I lived

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Charles Bukowski diceva che siamo tutti molto freddi. Se solo parlassimo, dicessimo quello che sentiamo, le cose andrebbero meglio.

Amavo Bukowski ed il suo pensiero ,la sua visione della vita, ma questa caro Charles era una gran cazzata.

Se io in quel preciso istante avessi dovuto esternare ciò che sentivo, avessi dovuto esternare tutta la mia frustrazione, avrei fatto scappare tutte le persone da quel maledetto Starbucks a gambe levate. Ebbene si, erano venti minuti che cercavo di convincere Sandra .Mi serviva il giorno seguente libero e lei si rifiutava. Ma io ne necessitavo.

"Perché proprio domani?" mi chiese lei per quella che mi sembrò la millesima volta.

"Ho da fare. Problemi personali" le risposi telegrafica per l'ennesima volta.

Non potevo dirle che domani sarebbe stato quel giorno. Il solo giorno del mese in cui mi era permesso pensare a lui. Domani erano otto mesi passati ormai dall'accaduto, e, da quando mi ero trasferita a Londra mi ero imposta questa regola. Mi ero detta <<Sam tu lo penserai ogni 26 del mese e basta .Potrai piangere e disperarti ,ma allo scoccare della mezzanotte ti asciugherai il viso bagnato dalle lacrime salate e continuerai la tua vita in maniera dignitosa e fiera>>. O almeno ci provavo.

Fatto sta che l'erede di Satana non dava cenni di cedimento.

"Sam se non mi dai una valida ragione io non posso concedertelo" mi disse sospirando.

"Sandra cazzo non ti chiedo mai niente. Lo sai che il26 di ogni mese non vengo per problemi personali. Ne ho bisogno capisci?" Le dissi quasi ringhiando ed odiai tanto la mia voce che si inclinò verso la fine della frase. Poi mi schiarii la bastarda che mi voleva tradire e mi ricomposi. Oggi non era il 26.

Ma quando le mie speranze cominciarono a sembrare vane ecco che lei sbuffò e acconsentì. Io la ringraziai con un cenno del capo e andai in sala per continuare il mio turno di lavoro.

Dopo le quattro ore più estenuanti della mia vita fatte di cappuccini, frappuccini, mocaccini e blablablini - insomma ogni fottuta cosa che finisse in ini- presi a correre verso il Funky Buddha. Avevo esattamente 43 minuti prima che cominciasse il mio turno e francamente non vedevo l'ora. Avevo bisogno del caos di quel locale per non pensare al caos nella mia testa. Stanotte sarei dovuta restare fino a chiusura ed io amavo questa cosa. Amavo stare da sola al locale e sistemare il bancone ballando sulle note della mia musica preferita sparata ad alto volume dalle mie cuffie.

Arrivata al locale fui accolta da un abbraccio di Greg e un sorriso triste di Jules ed io sapevo perché. Loro erano gli unici che sapevano.

" No no e ancora no" esordii io guardandoli.

"Niente facce tristi e niente compassione ." dissi puntandogli il dito contro e fulminandoli con gli occhi. Cosa che portò loro ad alzare le mani in segno di difesa.

"Ed un ultima cosa .Ho passato una vita per convincere Satana jr per lasciarmi il giorno libero domani ed è stato estenuante. Non mi va di ripetere la stessa cosa con Pitt per cui domani mi darò malata e voi mi coprirete".

"Ma non sarebbe meglio.." provò la mia amica biondina dopo un sospiro di Greg.

"No non sarebbe meglio" la interruppi io mentre mi legavo il grembiulino in vita.

"Non sai neanche cosa volessi dire" borbottò.

Io inarcai un sopracciglio e la sfidai con lo sguardo.

"Sei seria? Questo è un discorso che facciamo tutti i mesi ormai. No non voglio parlarne. No non voglio sfogarmi e si domani voglio stare sola.

Ora per l'ennesima volta vi dico che tutto questo" sibilai agitando le mani tra loro due " non mi fa bene perciò io ora vado a lavorare, voi fate quello che volete". Detto ciò uscii dallo stanzino adibito a spogliatoio e mi diressi verso il bancone salutando Frank, il deejay, da lontano.

Find My Way - Harry StylesDove le storie prendono vita. Scoprilo ora