Il giorno dopo Jay andò a scuola più scontento del solito.
Almeno adesso era tornato amico di Katie. Ma il rapporto con la sua famiglia era peggiorato, e non più con solo un membro(Jonathan).
Cercava di non pensarci ma era difficile fare colazione sapendo di avere gli occhi di tutti attaccati addosso e pieni di rabbia.
Cercò così di fare prima a finire di mangiare.
Ormai la situazione si era capovolta. Adesso preferiva la scuola alla casa, la trovava più sicura in quei giorni.
Del resto era difficile dimenticare che i suoi genitori erano killer spietati. Sapeva benissimo che non l'avrebbero mai ucciso, almeno non sua madre. Eppure già lo stavano uccidendo. La delusione nei loro occhi era difficile da non notare. Per suo padre Austin era una specie di nipote, perciò non voleva credere che fosse cattivo come lo descriveva Jay.
"Sembra volere più bene a lui che a me.", pensava Jay.
Jonathan aveva involontariamente ascoltato quei pensieri. Era uno dei suoi poteri che non aveva detto a nessuno di avere.
Non parlava con il fratello da molto ma, avendo ascoltato sempre ogni suo singolo pensiero, era come se non si fosse mai litigato con lui.
I due andarono a scuola finito la colazione.
Non ci andavano esattamente "insieme".
Entrambi camminavano a metri di distanza l'uno dall'altro.
Arrivati a scuola andarono ognuno dai propri compagni.
Jonathan in realtà si sedeva su una panchina solitaria, ben lontana dai suoi compagni di classe.
Forse per il colore dei suoi capelli o forse per quello che era successo a suo fratello in ogni caso non lo vedevano di buon occhio.
Jay almeno aveva due amici ancora.
Appena arrivò da loro Katie gli raccontò una cosa interessante:
<<Ti ricordi quella strana donna di ieri? Beh è la proprietaria di quella casa abbandonata a pochi isolati dalla mia. Oggi la mamma vuole andare da lei per fare amicizia. Mi ha detto che è appena uscita dal manicomio e che il dottore le ha consigliato di interagire con qualcuno. Avendo troppa paura di uscire, mia madre ha deciso di andare personalmente da lei per darle il benvenuto e farla ambientare. Ti va di venire?>>
Jay ci pensò bene. Una giornata con Katie anziché tornare a casa. Non gli ci volle molto per capire cosa preferiva fare.
<<Va bene vengo.>>
<<Mitico! E tu Paul?>>
Jay sperava di restare tutto il giorno solo con Katie ma infondo Paul era il suo migliore amico. Non poteva pensare di non volerlo fra i piedi.
<<Non saprei. E se quella donna fosse pazza? Se ci attaccasse?! Non me la sento amici.>>
<<Non preoccuparti Paul. Sappiamo che sei un fifone.>>, disse scherzando Katie, <<Ma infondo ti vogliamo bene così. Ti racconteremo in caso come è andata e se ci ha attaccato ok?>>
<<A me va bene tutto basta che fate attenzione.>>
Poi la campanella suonò ma Jay non andò in classe ma in presidenza.
Là dentro c'era già anche Austin.
Per un attimo i loro sguardi si incrociarono e Jay rivide di nuovo il suo vecchio amico affogato ormai da un odio e da un disprezzo immotivati e stupidi. Avevano più motivi per essere amici che per non esserlo. Eppure si odiavano ormai.
Entrambi si sedettero sulle sedie davanti alla scrivania del preside.
Dopo qualche minuto arrivarono anche i genitori di Austin e, in quel momento, Jay ricordò di non aver detto niente riguardo a quella riunione.
Probabilmente anche il preside se ne era dimenticato o forse si era fidato troppo di Jay.
Il ragazzo uscì un secondo con la scusa del bagno e chiamò a casa col cellulare.
A rispondere fu suo padre.
<<Pronto? Chi è?>>
<<Ehm... sono io papà.>>
Passò giusto qualche secondo prima che la discussione riprendesse.
