Prologo

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Guardai il viso di Angelo, leggendo nei suoi occhi la stessa rabbia e lo stesso risentimento che sono sicura anche lui poteva leggere nei miei. Com'eravamo arrivati a quel punto, ancora me lo stavo chiedendo. Non riuscivo a fare a meno di pensare che avessimo fallito in qualcosa; che uno dei due - durante il nostro cammino di coppia - avesse lasciato per strada pezzi di sé per seguire l'altro, arrivando distrutti e a pezzi a quel momento che ho sempre temuto fin da quando ci siamo messi insieme: la nostra fine.


Non volevo continuare a parlare, ogni parola era un passo in più verso la rottura, ma dovevo farlo. <<Stai lasciando tutto. E in questo tutto sono inclusa anche io>> dissi con rammarico.


<<Io non sto lasciando niente, Ania. Sto inseguendo quello che è il mio sogno da sempre. E tu lo sai bene>> rispose stanco, passandosi una mano sulla guancia attraversata da un leggero velo di barba. Adoravo sentirla sulla mia pelle e anche se era il momento meno opportuno, sentii un brivido lungo la schiena al ricordo delle tante notti in cui benedii quella barba; le stesse notti che ormai mi sembravano così lontane e irraggiungibili.


<<Forse ti sei dimenticato un particolare importante in tutto questo. Ci dobbiamo sposare. Abbiamo una data, il ristorante prenotato. Questo lavoro è arrivato proprio nel momento peggiore. >>


<<Vedi?>> mi interruppe, alzando il tono della voce. <<Pensi solamente a te stessa e la ragazza che eri solo un anno fa, la mia Ania, non lo avrebbe mai fatto. Mi stai costringendo a scegliere tra te e il mio lavoro e questo comportamento non è da te.>>


<<Nessuno ti sta dicendo che devi scegliere o l'una o l'altra cosa, ma abbiamo dei progetti insieme e tu li stai mandando a puttane per niente.>>


<<Si tratta solo di rimandare il matrimonio. Non lo sto mandando a puttane io. Forse sei tu che lo stai facendo.>>


Risi senza nessuna allegria, cercando di non sembrare troppo stronza, ma neanche troppo comprensiva. <<Da quando stiamo organizzando il matrimonio non è più lo stesso. Passi un sacco di tempo fuori casa, dai troppe cose per scontate, mi eviti. Pensi che non me ne sia accorta?>>


Tenere il livello della voce basso era diventato impossibile ormai. Non riuscivo più ad avere il controllo della situazione, il controllo di me stessa; e mi spaventava perché sapevo che in momenti come quelli avrei potuto dire di tutto, anche cose che non pensavo.


<<Stai esagerando.>>


<<No. Niente affatto. Non siamo ancora sposati e già sembriamo una vecchia coppia sposata che non ha più niente da condividere.>> Non appena finii di parlare, Angelo afferrò il giubbotto dallo schienale della sedia e cominciò a prepararsi. Non provai mai così tanta paura come in quel momento. <<Dove vai, Angelo?>> domandai e non riuscii a nascondere il panico nella mia voce.


<<Esco. Non voglio più starti a sentire>> disse semplicemente. Poi fece proprio come aveva detto, sbattendosi la porta alle spalle e lasciandomi tremante e in lacrime mentre ancora mi chiedevo perché due persone che si amano come noi, si riducono a tanto.


Sapevo di amarlo come prima e forse più di prima, come sapevo che anche lui mi amava con la stessa intensità di sempre. L'unica cosa che non sapevo era che quella sarebbe stata l'ultima volta che lo avrei visto. 


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