CAPITOLO UNDICI

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<<Ania... non andartene, per favore.>>
Accelerai il passo quando sentii mia sorella proprio dietro di me. Non le risposi, non ero in vena di parlare con lei in quel momento. Avrei di sicuro detto delle cose di cui mi sarei pentita e non volevo litigare anche con Ana. Mi bastavano già tutti i problemi di coppia che avevo con Massimo. Quando arrivai sulla veranda, mi voltai giusto un attimo per vedere se oltre ad Ana mi stava seguendo anche il mio fidanzato.
Nulla. Non si vedeva neppure all'orizzonte.
Ancora più incazzata di prima, entrai in casa e salii subito per andare a prendere le mie cose nella stanza da letto. La maggior parte dei vestiti era ancora nella valigia, per cui in pochi minuti avevo già messo le poche cose che avevamo in giro per la stanza nella valigia. Feci tutto meccanicamente e con rabbia, sotto lo sguardo vigile di Ana; che rimase ferma sulla soglia per tutto il tempo, guardandomi preoccupata.
<<Ti puoi fermare un attimo, per favore?>> chiese docilmente; ed era raro che Ana risultasse docile.
<<No>> risposi e poggiai la valigia per terra. <<Non ho intenzione di rimanere qui e litigare in continuazione con Massimo, né voglio che quei due si ammazzino per colpa mia. Perciò ringrazia ancora Miguel da parte mia e digli che mi dispiace davvero tanto per quello che è successo. Noi due ci vediamo lunedì.>> Trascinai la valigia con me, ma dovetti fermarmi quando arrivai davanti a mia sorella, che non si spostò di un passo, bloccandomi la strada. <<Fammi passare.>> Cominciai a sentirmi frustrata e anche se solitamente non perdevo la pazienza facilmente, sentii che quella volta avrei fatto un'eccezione.
<<Possiamo parlare prima che tu decida di andare via?>>
<<Parleremo lunedì, stanne sicura. Ora spostati.>>
<<No>> gridò Ana, facendo un passo avanti e costringendo me a farne uno indietro. <<Tu non te ne andrai, ci siamo capite? Ho organizzato tutto questo per te. Sì, ho chiesto io a Miguel se potevamo venire qui per qualche giorno perché volevo stare con te>> chiarì quando vide la mia faccia confusa. <<È stata una mia idea e anche se odio questo posto, sapevo che a te sarebbe piaciuto. Sai benissimo che preferisco passare in modo diverso i miei fine settimana e sai che amo stare in mezzo alla gente, non sarei mai venuta qui per due interi giorni se non fosse stato per stare con te e ora tu mi dici che te ne vai? Va bene, forse ho sbagliato a non avvisarti del fatto che avevo invitato anche Angelo, ma che diamine Ania, da quando stai con Massimo ti stai facendo plagiare in tutto. È riuscito perfino a farci allontanare e non te ne sei neppure resa conto.>>
Mi venne voglia di piangere di nuovo per quello che disse Ana; ancora di più quando non riuscì a trattenere le lacrime, ma tenni duro perché ci tenevo a chiarire che non era assolutamente come pensava lei. <<Ana, io... io non so davvero perché pensi che mi sia allontanata da te, ma non è così. Massimo non mi ha mai detto di non uscire con te. Non si permetterebbe mai.>>
<<Certo che no>> rispose sprezzante, asciugandosi le guance con rabbia. <<Non è mica stupido. Sa benissimo che se ti dicesse di non frequentarmi ti incazzeresti a morte con lui, ma ovviamente ha altri metodi per tenerti lontana da me. Ti fa il lavaggio del cervello e nemmeno lo capisci.>>
Non sapevo se essere più dispiaciuta o arrabbiata. <<Nessuno potrebbe mai allontanarmi da te. Ascolta... Massimo non ti sta tanto simpatico e questo si è capito, ma non è un buon motivo per insultarlo così. Non capisco perché tu non possa fare finta di niente. Non ti posso costringere a fartelo piacere, ma almeno smettila di boicottare la nostra storia.>>
<<Lo faccio solo perché so che ami ancora Angelo. Perché so che non hai mai smesso di amarlo e mai smetterai.>>
Scossi la testa, pronta a ribattere, ma in quel momento vidi Massimo sulla soglia; gli occhi carichi di dolore. Mi sentii mancare il fiato. <<Massimo...>>
Entrò nella stanza e si guardò intorno. <<Dov'è il mio cellulare?>> chiese con voce piatta, senza mai guardarmi.
<<Ho preso tutto io. Possiamo andare.>>
<<Non te ne vai>> s'intromise Ana.
Massimo allungò la mano. <<Dammi il cellulare e le chiavi, Anastasia.>>
Lo guardai confusa. <<Perché?>>
<<Perché io me ne vado. Da solo.>>
<<No>> lo interruppi prima che potesse continuare. <<Io vengo a casa con te. Dobbiamo parlare. Possiamo ancora passare il fine settimana insieme. A casa tua, magari.>> Vidi con la coda dell'occhio che Ana stava per parlare, così le feci un'occhiataccia per intimarle di non aprire bocca. <<Ci puoi lasciare soli?>>
Lei sbuffò, ma almeno fece quello che le chiesi.
Riportai gli occhi su Massimo e cercai di catturare la sua attenzione, visto che guardava dappertutto tranne che me. <<Voglio venire con te.>>
<<Anastasia, ho bisogno di stare un po' da solo. Per favore, non mi contraddire...>>
<<Va bene. Allora vengo via con te e vado a casa mia. Giuro che...>>
<<Ti conosco, Anastasia. So che non ci metterai molto a venire a casa mia se ti porto da te. E io ho davvero bisogno di un po' di tempo per stare da solo. Ho bisogno di pensare...>>
<<No>> urlai; il panico che cominciava ad assalirmi. <<No, no... io non ti lascerò andare via da solo. Parla con me piuttosto. Se hai qualche dubbio, qualunque cosa, parlane con me. Se te ne vai da solo, penserai troppe cose sbagliate e non avrai le risposte giuste e...>> presi un respiro profondo, ero letteralmente a corto di fiato.
<<Ho solo detto che ho bisogno di stare da solo, Anastasia. Non ti sto lasciando...>>
Lasciò la frase in sospeso e la cosa m'inquietò. Sembrava che volesse dire: Non ti sto lasciando... per ora.
<<Ho paura, Massimo.>>
Sorrise sprezzante. <<Di cosa? Di stare qui con il tuo ex presente e senza di me?>>
Aggrottai la fronte. <<No>> sussurrai. <<Ho paura che questa sarà l'ultima volta che ti vedo, se ti permetterò di andare via da solo.>>
Si avvicinò a me; lo sguardo duro. <<Io invece credo che tu abbia più paura di quello che potresti fare con Angelo. Sbaglio?>>
<<Cos'è? Una specie di prova per vedere se ti sono fedele o no?>> cominciai a sentirmi arrabbiata anche io.
<<Forse sì. Il motivo principale non è questo, comunque. Ho davvero bisogno di pensare e di starti lontano; se ti portassi a casa, non ci riuscirei mai. Riuscirei solo a pensare che sarebbe meglio venire da te e lo farei davvero.>>
<<E perché questo sarebbe un problema?>> piagnucolai come una bambina.
<<Perché non possiamo risolvere tutto con il sesso e perché in questo modo mi troverei al punto di partenza. Rimanderei una cosa che comunque prima o poi dovrei fare.>>
Non ci stavo più a sentire quei discorsi. Come diavolo faceva a pensare che quello fosse un buon motivo per lasciarmi in una casa con il mio ex per due giorni? Quale uomo sano di mente farebbe una cosa del genere?
<<Quindi per pensare alla nostra storia sei disposto a lasciarmi qui, sapendo che passerò due giorni sotto lo stesso tetto di Angelo? E tutto questo perché se mi porti con te, poi sai che verrai a casa mia invece di stare solo?>>
<<Se mi ami davvero... non succederà niente con Angelo. In caso contrario sarò costretto a dare ragione a tua sorella quando dice che lo vuoi ancora.>>
Le sue parole mi spiazzarono a tal punto che dovetti sedermi sul letto per evitare di cadere; sentivo le forze venire meno e per un attimo pensai che sarei svenuta da lì a poco. Non trovai niente da ribattere. Quello che gli dissi era vero: avevo paura che se lo avessi lasciato andare e lui avesse avuto la possibilità di pensare alla nostra storia senza avermi intorno, avrebbe preso la decisione di lasciarmi; e non volevo che accadesse. Di contro però, c'era la sottile verità della sua affermazione: forse avevo anche paura che potesse succedere qualcosa con Angelo se fossi rimasta lì senza Massimo.
<<Appunto>> disse lui di fronte al mio silenzio. Poi frugò nella mia borsa per prendere il suo cellulare e le chiavi e uscì dalla stanza.
Avrei dovuto seguirlo, quantomeno per provare ancora una volta a fargli cambiare idea... ma non lo feci. Non ero capace di trovare le parole giuste per fargli capire che non aveva alcun bisogno di pensare a noi, perché noi eravamo la risposta, la soluzione.
Quando recuperai le forze, mi alzai solo per andare a chiudere la porta e lasciare tutto il resto, tutti gli altri, fuori da quella stanza. Avevo bisogno di stare anche io da sola, ma per un motivo ben diverso da quello di Massimo: non volevo farmi vedere in quelle condizioni e non ero neppure dell'umore adatto per stare con loro.
Non so quanto tempo passai sdraiata sul letto a fissare il soffitto, mentre le lacrime scorrevano ininterrottamente sul mio viso, ma pensai che fossero passate delle ore perché la stanza era completamente al buio quando finalmente mi ridestai. Valutai se alzarmi dal letto o restare lì... vinse la seconda. Nessuno venne a disturbarmi ed ebbi molto tempo – troppo forse – per pensare alla mia situazione. Non riuscivo a fare chiarezza tra i miei sentimenti e anche se per un attimo mi sfiorò l'idea di andare di nuovo dalla psicologa che mi seguì quando ebbi problemi con il cibo, me la feci passare immediatamente. Già troppe persone pretendevano di sapere quale fosse la cosa giusta da fare, quale fosse la cosa giusta che io dovevo fare; l'ultima cosa di cui avevo bisogno era una strizzacervelli che si aggiungeva alle tante voci non richieste. Quella era la mia vita, non si trattava di uno stupido film incentrato su un triangolo amoroso in cui i telespettatori si schierano e formano veri e propri team tra i due uomini di turno. Non sarebbe finita con "e vissero per sempre felici e contenti" perché io avrei fatto soffrire inevitabilmente uno dei due. Qualunque scelta prendessi, nel nostro triangolo, solo due di noi avrebbero raggiunto la felicità.
Mi scoppiava la testa per colpa di tutti quei pensieri e mi strofinai gli occhi con le mani, sperando probabilmente che quello bastasse per allievare il dolore, ma non funzionò... ovviamente. Cercai a tentoni la borsa sul letto e una volta che la trovai, presi il mio cellulare. Purtroppo non c'era nessuna chiamata e nessun messaggio da parte di Massimo. A quell'ora doveva già essere arrivato a casa; erano le sette ormai. Mi chiesi se fosse tutto a posto, se stesse bene. Volevo assolutamente sentirlo e anche se non avrei dovuto farlo, dal momento che aveva espresso il desiderio di avere un po' di tempo per sé, cercai il suo numero tra le ultime chiamate e lo chiamai.
Uno squillo; due; tre... cinque. Alla fine scattò la segreteria e dovetti soffocare un singhiozzo perché quel comportamento non era davvero da lui: impegnato o meno, Massimo aveva sempre risposto alle mie telefonate.
Non dissi niente per qualche secondo e immaginai la faccia confusa di Massimo quando avesse ascoltato quel messaggio e si sarebbe trovato ad ascoltare un silenzio assoluto.
<<Ehi>> mi decisi a dire. <<Volevo solo sapere se sei arrivato a casa. Non ti voglio disturbare e giuro che se vuoi non mi farò sentire finché non deciderai che sarai pronto a parlarmi, ma per favore fammi sapere se è tutto okay.>> Non seppi più cosa dire, così chiusi la telefonata. Aspettai qualche minuto con il telefono in mano, ma non ebbi nessuna risposta da parte di Massimo.
Ricominciai a piangere dal nervosismo; mi faceva impazzire non sapere se fosse a casa o fosse successo qualcosa, ma se non voleva rispondere alle mie chiamate, non avevo nessun modo per avere sue notizie.
Un timido bussare mi costrinse a mettere fine al mio pianto compulsivo. Non risposi perché sapevo di non avere ancora la voce ferma; e la persona dall'altro lato della porta non si azzardò ad aprire senza il mio permesso. Bussò una seconda volta ed ebbi la certezza che non era mia sorella: lei sarebbe entrata senza il mio permesso, conoscendola.
Mi schiarii la voce. <<Avanti.>>
Dopo qualche istante di esitazione, la porta si aprì, permettendomi di vedere Angelo. Entrò e chiuse la porta dietro di sé, poi posò un piatto sul comodino; il tutto tenendo gli occhi bassi. Non ebbe neanche il coraggio di guardarmi e questo – per qualche motivo – mi fece imbestialire.
Non so cosa scattò in me, so solo che ebbi l'impulso di alzarmi per aggredirlo; e lo feci davvero. Lo spinsi ripetutamente, provando un immenso piacere ogni volta che le mie mani si scontrarono con il suo corpo. Volevo fargli male e anche se sapevo che non gli stavo facendo neanche il solletico, mi sentii un po' meglio.
<<Sarai contento adesso, vero? Massimo è andato via e probabilmente non vorrà più stare con me. Hai raggiunto il tuo obiettivo, stupido idiota.>> Mi lasciò continuare senza difendersi, né fisicamente né verbalmente; e quello mi fece arrabbiare ancora di più. Continuai imperterrita, nonostante non riuscii a smuoverlo di un solo passo. Mi fermai solo per riprendere fiato, guardandolo con tutta la rabbia che provavo. Respirai velocemente, come se avessi corso per interi chilometri senza mai fermarmi; finché la mia mano non si mosse di sua spontanea volontà, atterrando sulla sua guancia. Questo gli costò una smorfia perché, non volendo, lo colpii nel lato in cui lo aveva già colpito Massimo.
Feci un passo indietro, d'un tratto consapevole di quello che avevo fatto, e portai una mano sulla bocca. Ero una contraddizione anche in quello: un secondo prima volevo fargli male con tutta me stessa, quello dopo mi sentivo terribilmente in colpa.
<<Me lo meritavo>> disse Angelo, sommessamente. <<Che tu ci creda o no, non sono soddisfatto per quello che è successo.>>
<<Hai provocato Massimo. Non potevi pensare sul serio che si stesse zitto.>>
<<Non lo stavo provocando. Ero incazzato per quello che ti stava dicendo Lucas e ho provato a non dire niente perché ero consapevole che doveva essere il tuo ragazzo a difenderti, ma lui era impassibile>> concluse a denti stretti. <<Volevo prendere Lucas e riempirlo di botte perché, anche se non dovrei, sono accecato dalla gelosia quando si tratta di te.>>
Chiusi gli occhi e gli diedi le spalle. In un certo senso aveva ragione; anziché difendermi, Massimo aveva fatto da telespettatore. Comunque, torto o ragione, se Angelo non avesse aperto bocca non sarebbe successo niente; questo era un dato di fatto.
<<In ogni caso, non ho bisogno dell'aiuto di nessuno. So difendermi da sola.>>
<<Lo so, Ania.>>
<<Smettila di dire che lo sai>> urlai. Quando mi voltai, lui alzò le mani senza rispondere niente. <<Hai la capacità di farmi incazzare come pochi>> dissi quasi tra me e me.
<<Non sono venuto per questo. Ti ho portato da mangiare. Sei chiusa qui dentro da ore e a pranzo hai a malapena mangiato quello che avevi nel piatto.>>
<<Non ho fame>> risposi esausta. Volevo solo che arrivasse in fretta lunedì per andarmene da quel posto.
<<Non me ne andrò finché non avrai mangiato. Quindi ti conviene muoverti. Più tempo passiamo insieme da soli, più gli altri penseranno che stiamo facendo qualcosa. O almeno, di sicuro è quello che penserà Lucas.>>
Solo a sentirlo nominare, mi vennero i nervi. Con le sue azioni confermò i miei dubbi: era un sadico senza scrupoli; si divertiva facendo arrabbiare gli altri.
<<Ho detto che non ho fame e tu uscirai da questa stanza, tipo... adesso. Oppure...>>
<<Oppure cosa?>> chiese divertito. <<Mi prenderai di peso e mi farai uscire tu?>> concluse ridendo.
<<Non c'è niente da ridere. È chiaro che non posso farti uscire con la forza perché... be', non è nelle mie capacità, diciamo. E non so che minaccia stavo per farti, ma ti voglio fuori da questa stanza. Ci manca solo che Lucas metta in giro voci non vere su noi due.>>
Batté le mani. <<Bene, siamo entrambi d'accordo su questo. Quindi ti consiglio di mangiare in fretta>> disse, dopodiché si sedette sul bordo del letto.
Non ebbi scelta, perciò presi il piatto e mi misi seduta al centro del letto – cercando di stare lontana da lui – e cominciai a mangiare il purè, ignorando completamente la fetta di carne.
<<Finito. Ora te ne puoi andare>> annunciai quando mi sentii piena. Allungai il piatto verso di lui, sperando che lo prendesse senza fare storie e uscisse dalla stanza, ma purtroppo non fui così fortunata.
<<Sul serio? Sei praticamente digiuna e hai mangiato solo il purè?>>
<<Vai via, Angelo>> gli intimai in tono duro.
Sentii il telefono suonare e pensando fosse finalmente Massimo, posai il piatto sul comodino e lo cercai immediatamente in mezzo alle coperte. Sentii il cuore battere velocemente quando vidi che c'era un messaggio non letto. Purtroppo però, il messaggio non era di Massimo.

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⏰ Ultimo aggiornamento: May 18, 2017 ⏰

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