<<Che vuoi?>>, chiese acido.
<<Vedi... ho dimenticato di... beh ecco... di dirti di venire a scuola oggi.>>
<<Perché?>>
<<Perché... perché dovevate parlare col preside di ciò che è successo ieri.>>
Appena il tempo di finire la frase che Laughing Jack e Laughing Jill comparirono alle spalle del figlio col solito sguardo di disapprovazione.
<<Ringrazia che so teletrasportarmi, se no ti avrei già ammazzato!>>, esclamò Laughing Jack prendendo il figlio per un orecchio e buttandolo dentro l'ufficio del preside.
Dopo un lungo discorso con il preside su chi avesse fatto cosa, poterono tornare tutti andare a casa tranne Austin e Jay che andarono in classe.
Ma tanto mancavano solo due ore e c'era supplenza.
Alla fine della scuola, come d'accordo, Katie e Jay andarono dalla "svitata".
La madre della ragazza era già lì.
Entrarono tutti e tre dentro quella casa e salutarono dolcemente la signora presentandosi.
La donna sembrava molto simpatica ma, appena si presentò anche Jay, trasalì e cambiò subito carattere. Sembrava alquanto inquieta e le era preso un forte tic alla mano che si apriva e si serrava a pugno ogni secondo.
Per allentare la tensione Jay decise di cominciare a fare una discussione.
<<Lei era sposata?>>
<<Si... pe-però mi ha lasciata quando abbiamo avuto un figlio.>>
<<E suo figlio come sta?>>, chiese Katie.
<<Oh... lui... sta meglio... credo.>>
<<Dove vive?>>, chiese la madre di Katie.
<<Non... non lo so spiegare... non ho mai visto quel posto infondo.>>
<<Quindi, vive all'estero?>>
<<Si! Molto lontano da qui.>>
Nonostante stesse parlando con la madre di Katie, continuava a fissare Jay.
<<Lei quindi non ha familiari in zona o mi sbaglio?>>, continuò la madre che aveva notato che la donna stava fissando troppo Jay.
<<No, ha ragione. Non ho familiari. Sono tutti morti quando ero una bambina.>>
<<Quindi ha cresciuto suo figlio da sola?>>
<<Si esatto. Ma non mi è dispiaciuto affatto! Volevo bene a mio figlio.>>
<<Voleva? Perché? Ora lo odia?>>, chiese stavolta Katie.
<<No, no! Io gli vorrò sempre bene solo che... non lo vedo più da molto ecco. Mi manca.>>
<<Non si preoccupi non è sola.>>, continuò la madre di Katie, <<Noi verremo sempre a farle compagnia.>>
<<Quindi... >>, per la prima volta staccò gli occhi di dosso a Jay e li puntò alla madre di Katie e a Katie, <<... siete miei amici?>>, si girò di nuovo verso Jay, <<Amici felici?>>, e gli sorrise.
Un sorriso strano, quasi forzato.
Verso ora di cena strinse le mani a tutti e li salutò.
Jay tornò a casa sua da solo.
Suonò diverse volta il campanello ma nessuno aprì. Così bussò, tentando di fare più rumore.
Alla fine la porta si spalancò.
Ad aprire fu Jonathan.
I fratelli si guardarono per un po', poi Jonathan si scansò per permettergli di entrare e tornò in camera a dormire.
Anche Jay si preparò ad andare a dormire.
Nei suoi sogni vide solo quel sorriso strano a denti stretti della donna, e poté solo pensare a che strana amicizia aveva fatto oggi.E finalmente ho finito anche questo capitolo!
L'esame è tra due giorni quindi non penso aggiornerò subito.
Spero comunque che vi sia piaciuta questa storia!
Se qualcuno ha già capito chi è la donna può scriverlo nei commenti.
Alla prossima!👋🏻
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Laughing Jack è un buon padre(?)
FanfictionQuesto è il sequel di "Laughing Jack incontra Laughing Jill ". Per il resto... il titolo dice già tutto. Buona lettura😉!