Capitolo 27 - Hickey -

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Appena varco la soglia si gira verso di me, sembra voglia rimproverarmi con gli occhi.
Una ciocca le ricade sul viso, i capelli sono raccolti in uno chignon molto curato.
"Mi dispiace." É l'unica cosa che riesco a dire, sembra che sia veramente delusa da me.
"Non devi scusarti con me, ma con te stessa. Vieni qui per te, non di certo per fare un favore a me."
Janet mi fa un cenno per invitarmi a sedermi sul divano color avorio, io l'assecondo immediatamente.
La settimana scorsa ho saltato la seduta, tutto ciò che é successo con Emily mi ha fortemente turbata e non sono riuscita a trovare le forze per venire. Ho cercato di stare il più possibile vicino alla mia amica, non riesco a perdonarmi per non essermene accorta prima. Affrontava l'inferno e io non me ne sono accorta, in questo momento vorrei poter riavvolgere il nastro e cambiare le cose. Purtroppo però il passato non lo si può modificare. Emily ogni giorno dimostra di essere la persona più forte che conosca, é andata al funerale di suo padre insieme a suo fratello mentre la madre é momentaneamente in carcere. Nonostante sia stata legittima difesa probabilmente la signora Mitchell finirà in carcere, Emily non lo da a vedere ma glielo leggo negli che é distrutta da questa notizia.

"Emma tutto bene?" Janet interrompe il miei pensieri, ultimamente mi perdo fin troppo spesso nel caos che è la mia mente.
"Si scusami."
"Sei pronta a parlarmi dell'evento che ha scatenato i tuoi incubi?"
Sogno cose raccapriccianti ogni notte, a volte annego, altre invece sogno Emily che viene picchiata da suo padre, a volte sogno la chioma dai capelli rossi. Ultimamente cerco di dormire il meno possibile, ogni qualvolta chiudo gli occhi i ricordi riaffiorano. Le uniche notti che riesco a passare interamente addormentata sono quelle in cui Cole sgattaiola in camera mia, mi accollo al suo petto e mi sento al sicuro.

Prendo coraggio e rispondo a Janet che ancora non riesco a rivivere ciò che é successo. Lei sembra fortemente delusa, forse sperava che oggi riuscissi ad aprirmi con lei. É comunque comprensiva perché si rende conto che per me é arduo.
"Ti capisco, magari riaffronteremo l'argomento la settimana prossima. Ora dimmi Emma, come stai? Scusa se non te l'ho chiesto prima."
Sinceramente non so come sto, oggi relativamente bene. Nessuno é quasi annegato, nessuno é stato picchiato, nessuno é morto oggi. Oggi per me é una bella giornata in confronto alle altre. Vorrei dirlo a Janet ma finisco per spiccicare un semplice "Tutto a posto."

"La vedi quella?" mi domanda Janet indicando un foglio incorniciato appeso dietro la sua scrivania. Annuisco.
"Sai cos'é?"
Mi alzo per vedere cosa ci sia scritto sul foglio, appena mi avvicino scorgo le scritte a caratteri cubitali LAUREA IN PSICOLOGIA.

"É la tua laurea." rispondo confusa dalla sua domanda.
"Esattamente, me la sono sudata e guadagnata. Ho un laurea in psicologia e secondo te non ho capito quanti problemi ti stai tenendo dentro? Emma se vuoi che tutto ciò funzioni devi dirmi la verità."
Non pensavo fosse così ovvio che stessi così male, credevo di essere riuscita a nascondere un po' di sofferenza.
"Sto male." dico in un sussurro, quasi a non volerlo sentire nemmeno io. É la prima volta che rispondo sinceramente alla domanda come stai, solitamente riesco a cavarmela con un bene. Cole me lo legge negli occhi che non sto bene, ha smesso di chiedermi come sto perché a lui per capirlo basta guardarmi. Elisabeth e Richard invece me lo chiedono più volte al giorno, ma non si accorgono mai che mento.

"Se mi raccontassi cosa ti succede potrei aiutarti." Sul suo volto un sorriso amichevole mentre pronuncia queste parole.
Non sono mai stata un'amante della terapia, non sono in grado di rivelare a una persona che conosco appena ciò che ho di più personale. Vorrei riuscire ad aprirmi con lei, ma c'è qualcosa che mi trattiene. Il suo viso assume un'espressione fiduciosa, spera veramente che io finalmente le sveli qualcosa.
"Non so se sono pronta a parlarne con lei." Rivelo d'un tratto.
"Emma io voglio solamente aiutarti."
Nel mio cervello mi creo di una lista mentale di pro e contro, alla fine decido di aprirmi con lei perché continuare a farmi mille paranoie non mi porterà a nulla.
"Direi di iniziare dal principio. Come lei penso sappia io vengo dall'Italia, sono qui per un viaggio studio. Sono originaria di Torino, non so se la conosce. Sto divagando scusi. Come stavo dicendo vengo dall'Italia, avevo una migliore amica. Si chiamava Martina, lei è scomparsa." Mi fermo un attimo perché se ripenso a quello che è successo mi manca il fiato.
"Da un giorno all'altro lei è sparita, non l'hanno mai più ritrovata. Io continuo a pensare che sia partita, aveva bisogno di libertà e a Torino non ce l'aveva. Sono venuta qui, il mio viaggio lo considero quasi come una fuga dal passato. Speravo veramente di riuscire a tornare a vivere. Ma si sa, la vita non va mai come si vorrebbe. Ho conosciuto Connor, un ragazzo all'apparenza angelico e dolce. Si è in seguito rivelato uno psicopatico che ha ucciso una ragazza, ha sparato a Cole e ad Abby. Sono riuscita a superare tutto ciò grazie ai miei amici e a Cole. Ho incontrato tante persone meravigliose : Emily, Taylor, Logan e Jack. Poi ovviamente c'è Cole, è il mio ragazzo, ma non credo che le interessi. A capodanno mi ha organizzato una sorpresa stupenda, ha affittato una casa sul lago e abbiamo passato li la notte insieme ai nostri amici. Quella notte Jack ha tentato di suicidarsi perché era totalmente fatto, è quasi annegato nel lago trascinando con me anche lui. Ecco spiegati i miei incubi legati all'acqua. Poi pensavo che ormai fosse successo abbastanza, e invece no. Sembra che Dio ce l'abbia con me. Emily é arrivata a casa mia la scorsa settimana, con il viso deturpato e pieno di lividi. Ho scoperto che il padre era un uomo violento, che era solito picchiare lei, sua madre e il suo fratellino. Quella sera la signora Mitchell, che è la madre di Emily, ha sparato a suo marito e ora probabilmente finirà in carcere. Ecco ora sa tutto ciò che mi tengo dentro." Finalmente riprendo fiato, allungo la mano per bere un sorso d'acqua dal bicchiere appoggiato sul tavolino di fronte a me.
Janet sembra che stia cercando di metabolizzare tutto ciò che le ho appena rivelato, immagino che stia cercando le parole giuste da dirmi. Io personalmente non credo che esistano, anzi forse si. Forse sono maledetta, tutte le persone che conosco finiscono sempre per fare qualcosa di malvagio o per farsi del male.

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