Quella sera non cenai con mia sorella: che non si presentò all’appuntamento e non provò neanche a chiamarmi per avvertirmi che non sarebbe venuta. In ogni caso, forse fu meglio così: non me la sentivo di vedere nessuno in quel momento.
Dopo che Angelo se ne andò, scappai direttamente a casa e non uscii fino al giorno seguente, quando dovetti farlo per forza per recarmi al lavoro. E fu proprio allora che vidi Angelo nella mia macchina con un bicchiere in mano. La sera prima, per allontanarmi in fretta da lui, avevo lasciato la macchina aperta; e naturalmente Angelo non si era fatto scappare la possibilità di perseguitarmi facendosi trovare proprio lì dentro.
Alzai gli occhi al cielo, sbuffando, e mi strinsi il cappotto intorno al corpo; l’aria gelida di febbraio era colpevole solo in parte per il senso di freddo che sentii all’improvviso, buona parte era colpa di due occhi azzurri come l’oceano che mi fissavano come un predatore fisserebbe la sua preda.
Entrai in macchina e buttai la borsa addosso ad Angelo; che tra l’altro, non fece una piega. Inizialmente volevo fare finta che non ci fosse, ma era difficile ignorare la sua presenza.
<<Devo andare al lavoro. Se non ti dispiace>> dissi e gli indicai la portiera con la mano. Speravo afferrasse il messaggio, neanche tanto velato, ma purtroppo non lo comprese, o fece finta di non comprenderlo. A ogni modo, rimase seduto senza guardarmi. Solo in un secondo momento mi allungò il bicchiere che aveva con sé.
<<Caffè lungo per te. Vedi? Ricordo ancora come lo prendi.>>
Ero sbalordita per la sua faccia tosta. E anche un po’ irritata. <<Non ci senti, per caso? Vado di fretta e tu devi immediatamente scendere dalla mia macchina.>>
<<Ci ho fatto mettere anche la panna. Sapevo che avevi bisogno di addolcirti un po’>> continuò, ignorandomi di nuovo.
<<Non lo voglio il tuo caffè e se non hai proprio niente da fare, vorrà dire che ti starai in macchina tutto il giorno>> urlai, poi misi in moto e partii. Non mi sarei fatta fermare da lui, né tantomeno gli avrei dato la soddisfazione di farmi arrabbiare ulteriormente.
<<Non è carino da parte tua rifiutare il caffè che ti ho gentilmente portato. E inoltre devi sapere che non mi rassegnerò finché non mi dirai che possiamo pranzare insieme, abbiamo tante cose da dirci…>>
<<Per questo abbiamo parlato ieri>> lo interruppi, inchiodando di proposito a un incrocio per farlo pentire della scelta che aveva preso; ovvero stare in macchina con me.
<<Tre anni non si recuperano in dieci minuti.>>
<<Per una volta sono d’accordo con te.>>
<<Comunque, più tu rifiuterai di passare qualche ora con me, più io ti darò il tormento. A te la scelta>> concluse.
Svoltai bruscamente a destra e frenai di colpo, fermandomi a ridosso della strada; poi mi voltai per affrontarlo.
<<Primo: io non passerò del tempo con te. Non posso e non ne ho neppure voglia. Secondo: ho un fidanzato che adoro, e non farò mai niente che possa rovinare il mio rapporto con lui, vedi il primo punto. Terzo: tutto questo è fuori luogo e se è il caso, te lo ripeterò all’infinito. Questa cosa che torni dopo tre anni e vuoi per forza stare con me è una barzelletta. Cos’è? Ti sei svegliato da un lungo sonno e improvvisamente ti sei ricordato che esisto?>>
<<Piccola, la tua guida fa ancora schifo come ricordavo. Le mie lezioni sono servite a poco. D’altronde, non le abbiamo mai davvero portate a termine>> disse con lo sguardo perso nel vuoto.
Sapevo cosa stava ricordando e d’istinto, ci pensai anche io.La macchina si spense di nuovo, ma quella volta non riuscii a capire perché. Avevo alzato piano la frizione, accelerato un po’ e… si era comunque spenta.
<<Non capisco, ho fatto tutto quello che mi hai detto di fare.>>
<<Sì. Peccato che da ferma volevi partire con la seconda>> disse Angelo con sarcasmo.
Abbassai lo sguardo e… sì, avevo dimenticato di mettere la prima come una stupida principiante. Ma dopotutto, ero davvero una principiante.
Piccoli dettagli di poca importanza.
Quando lo guardai, gli feci un sorriso imbarazzato, stringendomi nelle spalle come farebbe una bimba dopo aver combinato qualcosa.
<<Non mi hai detto di cambiare marcia>> risposi, mantenendo il sorriso.
Alzò gli occhi al cielo. <<Pensavo fosse scontato. Ti fermi e per ripartire metti la prima. Lo sanno tutti.>>
<<Lo so anche io, non sono scema. Mi sono solo dimenticata di farlo>> dissi risentita. <<E per favore, non dare niente per scontato con me.>>
<<Okay, sarà molto difficile insegnarti a guidare>> borbottò tra sé.
Non potei dargli torto: ero una frana e sapevo che passare l’esame di guida sarebbe stato più difficile rispetto ai quiz; che avevo passato tranquillamente non facendo neanche un errore.
<<Non ce la farò mai>> mi lamentai.
<<Piccola, scherzavo. Vieni qui>> disse, facendomi segno di sedermi sulle sue gambe.
Non me lo feci ripetere due volte. Volevo imparare davvero a guidare, ma con Angelo accanto non riuscivo a concentrarmi. Pensavo continuamente a quanto desideravo baciarlo, abbracciarlo. Mi sembrava uno spreco perdere tempo con le guide, quando potevamo passarlo stando insieme e facendo altro. E per altro non intendo per forza farci l’amore. La cosa bella con Angelo era che potevamo passare anche tutto il pomeriggio stando semplicemente abbracciati e io comunque tornavo a casa al settimo cielo.
Lo strinsi a me appena mi sistemai sulle sue gambe e lo tenni stretto finché ne ebbi bisogno. Ma poi, questa era una cosa stupida perché, fosse stato per me, l’avrei tenuto stretto in eterno.
<<Scherzavo, Ania. Lo sai?>>
Annuii. Non ero preoccupata, comunque. Prima o poi l’avrei presa la patente, poco importava quanto tempo doveva passare prima di averla.
<<Non volevo scoraggiarti>> continuò Angelo, dispiaciuto.
<<Tranquillo. Sai quanto mi importa della patente>> risposi con le labbra sulle sue, baciandolo tra una parola e l’altra. Eravamo in una strada isolata – ovviamente sapeva che non era il caso di farmi guidare in mezzo alla confusione – e quando si rese conto che continuando a baciarci in quel modo sarebbe finita con noi due con pochi vestiti addosso, si mise velocemente dal lato guida e spostò la macchina in un punto più appartato.
Quel giorno finì che non guidai più. In compenso però, fu una giornata memorabile.
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Le vie del cuore
Chick-LitCome si fa a capire cosa vuole il cuore? È questa la domanda che si pone Anastasia ogni giorno da quando, a pochi mesi dal matrimonio con Massimo, ritorna nella sua vita Angelo, ex fidanzato e primo vero amore della sua vita. Nonostante siano passat...