Capitolo 1

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"7 Maggio 2016

Mi trovo nuovamente qui a scrivere sul diario di cui sto esaurendo le pagine. Forse dovrei comprarne uno nuovo.
Ho trovato un posto in cui sedermi e poter scrivere in santa pace, la stazione della metro sotto casa. Può sembrare strano, è un posto molto caotico con un continuo viavai, ma la gente non mi disturba, almeno non più di tanto. Tra pochi minuti dovrei salire sulla metro e scendere dopo due fermate per andare a lavoro, ma oggi non trovo una ragione per farlo. Lui non si è svegliato e per quanto siamo strane e ambigue le mie idee, vorrei solamente che aprisse gli occhi e mi dicesse che sono l'unica che ha sempre desiderato.
Ovviamente, queste cose possono accadere solamente nella mia mente, lui non sa chi sia e io rimarrò sempre quella con il camice blu ad aspettare che qualche famigliare si faccia vivo.
Ormai dovrei perdere le speranze, ma ogni giorno spero che da quella porta d'ospedale entri qualcuno che mi riporti ad essere più razionale e a distinguere il lavoro da... qualcosa a cui non so ancora dare un nome.

-Alyssa "

Chiusi il diario e feci un grande respiro. Questa situazione la trovai surreale e mi stava portando a credere di essere mentalmente instabile.
Iniziai a guardarmi intorno pensando a cosa mi avrebbe riservato la giornata.
Sicuramente non avrei voluto crearmi false aspettative, erano da stupida.

Vidi arrivare la metro e così mi alzai portando la borsa sulla spalla sinistra per avviarmi verso le porte automatiche.
Presi posto ed iniziai ad osservare una buffa signora davanti a me. Occhi molto chiari, una capigliatura variopinta e delle strane stampe sulla maglietta raffiguranti unicorni.

La cosa mi fece ridere, io non sarei mai andata in giro con delle magliette simili ma mi sorprese il coraggio della signora.

Lei mi sorrise in modo caloroso notando che da troppo tempo il mio sguardo cadesse sulla sua figura. Ricambiai il sorriso e dopo poco mi alzai e scesi dalla metro.

L'ospedale nel quale lavoravo era un ospedale universitario, io mi trovavo al secondo anno e fui costretta a svolgere le mansioni minori, il che non mi dispiaceva molto, sapevo che il mio futuro non l'avrei passato lì. Le mie ambizioni erano molte e rimanere a vita tra quei corridoi, chiudeva solamente le larghe vedute che già avevo.
Sognavo di poter diventare una biologa marina, un giorno. Quello era un sogno che avevo fin da piccola, mi sarebbe piaciuto viaggiare per visitare luoghi che avrebbero lasciato un segno nel mio cuore.

Entrai nello spogliatoio e mi andai a sedere sulla panchina accanto alla finestra solamente dopo aver aperto il mio armadietto.
Mi sfilai gli stivaletti neri che da poco avevo comprato e feci scivolare lungo le gambe i jeans stretti.

Subito mi infilai i pantaloni di cotone blu che mi aveva dato in dotazione l'ospedale e ai piedi misi le ciabatte che da sempre avevo trovato orribili, ma comode.
Tolsi anche il maglioncino leggero che indossavo ed infilai una maglietta a maniche lunghe che mi tenesse caldo e in seguito il camice di una tonalità più chiara di blu rispetto ai pantaloni.

Con i miei colleghi non avevo un rapporto meraviglioso, ero una ragazza molto diffidente e parlare della mia vita privata con loro mi metteva a disagio.
Il nostro era un rapporto prettamente lavorativo, gli amici che avevo erano quelli conosciuti al di fuori dell'ospedale.

Preso lo stetoscopio e gli occhiali uscii dallo spogliatoio e andai diretta verso la stanza nella quale avrei ricevuto la cartellina con le mansioni che avrei dovuto svolgere quel giorno.

Asleep ★ #Wattys2017Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora