di cartone.
<<Forza!>>, esclamò, <<Cominciate a riporre in una di esse tutte le cianfrusaglie che avete intenzione di portarvi nella nuova casa, nell'altra mettete le cose utili, e nell'ultima le cose necessarie o fragili, cominciate!>>
E così fecero.
Laughing Jay mise nella prima i giocattoli che non utilizzava più e quelli di suo fratello, nella seconda mise i cuscini, le coperte e i suoi vestiti. Nella terza vi ripose suo fratello e il suo cellulare.
Poi sigillò tutte e tre le scatole con del nastro adesivo e le portò di sotto.
<<Ecco fatto mamma, io ho finito.>>
<<Che ci hai messo nella seconda? È leggera come una piuma!>>
<<Oh, le cose utili come hai detto tu mamma.>>
Laughing Jill aprì la scatola e ne vuotò il contenuto.
<<Ma che diavolo... Jay i cuscini li potevamo portare a mano! Non ci hai messo neanche i vestiti del tuo fratellino!>>
<<Non ci entravano.>>, fece spallucce e salì di sopra.
Intanto stava scendendo Laughing Jack.
<<Che hai combinato tu?>>
<<Già così acidi di prima mattina?>>, chiese con voce sarcastica.
Jill fece una finta risata e lo guardò male.
<<Non si può più scherzare con te!>>
<<Dovresti insegnare a tuo figlio come si fanno i bagagli!>>
<<Perché che ha fatto stavolta? Anzi ho un'altra domanda, perché quando fa qualcosa lo chiami sempre "mio figlio"? Sembra che l'abbia fatto da solo!>>
<<Di certo non somiglia a me quando fa scemenze!>>
<<Stai insultando me o "mio figlio"?>>
Jill sbuffò di impazienza prendendo la prima scatola di Jay.
<<E qui che ci ha messo?>>, si chiese scuotendola come una maracas.
<<Ci avrà messo i suoi giocattoli.>>, le rispose Jack
<<Se qui ci sono i suoi giocattoli cosa c'è nella terza scatola?>>, la prese e, notando che era pesante, la mise sopra un piccolo sgabello e la aprì.
Il contenuto la sconvolse a tal punto da urlare così forte da far tappare le orecchie a Jack.
<<JAAAAAAAYYYYY!!!>>
Il bambino scese di corsa dal piano di sopra e si avvicinò a sua madre con fare innocente.
<<Che c'è mammina?>>
Lei lo guardò in un modo così arrabbiato da far paura.
<<Perché tuo fratello è in una scatola, Jay?!>>
<<Tu mi hai detto di mettere lì dentro ciò che è fragile o necessario. Ed è ciò che ho fatto, infatti c'è anche il mio telefono.>>
Riuscendo a prevedere ciò che stava per accadere, Jack prese di scatto suo figlio e lo mise dietro di se, fuori portata dalle mani di sua madre che lo stavano per schiaffeggiare. Lo schiaffo infatti colpì Jack non suo figlio.
Avendo degli artigli molto affilati, a Jack non restò solo la stampa rossa di una mano, ma anche cinque tagli poco profondi.
<<Perché hai schiaffeggiato papà, mamma?>>, chiese Jay ancora ignaro di ciò che era successo.
<<Non è niente Jay. Vai a prepararti per la scuola invece!>>, disse Jack al figlio continuando a guardare Jill, nel caso volesse riprovare a schiaffeggiare Jay.
Il bambino salì di sopra a preparasi.
I due genitori intanto si davano sguardi assassini.
<<Perché diavolo ti sei messo davanti a lui?>>, chiese Jill
<<E me lo chiedi pure? Volevi lasciare a lui questi segni sulla faccia?>>, le rispose Jack indicando la parte graffiata del suo viso.
<<Se non avessi aperto la scatola Jonathan sarebbe potuto morire per mancanza d'aria! Se lo meritava uno schiaffo! Così non gli insegni la giusta educazione!>>
<<E tu che gli insegni scusa? Dargli schiaffi senza farli capire il perché non lo aiuta a comprendere l'errore!>>
<<Ci sentiamo poeti, eh?>>
<<Piantala e tira fuori Jonathan da quella scatola invece. O non sei più preoccupata per la sua respirazione?>>
<<Allora accompagna tu Jay a scuola, dato che sei così bravo a darli lezioni di vita!>>
Jack si rialzò e andò sopra a controllare che Jay fosse pronto.
Il bambino aveva uno zaino blu come gli occhi.
Sembrava felice per il suo primo giorno di scuola.
Quando padre e figlio arrivarono a scuola si salutarono, Jack tornò alla casa diroccata.
Jay invece entrò nel cortile della scuola.
C'erano molti bambini di tutte le età lì. Quasi tutti lo guardavano strano, forse per il naso. Soltanto un gruppo di quattro sembrava guardarlo stupito e meravigliato.
In quel gruppo c'era solo una bambina che saltellava impazzita indicandolo col dito.
La bambina poi trascinò gli altri tre verso Laughing Jay.
Fu la bambina la prima a presentarsi: <<Ciao! Io sono Katie Jill Bowman. E lui è mio fratello gemello Austin Jack Bowman.>>, e indicò la sua fotocopia versione maschile alla sua destra, <<Gli altri due sono Paul,>>, ed indicò un ragazzino dai cappelli neri e in disordine con gli occhi color giada, << e Steven.>>, fece avvicinare un bambino dai capelli arancioni e gli occhi color nocciola.
<<Ciao a tutti! Io mi chiamo Jay, piacere.>>, e porse la mano alla bambina.
Lei gliela strinse con molta energia lasciando Jay con l'incapacità di sentirsi il polso.
Poi la campanella suonò e una mandria di bambini entrò dentro.
La prima ora di lezione passò velocemente.
Jay si era messo infondo alla classe, nell'ultimo banco della fila di destra, quella vicino alla porta.
Erano dispari in classe, pertanto era seduto da solo.
La maestra sembrava non staccargli mai gli occhi di dosso, come se si aspettasse qualcosa di terribile da quel povero bambino.
Quando suonò la ricreazione tutti i compagni si girarono a guardarlo.
Alcuni si avvicinarono a lui e lo guardarono come se fosse un animale da esposizione. Poi un bambino gli toccò la punta del naso a cono.
<<Wow!>>, esclamò sorridendo.
Laughing Jay si sentì molto in imbarazzo con tutti quegli occhi addosso.
I maestri che vennero nelle altre ore invece sembravano non essersi accorti di lui.
"Menomale!", pensò Laughing Jay.
Poi però arrivò l'ultimo maestro della quinta ora.
Era un uomo alto e smilzo coi capelli ricci e lunghi ma raccolti in una coda bassa, aveva all'incirca trent'anni e proveniva dalla Jamaica.
Quel maestro chiese a tutti di presentarsi ed arrivò anche il turno di Jay.
<<Forza piccolo! Vieni alla cattedra e dicci il tuo nome!>>
Laughing Jay si alzò e andò alla cattedra. Solo allora il maestro si accorse del suo strano aspetto.
<<Ehm... io mi chiamo Laughing Jay. Vivo poco distante dalla scuola. Non mi piace nessun colore in particolare e il mio cibo preferito sono le caramelle. Poi... ho un fratello più piccolo, Jonathan. Ehm...>>, si girò verso il maestro, << Che altro devo dire?>>.
Il maestro gli sorrise e gli disse che poteva andare a posto.
Jay ne fu sollevato.
Al suono della campanella uscì per ultimo e tornò a casa da solo dopo aver aspettato per una buona mezz'ora suo padre.

Laughing Jack è un buon padre(?)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora