Mi guardo allo specchio prima di uscire dalla mia camera, apro la porta ed esco, trovando Cole in corridoio.
"Da quanto aspetti?" chiedo io imbarazzata perché so già che l'ho fatto attendere un po'. Sono tornata da scuola dopo pranzo perché le mie lezioni erano state cancellate e dato che non sapevo cosa fare per distrarmi ho iniziato a guardare una serie tv, perdendo la cognizione del tempo. Inutile dire che, quando Cole ha bussato alla mia porta un quarto d'ora fa, mi ero assolutamente dimenticata di dover essere pronta per le 5.
"Tranquilla bimba, ormai sono abituato ai tuoi ritardi" dice sorridendomi e schioccandomi un bacio sulla guancia.
Saliamo in macchina e Cole mi racconta della sua verifica di diritto che pensa sia andata bene. So che sta cercando di distogliermi dai miei pensieri, infatti lo ascolto ma non sono molto concentrata e non mi accorgo nemmeno che siamo arrivati.
"Emma, siamo arrivati. Sei pronta?" mi chiede preoccupato.
"Certo. A dopo" dico sorridendogli e cercando di tranquillizzarlo, mentre apro la portiera della macchina.
"Ehi, dove credi di andare?" mi tira per il braccio e mi volto, trovandomi faccia a faccia con lui. Un sorriso canzonatore si stampa sul suo viso poco prima che le sue labbra si posino sulle mie.
"Andrà tutto bene, starai meglio." dice guardandomi negli occhi. Annuisco, facendo un respiro profondo. Sono veramente nervosa, ma Cole parla con una tale sicurezza che riesce a calmarmi un po'.
"Chiamami dopo" mi urla dal finestrino mentre sono già scesa e sto entrando nel grande edificio bianco davanti a me.
Mi siedo sulle poltroncine rosse all'entrata, davanti al tavolino delle riviste. Ne prendo una e inizio a sfogliarla, parla di medicina e salute. Mentre sto cercando di capirci qualcosa in un articolo sulla psicologia evolutiva, sento chiamare il mio nome dalla segretaria. E' seduta dietro un grande bancone in legno, impegnata a rispondere al telefono, organizzare e disdire appuntamenti. Gli occhiali con la montatura completamente argento le ricadono sul naso quando alza lo sguardo verso di me, mi rivolge un sorriso cordiale e si alza per aprire la porta dello studio.
Lo studio non è molto grande. Le pareti sono dipinte con un tenue giallo pastello, penso che dovrebbe infondere calore e mettere i pazienti a proprio agio. In fondo , vicino ad una grande vetrata che da sulla strada ed è coperta con delle tende bianche molto eleganti, c'è una scrivania, colma di fascicoli e documenti. Al centro della stanza c'è un divanetto color avorio, davanti ad una poltrona della stessa tonalità. La stanza è decorata da fiori e piante di ogni tipo e, nonostante sia inverno, qui dentro il clima sembra quello primaverile. La donna alla scrivania si alza e mi viene incontro porgendomi la mano, mi saluta calorosamente e si presenta dicendo di chiamarsi Janet. Dopo essermi tolta la giacca ed averla appesa sull'attaccapanni all'ingresso, Janet mi invita a sedermi e mi accomodo sullo spazioso divano mentre lei prende posto sulla poltrona, fornita di blocchetto e matita. La donna che ho di fronte è piuttosto giovane, avrà all'incirca 35 anni. I capelli castani sono raccolti in una treccia ed indossa dei pantaloni neri con una camicetta. E' una psicologa molto rinomata, per questo Elisabeth mi ha consigliato di venire qui.
"Allora, Emma giusto?" dice sorridendomi.
"Si" rispondo.
"Emma, come ti senti oggi?"
"Mmh, direi piuttosto bene" rispondo dopo averci riflettuto.
"Perché sei qui?" continua lei. So che ovviamente sa già perché sono lì, Elisabeth glielo avrà sicuramente accennato al telefono, ma presumo faccia parte della terapia.
"Ho degli incubi piuttosto frequenti" rispondo con sincerità.
"Ti va di raccontarmi cosa succede in uno questi incubi?" mi chiede dolcemente.
Abbasso lo sguardo fissando le mie Dr. Martens nere. Odio dover rivivere quei momenti.
"Prenditi pure tutto il tempo che ti serve" aggiunge pazientemente.Dopo non so quanti interminabili minuti di silenzio, decido di parlare.
"C'è sempre moltissima acqua. Laghi, mari, oceani. Sono completamente circondata da distese infinite di acqua, nient'altro. All'inizio sto nuotando, a volte c'è qualcuno con me. Ma poi rimango sola. E' come trovarsi da sola in mezzo ad un oceano. Inizio ad andare sempre più giù, ad annegare..."
Faccio una pausa e vedo che Janet annota qualcosa sul suo taccuino di pelle marrone. Sarei curiosa di sapere cosa scrive di me. Torno a concentrami sul mio racconto.
"E poi mi manca sempre di più l'aria, non respiro, sono immersa nell'acqua e mi manca l'ossigeno, mi brucia la gola.." devo fermarmi perché a ripensarci mi sento soffocare.
"Scusi posso aprire la finestra un attimo?"
"Ma certo" mi dice lei accompagnandomi.
Rimaniamo per un po' affacciate al balcone, a respirare l'aria fredda invernale di Seattle, intrisa di fumo di sigaretta e di smog. Mi piace questo silenzio, non è imbarazzante. Mi lascia il mio spazio e lascia che sia io a decidere se continuare. Credo siano passati 5 minuti ma non dico nulla, così è lei a parlare.
"Emma, c'è un evento al quale puoi ricondurre questi incubi?" mi chiede Janet guardandomi negli occhi.
Guardo avanti mentre ripenso a quella mattina. Mi si forma un nodo in gola, mi sembra di rivivere quel momento, di affogare di nuovo con il corpo congelato, incapace di muovermi. Cerco di parlare ma le parole non escono, rimangono bloccate in fondo alla gola.
"Stai tranquilla, è normale che sia difficile parlarne. Vieni, torniamo dentro" mi appoggia una mano sulla spalla guidandomi fino al divanetto. Si siede accanto a me, aspettando che mi tranquillizzi.
"Emma, penso che tu abbia un disturbo da stress post traumatico. Non spaventarti, può sembrare un parolone ma in realtà è una situazione assolutamente normale se hai vissuto un'esperienza che ti ha turbata o spaventata. Puoi superarlo, credimi. Il mio consiglio è di venire qui una volta a settimana, parlarne può aiutare davvero molto."
Oggi non mi sono sentita affatto bene, vorrei dirle. Ho riportato a galla ciò che prima vedevo solo nei miei incubi, di notte.
"Capisco che oggi tu possa essere stata male rivivendo quell'evento, ma ti assicuro che un po' alla volta andrà sempre meglio. Tu pensaci e poi basta che mi chiami per fissare un appuntamento, quando vuoi."
La sua voce è così calma e tranquilla, infonde fiducia.
Le prometto che ci penserò mentre mi rivesto. So che è per il mio bene e che devo ritornare, ma non sono del tutto sicura. La saluto ed esco ad aspettare Cole.
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My heart chose you
RomanceQuesta storia parla d'amore. Un amore struggente, complicato, uno di quelli che non si dimenticano, uno di quelli che ognuno meriterebbe di avere ma solo pochi hanno la fortuna di provare. Emma è una ragazza semplice, come me e come te che stai legg...